“Essere morti o essere vivi è la stessa cosa”, questa la frase messa in chiusura nel bell’episodio, girato nell’ormai lontano 1966 da P. Paolo Pasolini, dal titolo La terra vista dalla Luna. Ecco, proprio come vista dalla Luna mi appare l’Italia oramai dall’estero e la frase di chiusura del cortometraggio del grande scrittore/regista sembra essere il triste epilogo del popolo italiano, letteralmente preso a schiaffi dai politici, dai finanzieri e dalla comunità internazionale di chi conta nel mondo.
A ben guardare dalla “Luna” l’Italia sembra essere veramente piccola, così come appare una piccola cittadina di provincia rispetto ad una capitale; purtroppo non trovo occhiali adatti a farmi vedere tale panorama in modo differente. Una cosa però mi è sempre stata chiara fin da quando ho iniziato a scrivere in questo blog, ovvero di chi sia la colpa ultima di tutto questo. A ciascuno dei miei connazionali basterebbe uno specchio messo davanti il proprio viso per vedere il colpevole, me compreso forse. Per chi ha deciso di continuare a vivere nel Paese dei balocchi, o per scelta o per necessità dovrebbe avere bene chiaro che la chiave di volta della disastrosa situazione rimane sempre nelle proprie di mani. Più di sei mesi fa scrissi un post nel quale m’auguravo che la rivolta dei contadini in Sicilia fosse il prodromo ad una sollevazione popolare in tutta Italia. Non solo tale rivolta non c’è stata, ma la giustissima rivendicazione dei contadini fu stigmatizzata a destra e a manca come fosse il diavolo incarnato nella disperazione della gente sollevatasi.
Ed allora eccoci arrivati alla fine di un’altra estate, l’ennesima in cui si è sempre sentito parlare delle solite cose, in cui si sono sentite le solite promesse da parte dei soliti incapaci e con le solite sommesse lamentele da parte della popolazione. Tra un vecchio satrapo che non si rassegna ad uscire dalla scena politica, ad un pupazzetto che si destreggia tra messaggi ecumenici e paragoni usando vecchi spot pubblicitari si è arrivati di nuovo alle porte dell’inverno: un lungo, lunghissimo inverno, che vedrà lacrime e sangue per molti ed indifferenza per pochi. Il tutto ovviamente fra una partita di pallone e l’altra che rallegreranno gli animi del popolino italiota fino ai prossimi importantissimi campionati del mondo di calcio. D’altra parte mi pare che anche Marx avesse detto che “Il calcio è l’oppio dei popoli”, no? O forse mi sbaglio?…