Di questi giorni è la polemica inerente alle cosiddette liberalizzazioni. In un Paese arcaico come il nostro, da un punto di vista sociale e non solo, l’eco suscitata da ogni tipo di iniziativa volta a scardinare i “secolari” privilegi accumulati nel tempo dalle varie componenti sociali ha sempre il tono dell’allarme suscitato da un macellaio all’interno d’un mattatoio. E’ ciclico vedere, ad ogni tentativo in tale direzione, tutte le categorie di parte interessate stracciarsi pubblicamente le vesti, gridando al complotto prima, e manifestando vittismo in cerca di comprensione dopo. Orde di conducenti di taxi nelle strade che lamentano il loro grado di povertà economica (conosco personalmente alcuni di loro e, se una cosa è sicura, non sono certo una categoria che muore di fame, oltre ad essere fra i servizi che maggiormente evadono le tasse con dichiarazioni dei redditi mendaci): poveri tassisti che lamentano, in caso di liberalizzazione del loro mercato lavorativo, la perdita di valore della loro licenza “pagata” molto cara e che dovrebbe costituire il loro “fondo pensione”. Piccolo particolare: la licenza per la conduzione di un taxi è pubblica, cioè rilasciata da un ente pubblico (per lo più comuni) ed è regolamentata dalla legge del 15 gennaio 1992, n°21 che ai paragrafi 8 e 9 regolamenta proprio tale questione: “La licenza per l’esercizio del servizio di taxi e l’autorizzazione per l’esercizio del servizio di noleggio con conducente sono rilasciate dalle amministrazioni comunali, attraverso bando di pubblico concorso, ai singoli che abbiano la proprietà o la disponibilità in leasing del veicolo o natante, che possono gestirle in forma singola o associata.” e ancora “La licenza per l’esercizio del servizio di taxi e l’autorizzazione per l’esercizio del servizio di noleggio con conducente sono trasferite, su richiesta del titolare, a persona dallo stesso designata, purché iscritta nel ruolo di cui all’articolo 6 ed in possesso dei requisiti prescritti, quando il titolare stesso si trovi in una delle seguenti condizioni:…”. Questo significa che è vero che possono “trasferire” la propria licenza pubblica (provvedimento preso immagino per tutelare all’interno di una famiglia la possibilità di avere qualche membro in stato d’occupazione) solo ed unicamente a titolo gratuito. In parole povere, anche se loro l’hanno “comprata” e a caro prezzo, la cosa è del tutto illegale. Se l’hanno fatto è segno che il servizio taxi è uno di quelli che maggiormente garantisce una buona retribuzione, altrimenti sarebbero stati dei folli a sprecare oltre 150.000€ anche per una sola licenza! Addirittura si parla della possibilità d’indennizzare costoro in caso di liberalizzazione per compensare tale perdita di valore. Ora la domanda è una sola: perché? E’ come dire che bisognerebbe costruire con denaro pubblico una casa a chi ha fabbricato abitazioni su suolo demaniale abusivamente e che, giustamente, vengono abbattute. Stesso discorso vale per tutte le altre feudali categorie quali quelle dei farmacisti, dei notai, degli avvocati, dei giornalisti, ecc. ecc. fin ad arrivare ai gestori nazionali di gas ed energia.
Il problema è che questo Paese morto non avrà mai la capacità di emendare se stesso, perché è nell’animo degli italiani, come più volte ho detto, il guardare al proprio orticello, senza una visione d’insieme, senza una visione di futuro, molto probabilmente proprio senza un futuro!