Auf Wiedersehen mia bella Italia
“Partire è un po’ morire, rispetto a ciò che si ama, poiché lasciamo un po’ di noi stessi in ogni luogo ad ogni istante.”.Così recita una bella poesia di Edmond Haraucourt (Rondel de l’adieu).
Il partire per un futuro ignoto ed incerto è proprio l’oggetto del bel libro Auf Wiedersehen Italia, in fuga verso il futuro, edito da Armando Editore, scritto da Leopoldo Innocenti, giornalista Rai ed inviato di guerra per oltre 40 anni. L’autore ha saputo condensare in 16 interviste fatte ad altrettanti nostri connazionali “emigrati”, i motivi che li hanno spinti a lasciare il proprio Paese, attraverso le più disparate esperienze di vita e di lavoro in molte parti del mondo, per approdare infine in Germania, meta di speranze e nuovi propositi per molti.
Cosa spinge tutte queste persone a vedere nel Paese dei crauti e del freddo intenso, dove la lingua sembra essere uno scoglio insormontabile da superare e le abitudini così dissimili da quelle latine, una scelta in molti casi definitiva di vita? E’ tutto vero quanto si pensa comunemente circa la proverbiale efficienza tedesca? Cos’hanno in più da offrire ad un giovane che ha deciso di andare via dall’Italia i rigorosi ed intransigenti tedeschi?
Queste alcune delle domande che si è posto da attento osservatore, ancor prima che da esperto giornalista, Innocenti, ricavando un quadro completo dei pro e dei contro riscontrati da quanti ha intervistato: dalla giovane pugliese in fuga dalla provincia italiana che corona il suo sogno d’insegnante d’italiano in Germania, al videomaker siciliano che ha realizzato i suoi sogni professionali e di vita privata in una città come Berlino, dove i tabù sessuali non fanno parte della propria storia civile e sociale; dalla corista di fama internazionale, al musicista di jazz; dal medico affermato professionista presso l’ospedale Charité, alla guida turistica che fa scoprire le particolarità della capitale tedesca a disinformati turisti italiani che credono che l’Oktober Fest si tenga proprio qui; oppure la giovane bresciana che è diventata parte del management di un’importante azienda che si occupa di start up.
Tutti spaccati di vita, tutte storie ancora in fieri che hanno contribuito all’analisi di un fenomeno purtroppo in crescita in Italia, appunto quello della ricerca di un futuro esistenziale altrove. Innocenti, con delicatezza sì, ma con esperienza e maestria, come la levatrice di socratica memoria, tira fuori dai racconti dei suoi interlocutori un quadro a tutto tondo del rapporto fra i due Paesi, mettendo in risalto tanto i punti a vantaggio quanto quelli a sfavore di entrambi.
Un antico adagio dice: “I tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano; gli italiani stimano i tedeschi, ma non li amano”. Forse è vero, comunque questo significa che il rapporto tra le due nazioni è stretto e questi 16 figli della madre-madrigna Patria sono fra le più belle testimonianze che uno scrittore potesse regalarci sull’argomento.