“Alle elezioni, alle elezioni”, orsù andiam, andiamo a votar!
Già, siano esse elezioni nazionali od europee è ciò che caratterizza, o meglio dovrebbe caratterizzare, la democrazia nei Paesi cosiddetti democratici. Al di là di chi sia il vincitore, francamente, mi sembra che il problema principale delle democrazie occidentali sia diventato nel corso degli anni quello di un progressivo scambio di posizioni di responsabilità. Mi spiego meglio: come spesso ho sostenuto la Politica ha progressivamente lasciato il passo alla Finanza nel condurre i Paesi e quest’ultima s’è avvalsa di suoi “uomini” per condurre le redini delle nazioni che li hanno lasciati fare. In Italia la cosa ha assunto un carattere macroscopico e questo è avvenuto a partire da una ventina d’anni a questa parte attraverso una generale mistificazione, operata peraltro anche in altri Paesi, secondo la quale v’era una crescente necessità di porre i cosiddetti “tecnici” al posto dei politici. Questo avvenne perché si scambiò l’impreparazione e l’inettitudine della nascente classe politica con la necessità di personaggi “eccezionali” che risolvessero problemi “concreti” con competenze specifiche. Nacque in pratica il lunghissimo periodo di tecnocrati che ha preso il potere spolpando in senso letterale del termine le risorse economiche, in primis, e socio-culturale poi. Ci si dimentica che fino ad allora la Politica, cui spetterebbero le decisioni inerenti l’indirizzo in tutti i campi che un Paese dovrebbe prendere per il suo sviluppo e crescita, s’era presa il proprio compito e s’era avvalsa di più o meno ottimi “tecnici” che avevano il semplice compito di fare il loro di mestiere e non di sostituire la classe sociale che li nominava. Ad ognuno il suo mestiere, avrebbe detto mio nonno. Già, perché è un’usurpazione di competenze quella che s’è operata. Le soluzioni date ai bisogni concreti delle persone da parte della pura tecnica non costituisce la giusta risposta ad esigenze sociali che rispecchiano un panorama ben più vasto. Ad esempio i diritti civili non sono contemplati in decisioni di carattere economico se non si mediano, tali decisioni, con altre tipologie di valori che esulano completamente dall’orizzonte “tecnico” dei calcoli economici. In altre parole sarebbe come cercare di insegnare ad uno studente la metrica usata da Leopardi nel comporre L’infinito senza fargli scoprire l’intima bellezza e le emozioni che tutt’ora trasmette all’anima di chi lo legge. C’è ben altro oltre alla tecnica e questo altro deve essere lo scopo di mediazione della Politica, il mestiere della Politica.
Sì, mio nonno aveva proprio ragione. E mio nonno faceva solo il falegname!