Νόστοι, ovvero i ritorni dei Greci in Patria dopo la distruzione di Troia. Impareggiabili i greci ed immortali i versi che hanno raccontato quei percorsi, quelli di Omero in testa.
Salto ai giorni nostri, altro scenario, altra guerra.
“Te voglio n’ata vota ‘int’a sti bbraccia… Torna! ‘Sta casa aspetta a te…” così recita una bella canzone napoletana. E così “recitano” da più parti i vari politici che con frasi ad effetto vogliono dare da intendere che è possibile, oltre che auspicabile, il rientro in Patria dei cosiddetti “cervelli in fuga”. Fenomeno quest’ultimo che sembra proprio che vada per la maggiore, oramai. Chissà perché! Già, perché a ben guardare in un Paese dove il tasso di disoccupazione è fra i più alti d’Europa (12,3% a giugno di quest’anno), dove le aziende chiudono a decine ogni giorno, dove la spesa per l’istruzione è stata tagliata (siamo l’unico Paese dell’Unione, secondo l’Ocse, ad aver fatto tagli in tale settore negli ultimi 16 anni. -4% per la precisione), il futuro si prospetta roseo. Evidentemente così pensano le grandi menti che governano a vario titolo l’Italia. Piccolo particolare da notare è che le cosiddette riforme del lavoro (vedi abolizione dell’art. 18, tanto cara ad una classe sociale che l’ha auspicata da anni) e le lotte con i sindacati (di principio anche con un fondo di verità nelle argomentazioni che le supportano) sono tutto quello che dovrebbe far aumentare l’occupazione. A parte tutto ciò, quello che non si dice sia per malafede, sia per crassa ignoranza di carattere politico-economico, è che l’occupazione nel Bel Paese non potrà salire se non cambieranno le regole imposte altrove, dove ci sono le vere leve del comando, a Bruxelles. Non si muove foglia che Dio non voglia, diceva un adagio di altri tempi. Lo si potrebbe tranquillamente aggiornare con “Non cambia niente finché non si cambiano gli uomini al comando”, e per comando intendo oltre a quelli italiani, soprattutto quelli che siedono ai vertici del Parlamento europeo.
“Eh, ma finché le nostre menti più brillanti scappano all’estero non si potrà mai fare nulla per cambiare le cose in Italia!”. Già le sento le vocine sagge che dispensano i buoni consigli come Gesù nel tempio. Non mi sembra che il loro rientro li agevoli in alcun modo ad avere un futuro. Il problema è che finché gli italiani non avranno capito che è ora di sprovincializzarsi, aprendo le loro menti al di fuori del piccolo orto natìo, capendo che il loro futuro dipende anche da come vedono il mondo che li circonda, non si staccheranno da un destino che li tiene letteralmente incatenati ad una realtà stantìa. Bisogna prima cambiare gli uomini affinché questi cambino le Istituzioni e diano un nuovo corso agli eventi, altrimenti è inutile. Uomini nuovi, con un pensiero nuovo non più legato ad una visione del mondo che non varca i confini dello Stivale. Finché non capiremo questo non potremo affrancarci da una schiavitù materiale e psicologica che ci lega mani e piedi. E sì che ne avremmo di mani operose per dar sfogo a quelle menti che abbiamo e che, purtroppo, molto spesso fugguno all’estero per disperazione.