Fa pensare ed anche tanto che si continui a dire in tv e sui giornali che il problema principale del lavoro in Italia sia dato dal fatto che i “mercati” vadano nei Paesi dove la burocrazia ed il costo del lavoro sia minore (quindi non in Italia è l’assunto). Fa pensare perché è indice che non si è ancora capito, o si fa finta di non capire, che i “mercati”, queste entità astratte che così astratte non sono in realtà, sono essi stessi i piloti della situazione globale e che sono presenti ovunque ed a tutti i livelli nella vita sociale, politica ed economica dei Paesi coinvolti nella crisi. E’ come non capire che le lobbies siano presenti apertamente presso gli uffici dei parlamenti delle nazioni più “avanzate”. Quindi i “mercati” non devono andare proprio da nessuna parte. Essi sono già ovunque ed agiscono già da molto tempo a tutti i livelli. E’ la mistificazione dei termini che viene usata da un po’ di tempo che crea una cultura della schiavitù perenne. Già, perché di schiavitù vera e propria bisognerebbe parlare e non di rapporti economici. L’Economia è stata superata oramai da tempo e la forza lavoro non è più funzionale ai suoi fini, perché l’agente mistificatore non ne ha più bisogno. Chi sarà mai questo agente “segreto” di cui nessuno parla come il reale protagonista della tragedia che stiamo vivendo? La risposta è tanto ovvia, quanto posta come in secondo piano: la Finanza. Ebbene, quest’ultima non ha più un bisogno diretto della “forza lavoro”, perché in un mercato economico globale non ha una grande importanza dove si reperiscano le braccia per produrre. Così puoi far lavorare una bambina in Bangladesch per pochi dollari al mese, come un operaio specializzato in Italia per uno stipendio da fame. Una volta si diceva che la qualità del lavoro fosse un punto forte di un’economia come quella italiana, legata principalmente al mercato manifatturiero. Oggi non è più così vero. Ci sono sempre aziende che producono prodotti d’eccellenza, ma ciò che è cambiato è il fatto che producono sempre più per un mercato ristrettissimo di ricchissimi e non si punta più all’allargamento della qualità per chiunque. Dunque la qualità e l’avanzamento tecnologico le si possono ottenere ovunque a poco prezzo. Il mercato di produzione delle merci in Europa può essere, al pari di quello della Cina o di altri Paesi in crescita economica, tranquillamente retribuito al ribasso. Non si ha più interesse all’incentivare le regole di equità sociale e retributiva come poteva accadere fino a qualche anno fa. E questo semplicemente perché siamo diventati “interscambiabili” proprio per i tanto osannati “mercati”. Essi hanno messo al comando delle istituzioni i loro uomini che hanno sapientemente pilotato questo processo, fino a renderlo per così dire endemico.
Dunque, “che fare?”, avrebbe detto uno che di rivoluzioni se ne intendeva. Bisognerebbe, a mio modesto avviso, capire che il problema sta proprio nel riappropriarsi da parte della Politica delle leve decisionali (più che di quelle del comando, cui non potrà mai realisticamente aspirare). Occorrerebbe che si tornasse a parlare di Politica nel senso letterale del termine, cioé di cose riguardanti la πόλις, che in chiave moderna vuol dire il Paese. Unico accorgimento, però, sarebbe quello dell’utilizzo della πολιτιxη τεχνη, cioè la tecnica dell’arte politica, come diceva Platone, ovvero la capacità di saper fare politica. Oggi c’è uno scambio di ruoli che ha portato alla situazione che stiamo vivendo. Si è sostituita la tecnica in senso lato con quella inerente la Politica in senso stretto, pertanto chiunque sia un “tecnico” in un determinato campo dello scibile umano può fare il politico, cosa assolutamente non vera. Non è perché uno sia un ottimo medico, ad esempio, che di conseguenza sarà un ottimo ministro della Sanità, perché il ruolo di Ministro richiede qualità che esulano strettamente da quelle tecniche del campo in questione. Dovrebbe sì avvalersi di consulenti del campo, ma non necessariamente esserne un rappresentante. Fare politica vuol dire anche prendere decisioni che esulano dallo stretto campo di competenze nel quale si opera ed anche per questo occorre essere preparati. Occorre ridare dignità al lavoro, attraverso politiche tendenti alla valutazione del lavoro in quanto tale, alla sua dignità, alla sua giusta retribuzione. E questo è qualcosa che ha a che vedere ben poco con la volontà dei mercati.
Buon primo maggio a tutt*


Nemulisse

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