Confesso la mia passione giovanile per le saghe di fantascienza. In particolare ricordo una frase detta dal “cattivo” per eccellenza della saga di Guerre stellari, l’imperatore Sheev Palapatine (alias Darth Sidious o Lord Sidious) pronunciata in una scena del sesto episodio (terzo film della serie, girato da Richard Marquand) “Il ritorno dello Jedi”, mentre conversava “amabilmente” con un altro dei personaggi iconici della storia, Dart Vader (nel doppiaggio italiano tradotto Fener): “Everything is proceeding as I have foreseen”, ossia “Tutto procede come avevo previsto”.
Questa frase la potrei pronunciare io in base a ciò che avevo scritto in diversi miei articoli già molto tempo fa, oppure, in modo più appropriato, è ciò che m’immagino che si dicano tra di loro i veri fautori del cambiamento epocale che stiamo vivendo (o subendo, dovrei dire). Già, perché le cose non potrebbero andargli meglio.
Tra finti (o appositamente provocati) “cambiamenti climatici”, guerre “false” che altro non servono se non a contribuire alla distruzione dell’economia europea, deportazione di massa di “profughi” che altro non servono (o serviranno) a contribuire a destabilizzare ancor più da un punto di vista soprattutto sociale i Paesi europei (Italialand in primis) già duramente fiaccati da sanzioni (vere o false), provvedimenti vessatori di diverso genere imposti dall’apparato marionetta burocratico di Bruxelles e Francoforte, e ritorni di finte pandeminchie, adattate con nuove varianti di malattie, direi che se fossi al posto loro non potrei che congratularmi con me stesso. Fin qui hanno fatto un ottimo lavoro, ovviamente dal loro punto di vista. Per non parlare di quanto stanno mettendo in opera per il controllo sociale, attraverso la digitalizzazione della moneta e dei dati di tutte le pecore (noi) governate attraverso la tecnologia, il cui strumento principe, come ho già scritto più di una volta, è il nostro oramai inseparabile smartphone.
Eh, ma i BRICS…
Dunque una tragedia? “Ma no!”, sostengono gli ottimisti. “Ci sono i BRICS, c’è Donald Trump, c’è Putin…”. Insomma ci sono i “salvatori della Patria” che combattono dalla nostra parte. Almeno questa è la narrativa portata avanti da molta gente facente parte della cosiddetta “contro-informazione”, come ad esempio Cesare Sacchetti con il suo “La cruna dell’ago”. Sospendo il giudizio sull’autore, anche se una mia opinione su di lui me la sono più o meno fatta nel corso del tempo. Certamente ciò che trovo poco credibile è la sua narrazione circa la nascita dei BRICS e la figura di personaggi come Trump e Putin. Al contrario trovo imprescindibile per capire l’interconnessione esistente tra i vari gruppi di potere mondiali l’ottimo blog The mirror truth, che riporta con analisi dettagliate i profondi legami tra l’alta finanza dei soliti noti e i potentati economici mondiali, quelli dei mandarini cinesi inclusi.
Figure come quella di Donald Trump o Elon Musk sono considerate, come dicevo, da parte della cosiddetta contro-informazione come quelle di paladini a cui far riferimento per pensare ad un mondo “vecchia maniera”, come quando sembrava a noi tutti che le cose “fossero normali”. In realtà loro, come lo stesso Putin (vero o sosia che sia), fanno parte, tanto quanto i vari Biden, Trudeau, Sunak, Von der Leyen & Co., della massoneria, solo però in logge avversarie a quelle di questi ultimi.
Tralascio la figura di Putin, perché sarebbe troppo lungo delinearla qui. Trump, che oltre alla famosa storia della sua catena alberghiera salvata dal fallimento grazie all’intervento di una piccola banca di proprietà dei soliti Rothschild (storia molto ben raccontata da Pietro Ratto nei suoi libri “I Rothschild e gli altri” e “Rockefeller e Warburg, le famiglie più potenti della terra”), ha stretti legami, attraverso il genero Jared Kushner con la comunità ebraica cashidica, nonché proprio tramite quest’ultimo ed il figlio Donald Jr., è legato al gigante Blackrock, quindi di nuovo ai Rothschild. Mi voglio soffermare un pochino di più su Musk, da tutti visto come un visionario un po’ pazzoide e genialoide.
La mobilità “green”
Tra le tante attività del vulcanico personaggio c’è quella, come tutti sanno, dell’imprenditore, ed in special modo quella di costruttore di auto elettriche con il marchio Tesla. Ma la produzione di auto elettriche ha in sé qualcosa che non torna affatto. Personalmente ho intervistato un operaio della sede berlinese di questa fabbrica di automobili, incuriosito dai metodi, le quantità e le tempistiche di produzione (a Berlino, in particolare, si produce il modello Y della gamma). Ebbene, con mio sommo stupore ho scoperto che ogni giorno lo stabilimento di Musk sforna circa 1.000/1.200 auto (una ogni 45 secondi, secondo un ciclo di produzione H24 suddiviso in tre turnazioni di lavoro, da 8 ore ciascuna). Ovviamente il numero di vetture prodotte, che si vorrebbe portare ad una ogni 40 secondi, dipende da inconvenienti che possono capitare in catena di montaggio. Tradotto tutto ciò vuol dire che al ritmo attuale di produzione lo stabilimento sforna ogni mese circa 36mila vetture, ossia 432mila all’anno. Se si scendesse come tempo di realizzazione ad una ogni 40 secondi (in Asia già producono al ritmo di una ogni 35 secondi), vorrebbe dire una produzione media di 720mila veicoli all’anno. E questo solo per il modello Y.
Ora, calcolando che, secondo il Sole24 Ore, la produzione di auto elettriche BEV (Battery Electric Vehicle, quindi non ibride) venduta lo scorso anno in Europa ammonta a 1,56milioni di unità (di cui Tesla appunto con il suo modello Y la fa da padrone con 137mila veicoli venduti, seguita dall’altro suo Modello 3 con 91.500 veicoli venduti) e con un ritmo di produzione sempre in crescita (almeno stando alle previsioni) la domanda sorge spontanea, come avrebbe detto Catalano: ma con tutte queste auto elettriche prodotte, cosa pensano di farci? Questo quesito nasce anche dalla considerazione che il terzo modello venduto è risultato essere l’ID.4 della Volkswagen, ma con solo 67.500 immatricolazioni e tutti gli altri modelli a calare. Per non parlare del fatto che il prezzo medio di una Tesla Y va dai 50 ai 60mila euro circa. Quanti europei si potranno permettere il lusso di lasciare le proprie “vecchie” auto a combustione, magari comprate solo un paio di anni fa, in favore di un veicolo elettrico?
Tutto questo per non dire della “presunta” convenienza dell’elettrico, sia in quanto a costi di produzione e rendimento energetico, sia in quanto a possibilità reali di produzione di “energia pulita”. A tal riguardo molto interessanti sono le considerazioni fatte dall’ingegner Fabio Castellucci (le potete trovare in diverse interviste online: ad esempio qui o qui).
A mio parere troveranno quindi una qualche forma di “incentivi” per far passare forzosamente alla mobilità elettrica, magari rendendo di fatto impossibile sostenere economicamente i costi di un’auto “tradizionale”, offrendo nel contempo la meravigliosa possibilità di usufruire di una BEV (e quindi del potersi spostare con un mezzo “proprio”) in cambio dell’ennesima dose di vaccino o della definitiva abdicazione della privacy. Il tutto nell’ottica del massimo spostamento consentito nelle “città da 15 minuti”, quindi perfette per la scarsa autonomia della mobilità elettrica. In pratica ve ne dovete stare in recinti cittadini, dove potete essere facilmente controllati. Il tutto sempre con la scusa della “salvaguardia dell’ambiente”. In pratica avremo una massa di persone convinte che il mondo sta morendo a causa della scelleratezza umana. A tal uopo hanno creato una massa di giovani generazioni di “dementi per il clima”, i quali, tra una secchiata di vernice ad un’opera d’arte o un monumento e un’incollata d’arti all’asfalto cittadino, pensano di salvare il pianeta. Il tutto rimproverandovi, voi sporchi automobilisti di Panda inquinanti! Tralasciando il fatto che nel medesimo tempo i potenti della terra si riuniscono periodicamente in luoghi favolosi del pianeta per dire a noi tutti come dobbiamo comportarci per non inquinare, mangiando grilli e carne sintetica, mentre loro si spostano esclusivamente con jet privati, mangiando manicaretti assai costosi, prodotti e cucinati alla “vecchia maniera”.
Il meraviglioso mondo di Italialand
Dunque, mentre i destini del mondo passano attraverso la “finta” guerra ucraina, l’ennesimo rigurgito di pandeminchia, i “cambiamenti” climatici, l’immissione forzata e forzosa di africani nel Vecchio continente e la sempre più manifesta rovina economica di quest’ultimo, nel meraviglioso mondo di Italiand, fra le tante minchiate (per i puristi della lingua, vedasi il link messo) con le quali vengono cibati gli italioti, due in particolare hanno occupato per settimane intere tutti i mass-media ed i salotti “bene” e “non” della Penisola: il generalissimo Roberto Vannacci, detto (da me) “piedone l’africano”, e la pesca del desiderio dell’Esselunga.
Il primo l’ho voluto soprannominare così perché mi ha ricordato molto, in un’immagine pubblicata per il settimanale italiota “Chi”, un personaggio interpretato da Bud Spencer (Carlo Pedersoli) in una tetralogia uscita negli Anni Settanta per la regia di Steno. Il generalissimo, personaggio creato ad hoc per spostare l’attenzione dell’italiota medio, è palesemente un gatekeeper, per usare un linguaggio “moderno”, ossia un infiltrato del sistema, come si sarebbe detto una volta. Magari fonderà anche un suo movimento politico, per dividere (come se ce ne fosse bisogno) ancora un po’ l’opinione pubblica nostrana. D’altra parte l’uomo forte, tendente al cazzone, ops… volevo scrivere allo sbruffone, è sempre piaciuto dalle nostre parti.
Ma si sa, gli italioti sono anche molto ondivaghi, quindi bisogna dargli anche storie più “leggere” e di “buoni sentimenti” su cui spostare la propria attenzione. Quindi? Che si fa? Ma semplice, si monta un caso su cui farli discutere animatamente per settimane a partire da uno spot commerciale “paraculo”, come si direbbe nella Capitale. Uno spot di quelli strappalacrime, come quelli che ogni anno, puntualmente, sotto Natale, sforna in Germania una notissima catena di supermercati. Buoni sentimenti nei confronti della nonna o del nonno di turno questi ultimi, buoni sentimenti nei confronti della piccola bambina di genitori divorziati nel primo.
D’altra parte perché mai dovrebbero focalizzarsi su una situazione economica e sociale a dir poco disastrosa i concittadini della bella famigliola della Esselunga? Non sia mai che poi a qualcuno (oramai un essere in via d’estinzione) gli venisse voglia di protestare, o chessó, di ribellarsi contro il governo fantoccio di turno.
Già, perché non vale neanche la pena oramai vedere chi sia l’incaricato di turno a passare le carte a Palazzo Chigi. A tal proposito il concetto lo aveva ben chiarito il salvatore della Patria Mario Draghi, allorquando ricopriva ancora il ruolo di capo della BCE: “I mercati non temono le elezioni, le riforme hanno il pilota automatico”. Ed è solo quello che conta. Le decisioni vengono prese altrove. Il popolo, in pratica, s’illude di contare qualcosa attraverso la scelta di candidati fantoccio di questo o quel partito. Esemplare a tal riguardo la frase dell’altro uomo forte di Goldman Sachs, il venerabile professor Mario Monti, allorquando in un’intervista del 2015 ebbe a dire: “Si può sperare che l’opinione pubblica acquisti consapevolezza della perdita di leadership da parte di chi governa? È possibile che le pecore prendano a guidare il pastore nella buona direzione, assumendo anche il controllo del cane da pastore? Un po’ difficile.”. Quindi pecore, pascolate e zitte!
Israele, bel suol d’amore
Mentre sto per concludere questo mio lungo articolo (come al solito, direte voi! Ma d’altronde non si possono racchiudere così tanti argomenti e considerazioni in un tweet) arriva la notizia dell’attacco di Hamas in più parti d’Israele. La situazione è tutt’ora in divenire e, a parer mio, è un po’ troppo presto per dire cosa stia realmente accadendo: reale attacco secondo gli uni (ossia i sostenitori di Israele), “false flag” secondo gli altri (i sostenitori dei palestinesi). È molto probabile che possa trattarsi dell’inizio vero e proprio dell’escalation della Terza guerra mondiale (già in corso in più parti del globo: Europa, Africa, Asia ed ora Medio Oriente sotto diverse forme). In ogni caso è l’ennesimo sintomo della lotta che si sta svolgendo ai vertici dei gruppi di potere massonici, mai come ora in contrasto tra di loro per decidere chi sarà a guidare il mondo prossimo venturo, quello del controllo digitale verso cui tutti, nessuna delle grandi potenze escluse, si stanno dirigendo a vele spiegate.
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