Il fascino discreto del futuro
Sono preoccupato. Decisamente preoccupato.
Sono preoccupato soprattutto per me stesso, lo ammetto. Per il mio futuro, per quello della mia famiglia, dei miei amici, degli umani in genere.
Quello che sta palesemente accadendo sotto i nostri occhi è una trasformazione senza precedenti nella storia dello sviluppo della società e dell’essere umano. È una trasformazione non casuale, ma programmata. Da chi, almeno per il momento, non è dato saperlo. O meglio, ci sono alcuni che, evidentemente qualcosa sanno, magari perché ne sono stati messi al corrente da altri, ed ogni tanto si lasciano sfuggire brandelli di verità. Particolarmente discusso da noi in Italialand il caso dell’ex ministro della “Transizione ecologica” Roberto Cingolani.
La mia preoccupazione ha un nome (e cognome): IA, ossia Intelligenza Artificiale (o Artificial Intelligence, per fare bella figura con gli esperti del settore). Ora non sto qui a fare tutta la storia e la cronistoria di questa meraviglia della tecnica, anche perché oltre ad essere lunghissima è anche molto complicata. Non basterebbe questo mio “piccolo” articolo a descriverne la genesi e lo sviluppo. Per chi avesse curiosità può cercare di districarsi in questo complesso campo attraverso la lettura di questo ottimo articolo divulgativo.
Fatto sta che a partire dal 2022, cioè pochi secondi fa se volessimo mettere su una stringa lineare lo sviluppo della tecnica e della tecnologia umana, si è dato pubblico avvio alle danze che riguardano quella che, a mio parere, sarà la più grande e pericolosa (per l’uomo) evoluzione verso il “futuro”.
A dire il vero questo è uno dei più difficili articoli che ho scritto. Ho iniziato ad esaminare e “collezionare” materiale fin dal maggio del 2021 (più di 80 articoli e conferenze letti e seguiti sull’argomento. Ho messo molti link in questo pezzo, ma solo per far capire come i fili della ragnatela siano difficili da sbrogliare. Se volete potete anche non visitarli). Da allora, pian piano, mi sono reso conto del fatto che, come la Pandeminchia, anche il tema che veniva sempre più discusso dell’IA aveva a che fare con la trasformazione radicale del nostro mondo che è stato deciso con largo anticipo dai soliti noti. In questo caso si tratta della tecnologia e dell’utilizzo della stessa che comporta, come un cavallo di Troia, al suo interno un pericolo mortale.
Per principio non sono contrario all’innovazione tecnologica, anzi.
Il telefono cellulare, vera novità della mia generazione (e di quelle precedenti) è stato una vera e propria rivoluzione tanto nel modo di comunicare, quanto in quello dei comportamenti sociali.
Come molti della mia età sono stato da principio restìo ad abbandonare le buone vecchie segreterie telefoniche, prima a nastro, poi digitali. Poi la comodità prese il sopravvento e cedetti all’utilizzo di questa scatola che ci ha resi schiavi. Come scriveva Orazio nel secondo libro delle sue Epistole: «Graecia capta ferum victōrem cepit» (ossia la Grecia, conquistata [dai Romani], conquistò il selvaggio vincitore).
Il problema non sta nella tecnologia in sé, bensì nell’utilizzo che se ne fa. In questo caso è un utilizzo a doppio senso, dove il sopravvento è stato (non a caso) preso dalla parte di chi il servizio lo “offre”, ossia il “sistema”. In realtà l’utilizzatore, che crede di essere libero, è utilizzato attraverso quest’oggetto (cellulare o computer che sia) che, come ho già più volte scritto, è la più potente arma di costrizione finora mai usata da qualunque dittatura in qualunque tempo. Più dei fucili, più delle minacce, più del ricatto. Anzi, il ricattato è felice di esserlo al punto tale da anelare lo strumento della sua schiavitù, pagandolo a caro prezzo al suo schiavista. Quest’ultimo, attraverso la propria industria, sforna in continuazione tale strumento di tortura e coercizione in nuove versioni, sempre più sofisticate e sempre più accattivanti agli occhi dello schiavo.
Nella storia dell’umanità non si era mai vista un’idea più diabolica per soggiogare il corpo e lo spirito degli uomini. Nemmeno Pol Pot riuscì a tanto. Fra le efferatezze, da lui e dai Khmer rossi, compiute si dice che facesse pagare ai parenti le pallottole con cui giustiziava le sue vittime. Qui, al contrario, sono le vittime che pagano spontaneamente.
Dal fare una telefonata (che come recitava un vecchio slogan pubblicitario avrebbe potuto allungarti la vita) all’essere schedati e controllati nel vero e proprio senso della parola attraverso questa scatoletta maledetta è stata questione di un attimo. In pochissimo tempo la scatola magica si è trasformata in un potentissimo strumento di controllo.
Lo stesso concetto è valido per l’IA. A chi non piacerebbe avere a disposizione una macchina che potesse risolvere tutti i problemi e i compiti più difficili in tempo reale? Una sorta di “lampada di Aladino” a cui basta chiedere per avere ciò che si vuole.
Ma le cose stanno proprio così? Non direi!
AI Generativa, innanzitutto, è un’arma a doppio taglio, soprattutto nelle sue applicazioni del tipo ChatGpt e similari (variano da azienda ad azienda, anche se al grande pubblico è più nota la versione di OpenAI).
Sulla pericolosità di tale tecnologia ha ben messo in guardia Catherine Austin Fitts, conosciuta dal grande pubblico dei non addetti al mondo bancario e amministrativo americano a partire dal periodo della Pandeminchia, allorché rilasciò un’intervista proprio su ciò che stava succedendo e su cosa il cosiddetto “deep State” mondiale aveva programmato per le masse.
In pratica attraverso l’utilizzo di ChatGPT il controllo attivo e passivo sulla massa sarà facilissimo.
Oltre a questo, come distinguere la realtà dalla menzogna digitale? Già ora girano in Rete filmati, completamente fatti dalla IA, con personaggi veramente esistiti che parlano e discutono di avvenimenti “storici” completamente reinventati. I principali destinatari di tali filmati sono i giovani, coloro che maggiormente credono nelle potenzialità (peraltro sicuramente presenti) di tale tecnologia, utilizzandola però senza alcun senso critico e, soprattutto, senza una cultura di supporto alle spalle. Infatti, nel corso degli anni, non a caso, è stata fatta terra bruciata nelle scuole, nei programmi scolastici e nei libri di testo, dell’utilizzo del senso critico, soprattutto attraverso il tentativo, più o meno riuscito, della cancellazione della Storia e della Filosofia. Questo ha fatto sì che i più giovani non abbiano neanche una “memoria storica” del passato che, quindi, si può riscrivere a proprio piacimento. In Rete, oltre alla cosiddetta “disinformazione” voluta, sono sparite decine di migliaia di testimonianze del passato messe online già da anni. Oltre alla chiusura sistematica di canali dei social considerati “scomodi”.
Sempre in Rete sono già infiniti gli esempi di manipolazione della realtà: non solo notizie inventate di sana pianta (che sono all’ordine del giorno, soprattutto sui canali dei “professionisti dell’informazione”), ma addirittura filmati completamente falsi, con personaggi falsi o reali che parlano ed agiscono come si vuole che facciano per il grande pubblico. Anche per i tecnici del settore è oramai quasi impossibile affermare se un filmato sia “vero” o “falso”. Oramai l’interesse su quanto prodotto dalla IA è un affare irrinunciabile. Basti dire che Alphabet, società madre di Google, lo scorso febbraio ha perso 70miliardi di capitalizzazione sul mercato, a causa di un “errore”. In pratica il suo strumento di creazione di immagini Gemini AI ne stava producendo di storicamente e fattualmente inaccurate (tipo George Washington che risultava un po’ troppo “abbronzato”, o nazisti con la pelle di varie colorazioni). In pratica per inseguire l’ideologia woke imperante era diventato più realista del re, fino al ridicolo.
Lo scopo di tale tecnologia
Ma tutto ciò non viene fatto di nascosto. La verità e la progettualità ci vengono dette in faccia. E questo già da tempo. Lo scopo ultimo dell’IA è il controllo. Totale!
Il buon Yuval Noah Harari (del quale mi ero già occupato qui) così si è espresso su tale materia: “Lo strumento più efficace utilizzato da un dittatore nella storia è la paura. Sei Stalin e vuoi tenere in riga la gente, cosa fai? Li terrorizzerai. Come si terrorizza un’intelligenza artificiale? Cosa farai? La manderai in un gulag? Ucciderai la sua famiglia? Voglio dire, cosa puoi fare a un’IA che inizia a dire cose o fare cose che vanno contro la linea del partito o cerca di toglierti il potere? I dittatori si trovano in un problema molto, molto serio, in un certo senso persino peggiore di quello delle democrazie”.
Ma di esempi in tal senso ce ne sono a bizzeffe.
Lo sviluppo di questa tecnologia è continuo ed esponenziale.
Lo stesso Sam Altman, fondatore di ChatGPT, durante l’Entrepreneurial Thought Leader (ETL) tenutosi alla prestigiosa Stanford University ha dichiarato: “Possiamo dire proprio ora con un alto grado di certezza scientifica che GPT -5 sarà molto più intelligente di GPT-4. GPT-6 sarà molto più intelligente di GPT-5 e non siamo vicini al vertice di questa curva…”.
Quale dunque il confine? Non se ne vede la fine.
Non a caso tutte le più potenti aziende mondiali ci si sono buttate a capofitto: da Apple a Microsoft, da Amazon a Google, per non dimenticare il buon caro vecchio Elon Musk (o “muschio”, come lo chiama giustamente Greg) che qualche tempo fa, proprio per abituare le pecore che lo seguono, si lanciò in una finta crociata contro la pericolosità potenziale dell’IA, salvo poi utilizzarla lui per primo nelle sue aziende, soprattutto in Neuralink. È un affare lucroso ed una corsa nella quale tutti vogliono arrivare primi al traguardo. E naturalmente te lo pubblicizzano nel modo più affabile e affascinante possibile. Vogliono convincere le pecore che l’IA è umana come noi, molto umana, tanto da assumere un avvocato per provarlo.
La strada che porta all’Inferno
Ma in che modo si manifesterà tale controllo?
Oltre al controllo delle menti più “fragili”, perché meno supportate da senso critico e da memoria storica, come dicevo prima, quello che secondo me a breve, molto più a breve di quel che si pensi, accadrà sarà la sostituzione degli “umani” con l’IA e con i robot da quest’ultima guidati.
In verità sta già accadendo un po’ ovunque. Per parlare di un campo come il mio, quello del giornalismo, già da molto tempo testate prestigiose come il Washington Post producono articoli redatti da IA. Vengono prodotti perfino i telegiornali attraverso tale tecnologia.
Una mia amica tedesca, che fa la traduttrice di libri dall’italiano al tedesco per conto di prestigiose case editrici teutoniche, mi ha raccontato di aver partecipato di recente ad un seminario del suo settore durante il quale ad un gruppo di traduttori, assieme a lei, sono stati sottoposte alcune traduzioni. Il gruppo doveva decidere quale delle versioni proposte, a partire da un testo in inglese, fosse stato a parer loro meglio tradotto in tedesco. Ebbene, la prima scelta è ricaduta su un testo che si è rivelato poi essere stato effettivamente tradotto da un umano, ma il secondo scelto era stato tradotto dall’IA.
Perfino nel campo della vita privata e sessuale si tenta di introdurre tale tipo di tecnologia.
Non solo le professioni per così dire “intellettuali” potranno, prima o poi, essere sostituite, ma anche quelle “manuali”, attraverso i robot. Oramai ne esistono di tutti i tipi, in ogni campo di quello che oggi è l’agire umano (dalla produzione in fabbrica, al settore sanitario, da quello dei servizi a quello della manodopera specializzata, ecc.) prodotti da aziende specializzate in ogni angolo del Globo.
Un robot potenzialmente lavora 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, non si ammala, non va in ferie e non fa figli a cui badare. Ovviamente già immagino il commento dei soliti benpensanti che diranno: “Eh, ma si rompono anche loro”. Grazie tante… Ma per un robot che necessita di riparazioni o di sostituzione ce ne sono una schiera infinita che continuano a fare il loro lavoro indefessamente.
E allora? Cosa accadrà dell’umanità, o meglio, di quel che ne rimane? Semplice: a chi sarà rimasto, tra una Pandeminchia e l’altra, occorrerà dare una sorta di reddito di cittadinanza, due croccantini per dirla sempre “alla Greg”, tenendo tutti sotto il costante ricatto di toglierglielo se non saranno ubbidienti. Ovviamente sarà una moneta digitale, a tempo (andrà spesa entro e non oltre una certa data, pena la sua sottrazione), da spendere per comprare oggetti per lo più inutili e cibo spazzatura da mangiare. Il tutto rigorosamente in “città da 15 minuti”. Saremo tutti felici di non avere nulla, per far riferimento allo slogan coniato da lor signori.
Conclusione
Le tecnologie, o meglio, quella che Umberto Galimberti (finché non s’è rincoglionito con la Pandeminchia) chiamava l’età della Tecnica, sono uno strumento potentissimo, molto più di quanto comunemente possiamo immaginare. E proprio per questa ragione devono essere messe sotto il vaglio di una, per così dire, categoria dello Spirito, ossia la Morale. Non a caso è una delle branche del pensiero umano più importanti e dibattute nel corso dei secoli dalla Filosofia. Cosa è lecito e cosa non lo è? Fin dove ci si può spingere nel perseguire determinati scopi e cosa si può ritenere “accettabile” per ottenerli? Chi è che stabilisce cosa sia per l’appunto “accettabile” e chi no? Ci si può fidare della “Scienza” in un campo come questo? La risposta è ovvia.
E allora? Ci si può ribellare a questo, a quanto pare, inevitabile destino di “assimilazione” per dirla con un’efficace espressione usata da parte dei Borg nella serie di Star Trek?
Direi di no, ma in parte sì.
Personalmente ho deciso di non avvalermi di tale tecnologia. Per così dire ho deciso di rimanere “analogico” e di non usare (almeno coscientemente) questo potente strumento per qualsivoglia operazione io compia e per qualunque problema io debba risolvere. Questo per due ragioni principali: la prima è che voglio utilizzare le mie capacità di ragionamento e culturali in genere per “cavarmela” in ogni circostanza della vita. Sono umano, ho un cervello con i suoi pregi e i suoi difetti e, soprattutto, non temo di non sbagliare. So perfettamente che è più facile prendere un ascensore per salire fino all’ultimo piano di un palazzo, ma so anche che l’esercizio fisico, per quanto duro e stancante, alla fine apporterà al mio organismo umano molti più benefici che momentanee scomodità. La seconda ragione è che mi rendo perfettamente conto del fatto che il “sistema”, che già mi ha reso schiavo volente o nolente per molte, troppe cose della mia vita quotidiana, sicuramente, attraverso un algoritmo si accorgerà in tempo reale del fatto che ho fatto utilizzo della sua tecnologia a buon mercato (in questo caso addirittura gratuita) e saprà così all’istante che la mia volontà, prima o poi, potrà essere piegata ed io, implicitamente, ricattato. Il sistema saprà che ha fatto breccia nel mio cervello e che avrà una fessura per rendermi “schiavo”, così come ha fatto con il cellulare.
No, non si tratta solo di accettare di utilizzare una macchina, che può avere anche dei risvolti di utilità. Si tratta di qualcosa di più profondo. Si tratta di delegare al “sistema” la capacità umana di pensare e prendere decisioni, giuste o sbagliate che siano. Ognuno è libero di scegliere in tal senso su cosa fare. Io, almeno finché mi sarà concesso, preferisco vivere.
Foto di copertina: © Mindworld Pixabay