Mi scuso preventivamente con la Smorfia:
“Annunciazione, annunciazione: tu, Enrì, Enrì, fai il Governo di salvazione, Giorgino t’ha dato la buona notizia. Annunciazione, annunciazione!”
Ed eccolo, è nato! L’erede tanto atteso, l’Unto del signore dei tranelli, il primo Governo Letta “il nipote” (in Italia occorre specificare visto l’alto numero di aziende a conduzione familiare presenti a tutti i livelli in tutte le cariche pubbliche e private). Ha visto la luce dopo un brevissimo travaglio e ne ha dato ieri l’annuncio felice il papà, con viva e vibrante soddisfazione da parte del nonno, re Giorgio I. Ora che l’erede tanto atteso è venuto al mondo, un po’ prematuro povera creatura, ma ci sono le incubatrici al giorno d’oggi, per fortuna, avrà da lavorare sodo per fare in un brevissimo periodo, tutto quello che la famiglia degenere da cui proviene non ha fatto negli ultimi, diciamo, trent’anni, ma si sa, spesso le colpe dei padri ricadono sui figli. Il solo problemino che intravedo all’orizzonte, però, è che al di là di qualche new entry estranea alla politica definita in senso stretto, le facce che dovrebbero risolvere i soliti problemi di sempre sono le stesse che, un po’ più defilate, facevano parte della grande famiglia dei parlamentari italiani di prima di questo parto risolutore. Già, il Parlamento italiano lo si potrebbe vedere come una famiglia “allargata”, come quelle che facevano “scandalo” una volta, alla De Sica per capirci, dove il grande regista ed attore si “doveva” dividere i pranzi e le cene delle festività fra due famiglie parallele, cercando di fare il “buon padre” di famiglia in entrambi i casi. Ecco, il buon Letta nipote è la nuova figura di padre dell’Italia moderna, dove tutti sono un po’ parenti ed amici degli altri, quelli che una volta sarebbero stati nemici acerrimi o quantomeno avversari, dello schieramento opposto per capirci meglio. Oggi no, non è più così, perché i tempi sono cambiati e noi italiani, che non siamo secondi a nessuno, ci portiamo avanti nei costumi anche nel panorama politico. Così abbiamo un giovane ministro donna (cosa sicuramente degna di lode) alle politiche agricole (e qui la battuta sarebbe fin troppo facile, per cui mi astengo) che è moglie di un altrettanto giovane esponente della parte politica “avversa”, quantomeno quella che avrebbe dovuto avere idee politiche e sociali radicalmente opposte alle sue, ma si sa, già Moro c’aveva insegnato che esistono le “convergenze parallele”, pertanto i problemi di lavoro non li porteranno a casa nel letto, come è giusto che sia in una bella famiglia italiana degna di questo nome. Poi ci sarebbero altri casi degni di nota, quale quello del neo ministro della Salute che non è nemmeno laureata in un Paese dove, giustamente, si richiede la laurea anche alle infermiere (sia chiaro che il demerito non è quello del non essere laureati, anche se non guasterebbe nell’epoca moderna avere rappresentanti in un Governo che abbiano qualche cognizione in materie specifiche che vadano al di là della conoscenza della gramatica e dell’aritmetica). Il demerito in questo caso è legato alle competenze specifiche nel campo, ma magari mi sbaglio, magari si scoprirà che il padre o la madre del neo Ministro siano noti chirurghi di fama internazionale o che abbia prestato la sua opera da più giovane come crocerossina volontaria. Sugli altri componenti ci sarebbe tantissimo da dire, ma sarebbe ripetere lo stesso salmo domenicale.
Comunque è appena nato, devo essere più riflessivo e lasciargli fare i primi vagiti in santa pace, magari mi sbaglio e scoprirò, piacevolemente, che anche il neo-nato diventerà uno splendido/a ragazzo/a (il sesso è incerto in tempi di pari opportunità!).