Questo post è un cruccio personale che viene dal profondo e che vuole esprimere un mio rammarico personale. Alle volte le colpe dei figli ricadono pesantemente sulle vite dei padri: è il caso, a mio parere, delle grandissime colpe della Germania moderna nei confronti dell’Europa tutta.
L’immensa eredità ricevuta in dote dal nostro continente da parte dell’antica Grecia è andata persa quasi in modo definitivo: i valori culturali espressi dal pensiero filosofico greco, fondatori e fondanti dello stesso pensiero latino prima, francese poi e tedesco infine, non sono stati interpretati come la base di partenza per un fronte comune europeo contro la filosofia neoliberista espressa dalle lobbies finanziarie e bancarie d’oltre oceano. E’ quasi superfluo dire che pochissimo sarebbe bastato perché la Grecia non fosse stata portata a ridursi in condizioni a dir poco umilianti; e questa è la prima colpa in primis della Germania, Paese indiscutibilmente leader nell’Europa comunitaria, ma non è la sola o la più grande. Chi, come i tedeschi, ha un carico culturale fra i più importanti degli ultimi 3 secoli, ha il dovere morale di sentirsi responsabile nei confronti dell’intero vecchio continente e di chiunque altro nel mondo. Non ci si può ergere al vertice della catena economica e politica di un intero continente, dimenticando il proprio retaggio culturale e la propria responsabilità nei confronti degli altri membri del gruppo di cui ci si pone alla guida. In questo la miopia politica e culturale, più volte da me denunciata, dell’attuale Cancelliere, Angela Merkel, è motivo di stagnazione e sofferenza sociale per l’intero continente. Il lavoro iniziato oramai più di 20 anni fa dall’allora Cancelliere tedesco H. Kohl e dall’allora Presidente delle Repubblica francese F. Mitterrand (altra nazione dall’enorme carico di responsabilità culturale e politica), sembra essere andato irrimediabilmente perduto a causa della supina accondiscendenza della politica della CDU alle direttive economico-politiche imposte dalla BCE e dalla Finanza internazionale. Il ruolo di regia svolto da Stati Uniti e Gran Bretagna in tutta questa enorme faccenda sembra preoccupare ben poco la serafica Cancelliera, che al contrario è sempre stata una fautrice delle politiche estere statunitensi. Sono lontani i tempi in cui, pur nell’atrocità di un avvenimento come la II guerra mondiale, i tedeschi, figli di un pensiero culturale classico, andavano in battaglia con Tito Livio in tasca o, nelle pause delle brutture del conflitto, leggevano con commozione le poesie di H. Heine (ne ho avuta testimonianza orale diretta da chi, quei drammatici avvenimenti aveva vissuto). Ecco, forse hanno loro, e tutti noi con loro, persa la capacità di commuoversi difronte al sentimento umano, quel sentimento che traendo forza dalle nostre radici comuni avrebbe dovuto guidarci verso un’unione politica e d’intenti che non ci avrebbe dovuto far perdere di vista la comune radice umanistica, che avrebbe fatto sì che la Grecia, così come l’Italia, l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna e chiunque all’interno dell’Unione si fosse trovata o si dovesse trovare in difficoltà, non fosse considerato alla stregua di un “problema” da risolvere, bensì una parte del tutto da difendere, come in un corpo la lacerazione di una parte viene soccorsa da tutte le altre per ricomporla, perché parte di sé, propria anima, propria carne, proprio spirito.