Quando ero piccolo amavo leggere libri e fumetti di fantascienza, soprattutto quelli che parlavano di mondi futuri possibili. Ero letteralmente affascinato dalla tecnologia. Immaginare che un domani si sarebbe potuto visitare altri pianeti o più semplicemente comunicare a distanza, mentre si guidava o passeggiava, galvanizzava la mia fantasia. Finito di leggere fantasticavo su come sarebbe potuta essere l’umanità di lì a pochi anni ed ovviamente mi prefiguravo mondi bellissimi, dove il progresso aveva portato benessere e comodità di ogni genere per tutti. Potremmo dire oggi, a ragion veduta, che avevo una visione ottimistica del futuro.
Purtroppo, guardando con gli occhi dell’adulto di oggi, direi proprio che tale mondo non esiste, e questa “delusione” mi si amplifica nel prefigurare quello che potrà essere il futuro prossimo dell’Italia, almeno basandomi sulla triste realtà che mi circonda e sull’altrettanto triste classe politica e dirigente di questo Paese. Questo mio apparente “pessimismo” si basa sui fatti della vita quotidiana: passi infatti che ho trovato ‘peggiorati’ i miei concittadini, da diversi punti di vista, durante questi mesi di mia assenza dal Belpaese, ma ho per l’ennesima volta constatato come i nostri politici, quelli che dovrebbero avere una visione del futuro per il Paese, siano inconsistenti ed inconcludenti più che mai. Vedendo i “dibattiti” politici in televisione, oltre a trovarci sempre le solite facce che da sole se la cantano e suonano, come si suol dire, ho visto “il nuovo” del panorama politico di destra (i “giovani” di Forza Italia) e di sinistra (per capirci i “renziani” della prima e dell’ultima ora) che mi ha fatto rimpiangere amaramente gente come Andreotti o Craxi (che per quanto detestabili un’idea di futuro comunque ce l’avevano). Se il “nuovo” è rappresentato da gente che per risolvere la situazione economica disastrata in cui siamo crede di aver trovato la soluzione nel permettere “ai giovani di aprire un’impresa in un giorno, invece di fare una trafila estenuante”, allora voglio tornare al vecchio!
Già, perché è vero che in Italia sia tutto molto più difficile a causa della burocrazia elefantiaca, ma ciò che trovo disarmante è come costoro non si rendano conto che permettere ad un “giovane” d’aprire un’impresa in un giorno per poi costringerlo a chiuderla il giorno seguente per le tasse e la mancanza di lavoro è pura demagogia, se non, nel peggiore dei casi, miopia assoluta su quale sia il fondo del problema. E’ come insegnare ad un bambino a rispettare l’ambiente, salvo costringerlo poi a vivere in una discarica per tutta la vita. Quello che gli “sceneggiatori” del nostro futuro non capiscono o fanno finta di non capire è che sia altrove la vera radice del problema e che per quanti sforzi uno faccia per tamponare le falle dello scafo non otterrà mai nulla se non decide di mettere la barca in secco. Sono le regole dell’economia internazionale che strozzano il Paese che vanno messe in discussione, è una visione futura diversa d’Europa che va rivista, è un coinvolgimento degli altri Paesi dell’Unione che è necessario per risolvere anche i problemi di casa nostra. E’ giusto pulire in casa propria, ma se gli altri continuano a tirarci contro la polvere non riusciremo mai a respirare aria pulita.
Ecco, questo è quanto mi aspetterei di sentire da chi s’immagina e progetta il mio futuro. Purtroppo, però, non ci sono più i fumetti di una volta!