Il filosofo americano Noam Chomsky ha messo più volte in guardia dal Potere e dai suoi servetti che lavorano nei media, per dirigere il mondo nella direzione che è loro più congeniale. Inoltre è pur vero che dopo tanti anni di “tv zerbino” non ci si fa quasi più caso a certi personaggi che infestano la televisione, in particolare quella italiana. Tuttavia non posso non avere un senso di repulsa (di schifo, se preferite) per il livello a cui è arrivato ieri sera il buon Fabio Fazio quando ha ricevuto il portatore di carote Barroso, prima, e Paolo Mieli (che non so come descrivere, se servetto stupido o, al contrario, servo astuto), poi. Barroso è andato in tv a fare il suo mestiere: dopo il bastone, anzi la bastonata direi di Olli Rehn, quel magnifico giocatore di pallone fillandese che ha tirato un bel rigore diretto in una porta sostanzialmente vuota, c’erano state le proteste di tutta la squadra, presidente del Borgo Rosso football club in testa, re Giorgio I. Anche l’allenatore Letta s’era sbracciato manifestando la sua insoddisfazione (ha imparato dal re, che in genere al contrario manifesta “soddisfazione”). Ed ecco allora che la “Fifa” (Federazione Internazionale Finanzieri Affamatori) ha mandato l’uomo della carota, il buon Barroso per l’appunto, che s’è affrettato a dire che quello che aveva detto il suo “collega” era solo parzialmente vero e che dobbiamo continuare sulla strada inziata, perché la fine (s’è dimenticato di dire se quella di tutto) è all’orizzonte. Dunque lì il lecchino Fazio a fargli da contraltare con domandine non troppo scomode: mai disturbare il manovratore! Diciamo che il quadro era già sufficientemente disgustuso, quand’ecco all’orizzonte apparire lui, il paladino di Francia, il sommo giornalista di vecchia esperienza, Sir Paolo Mieli. Accomodatosi sulla poltrona più facile d’Italia ha pronunciato le fatidiche parole: “Un santo Barroso, lo avete applaudito fin troppo poco”. No comment da un punto di analisi prettamente politica (chi segue questo blog sa come la penso al riguardo), per non parlare di quella sociale!
Per fare un paragone con il Paese portato a modello da una parte (i poteri forti europei) e contestato dall’altra (larghi strati socio-politici di molti altri paesi in piena crisi nel vecchio continente), si può capire quale sia la differenza di fondo che c’è nella concezione del progetto di società futura, anche nel fare televisione; la Germania della “Große Koalition” si concede il lusso di trasmettere in pieno giorno, su uno dei tanti canali televisivi, lezioni universitarie di Filosofia, con fior di docenti provenienti dalle migliori università tedesche, che tengono conferenze sulle più svariate tematiche del pensiero contemporaneo. Fino a circa 20 anni fa, la nostra di televisione pubblica, trasmetteva a cura di Rai Educational lezioni di filosofia che avevano il compito di divulgare il pensiero filosofico: dopo un breve periodo vennero convertite a servizi multimediali a pagamento, per poi sparire definitivamente dal panorama d’interesse della nostra tv di stato.
Questo ultimo particolare sta solo a significare che una società in decadenza non si può permettere ciò che una in pieno sviluppo, con governanti lungimiranti (per quanto criticabili, anche da chi sta scrivendo), può fare per il suo popolo. L’esempio della tv che trasmette lezioni di filosofia serve solo come termometro di ciò che dovrebbe essere un corretto sviluppo dell’informazione di massa, semplicemente per promuoverne la capacità di pensiero autonoma. Educare al pensiero, alla bellezza, alla cultura in genere, perché lo spettatore “passivo” di oggi sarà il cittadino “consapevole” di domani e questo andrà a vantaggio di tutta la comunità: ecco ciò che andrebbe fatto, a prescindere dal ritorno economico. Non ha importanza il fatto che una minoranza segua un’opera di musica classica piuttosto che uno spettacolo teatrale o un balletto. Una società che ha capito ciò è una società di per se stessa vincente, perché pensa al futuro del suo popolo ed al modo migliore per stimolarne le energie positive; una società come la nostra, purtroppo, dopo anni di disinteresse per la “cosa pubblica” in generale, non può che permettersi la divulgazione di pensiero del Fazio di turno o del “servo astuto” come Mieli, altro che professori di filosofia. Decisamente ci teniamo sul piccolo, piccolissimo cabotaggio: con capitani di questa fatta non andremo mai “al largo” e saremo sempre costretti a navigare sotto costa, con uno sguardo sull’orizzonte veramente ridotto!