A seguito delle recenti elezioni politiche e del successo indiscutibile del movimento 5 stelle, da più parti, ma soprattutto dalla cosiddetta “sinistra”, puntuale come la morte è arrivata la critica alla volontà presunta espressa dal leader del Movimento, Beppe Grillo, di “uscire dall’Europa”. A parte l’inesattezza della cosa (si è fatto riferimento all’euro e non alla UE), personalmente non trovo nulla di così sconvolgente nel mettere in dubbio un’Europa unità soltanto da una moneta, peraltro emessa da organismi privati (ovvero i componenti della BCE, le singole banche private di ogni nazione). Quello che i miopi politici, nostrani e non, sembrano proprio non comprendere è che non vi sarà futuro alcuno per un organismo di tal fatta. La politica dovrebbe avere la capacità di ripensare se stessa, a partire dalle proprie radici che non possono affondare nella melma del mercato finanziario mondiale. Affrancarsi da tale mala pianta è il primo, indubitabile passo da compiere, senza il quale non si potrà mai procedere oltre. Una pianta non si regge sulla chioma, bensì sulle radici, poi sul fusto, infine sui rami e per ultime ci sono le foglie. Bene, l’Europa deve ri-trovare le sue radici, deve ri-pensare se stessa nella comune storia e nel comune pensiero fondativo, altrimenti sarà un gioco al massacro, più o meno lento, con una Germania e forse una Francia da una parte e, pian piano tutti gli altri dall’altra, come tante cenerentole in cucina a pulire le pentole lasciate sporche da altri, senza possibilità di avere un principe all’orizzonte che venga a ribaltare la situazione, fra lo stupore di chicchessia. Mancano i nuovi leaders a livello mondiale; non ci sono più le superpotenze che, fronteggiandosi, formavano un baluardo alla Finanza o tutte le altre forme di prevaricazione oggi tanto comuni. Manca un pensiero profondo, lo stesso pensiero che fece nascere nell’ormai lontano 1957, quando sei Paesi, fra i quali l’Italia, posero le basi dell’odierna Unione Europea, fondando la Comunità del vecchio continente. Lontani quei tempi, lontana Maastricht (1992), lontano il mondo di Altiero Spinelli e d’un sogno d’unità politica. Cosa rimane? Rimane un continente più diviso che mai, con una nazione leader come la Germania che corre decisamente da sola verso un futuro deciso da altri, non accorgendosi di aver imboccata una strada triste, oltre che pericolosa. Una strada che in altri tempi ha portato a sventure e tragedie per il mondo intero e che oggi potrebbe essere percorsa da quei Paesi che, lasciati soli a se stessi, con i loro problemi economici e di tenuta sociale conseguente, potrebbero essere la crepa nella diga d’Europa. Speriamo di no!

Nemulisse

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