Ciò che più mi lascia interdetto, in questo periodo triste della nostra vita, è la quasi completa assenza della voce della classe “intellettuale” di questo Paese. Tranne pochi “coraggiosi” che prendono posizione su qualche giornale o in qualche video intervista non si è sentito levarsi da parte della nostra “intellighenzia” un moto quantomeno d’indignazione per quanto sta accadendo nella nostra nazione, così come sta avvenendo nelle altre parti del cosiddetto mondo industrializzato. La vita di una delle nazioni che più ha dato all’umanità in quanto a cultura, civiltà e sviluppo è completamente lasciata in balia di un frutto malato dello sviluppo economico della società moderna, ovvero la finanza speculatrice, con l’avallo se non la complicità della classe politica, che nel migliore dei casi è inetta quando non in mala fede. Quello che già è accaduto e sta accadendo alla Grecia, altra culla, anzi madre, dell’intero mondo “occidentale” in quanto a cultura e civiltà, senza accorgercene sta avvenendo qui da noi, cugini stretti dell’Ellade (italiani e greci: stessa razza, stessa faccia!); ciò dovrebbe far meditare coloro i quali hanno ereditato il retaggio culturale importantissimo di questo Paese: filosofi, letterati, artisti di tutti i generi, storici, giornalisti perché no, umanisti nel senso più ampio del termine che dovrebbero sentire, ciascuno a proprio modo, secondo le proprie competenze, il dovere morale di non lasciare le sorti del Bel Paese in mano ad un manipolo di disonesti ed inetti, anziché essere acquiescenti, con un colpevole silenzio. La nostra è una civiltà da rifondare, da ricostruire su tutt’altre basi, ben più solide di quelle che possono venire dalla gestione economica tout court. In Grecia, dove più di una persona pensa di volersi staccare dall’Europa unita dalla semplice economia, artisti, filosofi, giornalisti, registi hanno levato un grido in favore del cambiamento sociale, anche per evitare che la giustissima rabbia della gente s’incanali verso una violenza fine a se stessa. La rabbia va guidata e nella giusta direzione, verso una rifondazione dei valori sui quali si basa una civiltà intera. Quale disgrazia sarebbe per l’intera Europa non avere al suo interno un Paese come la Grecia, e non è con il pensiero di gente come la Cancelliera tedesca Merkel che si potrà mai giungere ad una unione politica, anziché solo economica. La Germania è sì la locomotiva economica del nostro continente, ma ha anche gli stessi semi culturali che provengono dal sud, proprio dalla Grecia e dall’Italia. Così in Francia, piuttosto che in Spagna od altrove. Intendo dire che il semen comune su cui sarebbe possibile unire e non dividere, come vorrebbe il tornaconto economico della più bieca speculazione della Finanza, è proprio quello culturale. Neanche una fortissima economia tedesca potrebbe mai sopravvivere senza il contributo delle certamente più deboli, in questo campo, Italia e Grecia perché il fondamento culturale di una civiltà è essenziale e queste due nazioni hanno moltissimo da poter dare al mondo intero. E’ per questo che sarebbe importantissimo vedere più “azione” da parte di chi proprio quel semen dovrebbe spargere ovunque, per una possibile rinascita, per una possibile uscita dal buio del nostro nuovo medioevo, per un futuro altrimenti negato.

Graecia capta, ferum victorem cepit… et artes intulit agresti Latio
La Grecia conquistata, conquistò il feroce vincitore… e le arti portò nel Lazio agreste
Quintus Horatius Flaccus, Epist. II, I, 156

 
Bronzi di Riace

Torniamo a studiare i classici: hanno già detto tutto ed in modo impareggiabile!

Nemulisse

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