Caro Babbo Natale quest’anno sotto l’albero vorrei trovare:
un etto di coerenza,
due pizzichi in meno d’ipocrisia
un po’ di  coraggio
lungimiranza quanto basta.
Insomma, caro Babbo Natale, mi dovrei rivolgere a te in un’altra lingua piuttosto che l’italiano, perché mi rendo conto che potresti avere problemi a capire questi semplici concetti non essendo molto in voga nel mio Paese d’origine. Che ci vuoi fare? I bambini come me non possono scegliere dove nascere e, tutto sommato, devo confessarti che fino a qualche tempo fa (facciamo finta che decenni siano solo pochi anni) anch’io pensavo che il posto dove sono nato non fosse poi così male. Poi però si cresce e si capiscono tante cose: si capisce che a te, esserino che s’interroga sulla propria esistenza, non t’ha portato la cicogna in un fazzoletto legato sotto il becco; che, ahimé, tu e la Befana m’avete ingannato per un certo periodo, facendomi credere che lasciavate i regali sotto il camino calandovi dal comignolo (quale poi, visto che a casa mia non c’è mai stato un comignolo inteso in senso classico del termine?); che gli asini non volano come nelle fiabe! Già, si smette di credere nelle fiabe, almeno dovrebbe accadere quando si cresce. Proprio per questa ragione, caro Babbo Natale, inizio a pensare che i miei connazionali, almeno in una gran parte, siano rimasti piccoli dal momento che alle favole credono ancora. Questo sarebbe molto bello, babbino caro, se non fosse che in realtà vivono in un mondo di adulti che da tali si comportano, mentre loro sembrano sempre “invischiati” in un eterno gioco, salvo poi lamentarsi quando prendono schiaffi dalla vita che, purtroppo, non è roba da bambini, almeno non in eterno. Eh, se fossero cresciuti i miei connazionali! Chissà, magari aprirebbero gli occhi e non direbbero che le cose non si possono cambiare “perché tanto sono tutti uguali e non fanno nulla per cambiarle, le cose”. Magari s’accorgerebbero che per cambiare le cose bisogna innanzitutto capire da dove provengono realmente i problemi contingenti e che chi denuncia questo stato di cose c’è, e che non è vero che “non agisce” concretamente, perché agire concretamente vuol dire anche far capire dove sta il problema a monte, per poi poter cambiare il corso del fiume a valle.
Insomma caro Babbo Natale, tu che vieni dal nord, da un Paese molto freddo, avrai sicuramente la mente fresca per capire quello che ti sto scrivendo, perché il freddo “intosta”, diceva mio nonno e, magari, punge a tal punto da svegliare. Le cose sono due e non lo dico per essere pessimista, anzi! O svegliate, sempre tu e la Befana, gli italiani in un breve periodo, oppure temo proprio che il Carnevale manderà tutto di nuovo in “soffitta”, per non dire in vacca (ops, m’è sfuggito) lasciando il mio bel Paese ancor peggio di come è adesso.
Ah, dimenticavo, passa buone feste!

Nemulisse

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