Sono sempre stato controcorrente, ma non per partito preso. Bensì solo quando ce n’è stato bisogno. Quando penso che una cosa non sia vera, non mi adeguo al coro dei più. Sono perfettamente cosciente che per questo si debba pagare un prezzo: nel migliore dei casi si è semplicemente ignorati, come se si fosse trasparenti ed irrilevanti, nel peggiore si è tacciati di aver commesso chissà quale peccato, di essere cinici, di pensare di sapere tutto e di aver capito tutto, di credere di essere “il solo intelligente, mentre tutti gli altri sono cretini”. Me ne sono fatto una ragione nel corso degli anni, ci ho convissuto e continuo e continuerò a farlo. Pazienza. Un mio amico, a chi gli diceva di avere un “brutto carattere” rispondeva di “averne uno”. Stessa cosa: avere una propria opinione, non vuol dire voler avere ragione a prescindere, bensì semplicemente ragionare con la propria testa. Cosa questa che non vuol certamente dire che si debba sempre aver ragione su tutto. Per carità: tutti possono sbagliare, ed io per primo. Ma se c’è una cosa che mi manda in bestia è proprio il fatto che esprimere la propria opinione liberamente sia automaticamente sinonimo di polemicità a tutti i costi. Forse sarò anche polemico se con questo s’intende che non lascio cadere le cose che a mio parere sono fondamentali, ma trovo che stia a chi critica il mio atteggiamento provare che il mio comportamento non sia coerente e conseguenziale al pensiero che muove le mie convinzioni.
Tutto questo per dire che sì, penso che l’attentato di Parigi sia tutta una cosa organizzata, che dietro ci siano interessi dei soliti che muovono le cose del mondo, che seppure i “terroristi” fossero stati arabi (è come dire, chessò, europei, o nordamericani) erano stati instradati, se non preparati, da servizi occidentali e che tutta la commozione indotta nella gente per questo esecrabile gesto mi disgusta. Mi disgusta perché trovo che sia ad un tempo falsa, proprio perché indotta da piani molto ben preparati, sia perché trovo decisamente ipocrita l’atteggiamento della gente di ogni nazionalità del mondo “occidenttale” di sentirsi profondamente “indignata” e “vicina” ai morti di Parigi, per lo più attraverso manifestazioni idiote, quali quelle che si vedono a centinaia su Fb o Twitter (cambi d’immagine, bandiere francesi sulla propria foto, ecc.). Tutto questo senza aver mai manifestato la stessa “vicinanza” alle decina di migliaia di morti che ci sono finora stati proprio in quegli stessi Paesi che si indicano come la causa e nel contempo la fonte da cui proviene tutto il “male” che avrebbe invaso l’Occidente. Niente sdegno e cambi d’immagine per le stragi che da anni ci sono di palestinesi, curdi, libanesi e chi più ne ha più ne metta. Quelli sono morti di seconda categoria, morti per cui non vale la pena indignarsi e scrivere frasi idiote od ipocrite sulla proprie bacheche elettroniche (cosa questa che per giunta non costa affatto fatica, se non quella di dover trovare la frase ad effetto più cretina possibile con cui ricevere un “mi piace” dagli altri ebeti che leggono e partecipano a questo enorme circo mediatico doloroso). No, in questo senso (e spero che sia stato compreso, visto che in realtà la amo tantissimo) je ne suis pas Paris!