Le foglie di Berlino

Le foglie di Berlino

Ci sono le foglie che cadono fra i viali di Berlino.
Tempo è passato da quando è partito per arrivare in Germania, con la valigia piena di cibo e speranze.
Al paese, giù in fondo allo Stivale, ha lasciato un pezzo di cuore ed un pugno di ricordi: quelli dei giovani, quelli che in parte si dimenticano con facilità, quelli che lo accompagneranno per tutta la sua vita futura. E’ arrivato alla stazione di mattina presto, quando ancora fuori è buio, quando il freddo pungente ti entra dentro nonostante la maglia di lana, quella che mamma t’ha dato il giorno prima di andare via, piangendo.
Ce n’è voluta di voglia d’andare via, di fuggire per tornare indietro; ce ne sono voluti di pianti strozzati in un cuscino stretto forte su di una branda dura e maleodorante.
Eppure no; eppure la voglia di scappare era soffocata da quella di non tornare da sconfitto laggiù, al paese, dove le lettere che mandava erano quelle di chi ce l’aveva fatta, di chi era riuscito dove altri avevano fallito. Ed allora giù ad ingoiare rospi, a maledire la gente che lo circondava urlandogli addosso la sua incapacità di parlare la loro lingua e cercando rifugio tra quegl’altri, quelli che la sua lingua la parlavano, ma che lo sfruttavano in cucina a lavare gli avanzi dei ricchi signori, quelli che urlavano anche la loro ricchezza a suon di marchi.
Intanto passavano gli inverni, le primavere e le estati, quelle calde che si poteva andare a fare il bagno al lago con gli amici, quelli veri, quelli come te.
Poi arrivò lei, un giorno al ritorno dal lavoro, quando già parlava un po’ della lingua di chi gliel’aveva gridata in faccia, solo poco tempo prima; era bella, bionda, come l’aveva sempre sognata fin da quando aveva messo piede nel Paese dell’efficienza e delle patate arrostite. Il libro le era scivolato giù, mentre scendeva dal treno e s’era andato proprio ad infilare nella fessura tra la banchina e le porte, cadendo sui binari. Appena partito il treno, con un gesto d’altri tempi, da eroe romantico, s’era calato giù fin su quei binari, senza pensarci due volte, riemergendo con l’oggetto che gli avrebbe aperto le porte del paradiso: un sorriso, un danke ed un capitolo nuovo s’era aperto nella sua vita.
L’avesse visto sua madre, giù al paese, mentre volava un metro sopra la terra quella sera rincasando!
Diversi erano i piatti sporchi del giorno dopo, quelli stessi che aveva avuto voglia per tutto quel tempo di lanciare fuori dalla finestra; diversa pure la puzza dei crauti che veniva dalla casa di fronte, mentre il sonno tardava a venire.
Lei lo aspettava davanti all’Anhalter bahnhof, quel pomeriggio di primavera. Il sole era dolce e feriva le foglie che, verdi, facevano i tigli più belli e sorridenti. Una coppia di anziani, mano nella mano, passeggiavano lungo il viale, mentre ragazzi giocavano sul piazzale antistante i bei ruderi in mattoni rossi. Aspettò a lungo, con i biondi capelli accarezzati da un leggero vento, quello che annunciava l’estate prossima della vita; lui non arrivo mai. Lei andò via cercando spiegazioni che nulla dicevano di ciò che era successo. Non ne seppe più nulla e sentì d’essere stata illusa da quegli occhi scuri e profondi che avevano solo voglia di giocare con il cuore delle donne: un vero peccato!
Già, un vero peccato, ho pensato anch’io leggendo un breve epitaffio su d’una tomba nel cimitero Dorotheenstädtischer Friedhof; così recitava: “Qui giace…, giovane italiano venuto in cerca di fortuna, morto in un giorno di primavera mentre andava ad incontrare il suo più grande amore”. La vita è più strana di un romanzo, ho pensato mentre m’allontanavo.
Ed intanto ci sono le foglie che cadono fra i viali di Berlino.

Era d’estate, poco tempo fa

Era d’estate, poco tempo fa

“Era d’estate poco tempo fa
Ora per ora noi vivevamo
Giorni e notti felici senza domani
Era d’autunno e tu eri con me
Era d’autunno poco tempo fa
Ora per ora senza un sorriso
Si spegneva l’estate negli occhi tuoi
Io ti guardavo e sognavo una vita
Tutta con te
Ma i sogni belli
Non si avverano mai
Era d’estate e tu eri con me
Era d’estate tanto tempo fa
E sul tuo viso lacrime chiare
Mi dicevano solo addio”
Mi dicevano addio, soltanto addio”

Non è la ricorrenza di una nascita o una morte, è solo la voglia di ricordare un bravissimo autore con un’altrettanto bella canzone nel giorno della morte di un altro grande

The enemy is listening

The enemy is listening

What a surprise! Americans are listening the others countries, all over the world . Oh my God! It’s unbelievable… Many people are fallen from the tree, like the apple on the head of Isaac Newton, when the Guardian revealed that the NSA, the national security agency, with the telephone company Verizon, controlled and still control all kind of communications, also in internet with a system called Prism. 1984, the Novel by G. Orwell is among us. Welcome in the real world, people! This seems to be like when all know a secret of a person and when it comes out everybody feign surprise. Maybe that, from now on, all the leaders of the countries involved into the scandal will comunicate with homing pigeons. It is more sure, maybe. Until Obama will shoot them for dinner!

Spiriti acuti

Spiriti acuti

Ho sempre avuta una smisurata simpatia per le intelligenze vive, per le persone sagaci, quelle a cui non devi spiegare molte cose perché ti comprendano o capiscano al volo una situazione. L’ironia spesso è una logica conseguenza di tale qualità e si può esplicitare nelle più svariate forme. Ho conosciuto persone colte, ma di una noia totale, direi morte dentro fin dalla nascita o diventate tali pian piano, nel corso di un lungo allenamento mentale e morale. 
Al contrario ce ne sono, vivaddio, che sprizzano vitalità da ogni ganglio del cervello. Fino a qualche anno fa la loro conoscenza avveniva prevalemente di persona. Oggi, nell’era digitale, ho iniziato a seguire ed apprezzare molte persone sui social network: Facebook, Twitter e qualche blog come il mio. Devo dire che molte di quelle più stimolanti sono donne, ma non ne faccio una questione di sesso. Un’intelligenza viva è bella da osservare anche in un bambino che, come direbbero i tedeschi o come dicevano i greci antichi, non ha un sesso ben definito, tanto da connotarlo con un genere specifico. 
Con alcune di queste belle persone sono entrato direttamente in contatto; con altre c’è un “dialogo” a distanza, fatto di reciproci “sguardi” ed osservazione “telematica”, per usare un termine desueto. Molto meglio un messaggio di pochi caratteri, ma ben pensati che un sermone di mezz’ora di tanti tromboni che ci sono in giro. Come molto meglio è anche un pezzo scritto con “finta” trascuratezza e con quelle che i benpensanti direbbero essere volgarità e parolacce (in realtà con un loro ben specifico significato semantico) che un merletto scialbo e senza contenuto di qualche affermato scrittore più blasonato. Poi ci sono coloro i quali con un’immagine messa a commento di una grande verità di qualche scrittore o filosofo sanno donare maggiore incisività a tale citazione. Altri ancora con una sola vignetta riescono a ad essere ben più caustici e riassuntivi, circa la realtà che ci circonda, che cento discorsi di sociologi e tuttologi da “ospitata” televisiva.
Gli anarchici nell’800 usavano dire, con riferimento a chi veniva arrestato, che una risata avrebbe seppellito le disuguaglianze ed avrebbe fatto prevalere i diritti di chi lottava per essi con consapevolezza: ce ne fossero di persone in grado di fare ridere questo nostro mondo decadente! Allora viva l’intelligenza acuta! Viva la libertà di pensiero! Viva l’autonomia dei liberi spiriti!

Storie d’altri tempi

Storie d’altri tempi

Μῆνιν ἄειδε θεὰ Πηληϊάδεω Ἀχιλῆος
οὐλομένην, ἣ Ἀχαιοῖς ἄλγε᾽ἔθηκε
,

πολλὰς δ᾽ἰφθίμους ψυχὰς Ἄϊδι προΐαψεν
ἡρώων, αὐτοὺς δὲ ἑλώρια τεῦχε κύνεσσιν

οἰωνοῖσί τε πᾶσι, Διὸς δ᾽ ἐτελείετο βουλή,
ἐξ οὗ δὴ τὰ πρῶτα διαστήτην ἐρίσαντε
Ἀτρεΐδης τε ἄναξ ἀνδρῶν καὶ δῖος Ἀχιλλεύς.

Sing, goddess, the anger of Peleus’ son Achilleus
and its devastation, which put pains thousandfold upon the Achaians,
hurled in their multitudes to the house of Hades strong souls
of heroes, but gave their bodies to be the delicate feasting of dogs,
of all birds, and the will of Zeus was accomplishedsince that time
 when first there stood in division of conflict Atreus’ son
 the lord of men and brilliant Achilleus.

Canta, o dea, l’ira d’Achille Pelide,
rovinosa, che infiniti dolori infisse agli Achei,
gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde
d’eroi, ne fece bottino dei cani,
di tutti gli uccelli -consiglio di Zeus si compiva-
da quando prima si divisero contendendo
l’Atride signore d’eroi e Achille glorioso.

Achille contro Ettore – vaso greco
La comprensione di ciò che è più grande di noi

La comprensione di ciò che è più grande di noi

La leggenda ci tramanda una bella parabola su S. Agostino che incontrò un bambino intento a versare in una buca sulla spiaggia l’acqua del mare. Il filosofo chiese al fanciullo cosa stesse facendo e quello gli rispose che voleva racchiudere in quella buca l’acqua del mare. Agostino gli disse, a quel punto, come potesse pensare di racchiudere il mare in una buca così piccola. Per tutta risposta si sentì dire che era lo stesso paradosso che si poteva applicare a lui quando tenteva, con la sua mente limitata, di comprendere il concetto di Dio. Ebbene quest’ultima è la sensazione netta che mi viene in mente quando sento parlare o leggo opinioni di commentatori a vario titolo, nazionali ed esteri, degli avvenimenti della quotidianeità del mondo intero, avvenimenti che vanno dalla crisi economica interna ai singoli Paesi, alle tragedie degli ultimi del mondo che decidono di affrontare perfino la probabilità di morire pur di sfuggire ad un destino di certo annientamento. Tentiamo di barcamenarci tutti, me compreso, fra lo scaricamento da parte di poteri malavitosi del loro referente politico in Italia e l’elezione a Cancelliere, anzi Cancelliera visto che il termine in Germania esiste da sempre, per la terza volta di Angela Merkel. Poi, analizzando un po’ più a fondo, mi accorgo che è come voler capire un gioco più grande di noi con strumenti non adeguati, in questo caso quelli che ci vengono messi sotto il viso da chi ha l’interesse a farlo, e proprio come Agostino di Ippona tentiamo di capire come vanno le cose del mondo con strumenti limitati in partenza. Allargando un po’ i nostri orizzonti di conoscenza c’è da rimanere basiti; tanti anni fa il giudice Falcone riferì in una trasmissione televisiva condotta da Santoro che, avendo interrogato l’allora pentito di mafia Buscetta circa i rapporti della Politica con Cosa Nostra quello gli rispose che preferiva non parlarne perché avrebbe perso di credibilità. Voleva dire, Buscetta, che i rapporti erano tali (vedi poi processo Andreotti) che in qualità di pentito avrebbe perso di credibilità nei confronti dei suoi interlocutori. Ebbene, questo è quanto viene in mente analizzando ciò che sta avvenendo a livello globale da oramai un bel po’ di anni a questa parte. Una delle ultime chicche in ordine di tempo riguardo questo argomento viene proprio dalla Germania. In pratica il potente ex ministro degli interni tedesco Wolfgang Schäuble, assieme ad altre “menti geniali”, quale il nostro ex ministro degli Esteri Franco Frattini, hanno architettato una struttura di servizi segreti europei con il compito di controllare chi non ha la stessa opinione sulle politiche messe in atto da chi ha il potere in Europa (banche e Finanza in genere), agli evasori fino ad arrivare ai cosiddetti demagoghi. L’UE ha in questa maniera creato i presupposti per assicurarsi un controllo inevadibile sui cittadini. Cosa che fin ora con i servizi d’informazione nazionale era facilmente eludibile. Ora Bruxelles ha assunto 1.300 collaboratori. Messo a disposizione 230 milioni di euro per assicurarsi che il progetto venga completato. Sei nuovi gruppi di servizi segreti con a capo un’Analysis Center. L’INTCEN, il centro di spionaggio europeo deve produrre delle valutazioni basandosi su tutte le fonti d’informazione. Annualmente l’EU INTCEN crea circa 200 rapporti riguardanti argomenti strategici e 50 rapporti speciali oltre che a briefing. A chi siano destinati tali documenti lo decide il titolo stesso delle valutazioni, a seconda si tratti di organi o paesi presi in considerazione nei vari rapporti dell’EU INTCEN. La maggior parte sarà comunque a disposizione delle più alte cariche dell’UE, oltre alla direzione della EAD, Commissione europea e i Paesi dell’Unione europea (PSK) su cui verrà riportata la dicitura “Da prendere in considerazione solo se necessario”. In sostanza una sorta di Grande Fratello di orwelliana memoria di cui la quasi totalità dei cittadini europei ignora l’esistenza. Così mentre la gente è giustamente tutta presa dai problemi della vita quotidiana, causati in gran parte dagli stessi che li tengono a loro insaputa sotto controllo, questi ultimi si sono già attrezzati per prevenire eventuali dissenzi sociali.
E noi continuiamo a parlare del nano di Arcore, tanto…

JAN VAN SCOREL – S. Agostino ed il bambino

Le sirene che c’incantano

Le sirene che c’incantano

Triste la sorte di quei marinai che si lasciano ingannare dal canto delle sirene, Omero l’aveva in modo magistrale esposto nell’Odissea, Heine poeticamente lo ha ripreso in questa splendida poesia. Guardatevi dalle Lorelei che trovate sul vostro cammino!

 
Die Lorelei

  Ich weiß nicht, was soll es bedeuten,
Daß ich so traurig bin,
Ein Märchen aus uralten Zeiten,
Das kommt mir nicht aus dem Sinn.
Die Luft ist kühl und es dunkelt,
Und ruhig fließt der Rhein;
Der Gipfel des Berges funkelt,
Im Abendsonnenschein.   Die schönste Jungfrau sitzet
Dort oben wunderbar,
Ihr gold’nes Geschmeide blitzet,
Sie kämmt ihr goldenes Haar,
Sie kämmt es mit goldenem Kamme,
Und singt ein Lied dabei;
Das hat eine wundersame,
Gewalt’ge Melodei.
  Den Schiffer im kleinen Schiffe,
Ergreift es mit wildem Weh;
Er schaut nicht die Felsenriffe,
Er schaut nur hinauf in die Höh’.
Ich glaube, die Wellen verschlingen
Am Ende Schiffer und Kahn,
Und das hat mit ihrem Singen,
Die Loreley getan.
Non so che sia, che triste
Pensiero mi affatica:
In mente fissa, insiste
Una leggenda antica.
    S’infresca, il sol s’adima,
Placido scorre il Reno:
Fiammeggia al monte in cima
Il roseo ciel sereno.
    Siede lassù la Fata
Bella mirabilmente;
Brilla la veste aurata,
Ha lampi il crin fulgente.
    Con pettin d’or, cantando,
Il biondo crin ravvia,
Intorno dispiegando
Mirabil melodia.
    Al canto s’impäura
Il povero nocchiero.
Il picco più non cura,
Chè all’alto è il suo pensiero.
    Barca e nocchiero intanto
Il gorgo travolgeva;
E questo col suo canto
La Lorelei faceva.

Heinrich Heine, 1822 (1799-1856)

Eduard Jakob von Steinle – The Lorelei

 
L’Italia vista dalla Luna

L’Italia vista dalla Luna

“Essere morti o essere vivi è la stessa cosa”, questa la frase messa in chiusura nel bell’episodio, girato nell’ormai lontano 1966 da P. Paolo Pasolini, dal titolo La terra vista dalla Luna. Ecco, proprio come vista dalla Luna mi appare l’Italia oramai dall’estero e la frase di chiusura del cortometraggio del grande scrittore/regista sembra essere il triste epilogo del popolo italiano, letteralmente preso a schiaffi dai politici, dai finanzieri e dalla comunità internazionale di chi conta nel mondo.
A ben guardare dalla “Luna” l’Italia sembra essere veramente piccola, così come appare una piccola cittadina di provincia rispetto ad una capitale; purtroppo non trovo occhiali adatti a farmi vedere tale panorama in modo differente. Una cosa però mi è sempre stata chiara fin da quando ho iniziato a scrivere in questo blog, ovvero di chi sia la colpa ultima di tutto questo. A ciascuno dei miei connazionali basterebbe uno specchio messo davanti il proprio viso per vedere il colpevole, me compreso forse. Per chi ha deciso di continuare a vivere nel Paese dei balocchi, o per scelta o per necessità dovrebbe avere bene chiaro che la chiave di volta della disastrosa situazione rimane sempre nelle proprie di mani. Più di sei mesi fa scrissi un post nel quale m’auguravo che la rivolta dei contadini in Sicilia fosse il prodromo ad una sollevazione popolare in tutta Italia. Non solo tale rivolta non c’è stata, ma la giustissima rivendicazione dei contadini fu stigmatizzata a destra e a manca come fosse il diavolo incarnato nella disperazione della gente sollevatasi.
Ed allora eccoci arrivati alla fine di un’altra estate, l’ennesima in cui si è sempre sentito parlare delle solite cose, in cui si sono sentite le solite promesse da parte dei soliti incapaci e con le solite sommesse lamentele da parte della popolazione. Tra un vecchio satrapo che non si rassegna ad uscire dalla scena politica, ad un pupazzetto che si destreggia tra messaggi ecumenici e paragoni usando vecchi spot pubblicitari si è arrivati di nuovo alle porte dell’inverno: un lungo, lunghissimo inverno, che vedrà lacrime e sangue per molti ed indifferenza per pochi. Il tutto ovviamente fra una partita di pallone e l’altra che rallegreranno gli animi del popolino italiota fino ai prossimi importantissimi campionati del mondo di calcio. D’altra parte mi pare che anche Marx avesse detto che “Il calcio è l’oppio dei popoli”, no? O forse mi sbaglio?…



Chapeau al vecchio monarca

Chapeau al vecchio monarca

E sì che sono sempre stato uno dei suoi critici più accaniti, ma questa volta lo devo ammettere: è stato veramente bravo! Eh sì, è stato veramente bravo il nostro Giorgio I, anche lui della “vecchia scuola” come l’altrettanto bravo Papa Francesco I, la scuola di quelli che “hanno studiato”, cosa fondamentale e che vado ripetendo ultimamente come un mantra: chi ha “studiato” ed ha una formazione per così dire “umanistica” si vede e, contrariamente a quello che si crede, alla lunga si nota, fà la differenza. E lui è uno che ha studiato alla vecchia scuola del Pci, quando ancora era “comunista amendoliano”. Così oggi ha dato una lezione, direi quasi una bastonata a quell’esempio di fine “intelletuale”, di vero maestro del trasformismo nonché piazzista porta a porta, o meglio di televisore in televisore, il cavaliere per eccellenza, l’ancora probabilmente per poco senatore Berlusconi. Eh già, una vera tortorata in capo è quella che il vecchio e venerando, da tutti osannato Pdl compreso, Capo dello Stato ha assestato con la nomina “a sorpresa” di quattro senatori a vita che si vuole come “vicini politicamente” alla “sinistra” (che parola di sapore antico, oramai!). L’ha battuto sul tempo, come si suol dire. Ha provato il cavaliere a minacciare la caduta del Governo in caso di voto favorevole, che in un Paese civile sarebbe scontato a prescindere, al decadimento della sua carica di senatore in quanto condannato in via definitiva a quattro anni di carcere (che non farà mai!). Troppo tardi! I quattro “cavalieri dell’Apocalisse”, almeno potenzialmente, potrebbero “garantire” al Governo di re Giorgio I, ops… al Governo Letta di sopravvivere, grazie ad una probabile maggioranza anche al Senato. Eh sì, veramente bravo, direi l’esempio palese della superiorità di un cervello fatto per pensare perché formatosi su basi “solide”, altro che la spavalda ignoranza di una “classe dirigente”, compresa quella dell’attuale Pd (quel che resta del passato politico da cui proviene proprio re Giorgio) oltre quella del Pdl, fatta di gente costituzionalmente incapace di “pensare”, perché di formazione “povera”, dell’immediato, del risultato legato all’apparente successo, incapace di vedere “lontano”, incapace di pensare, nel senso più nobile del termine. E si vede! Chapeau al vecchio monarca.
Il carro dei “giusti”

Il carro dei “giusti”

Come scrissi esattamente un anno fa, il tempo di mettere a frutto la lunga strategia preparatoria da parte degli “esportatori” di democrazia a suon di bombe sembra essere arrivato. E’ d’uopo ora assistere al solito balletto di dichiarazioni di principio del vicepresidente americano, piuttosto che del ministro degli estreri francese o quello inglese: tutta “brava” gente che s’affanna a spiegare al mondo intero come sia necessario non essere indulgente contro le solite “prove” non provate che l’Onu, prontamente ed immancabilmente, si sforza di trovare ora contro il regime di Bashar Hafiz al-Asad, così come ieri provava a giustificare l’attacco a Ṣaddām Ḥusayn. Immagini di morti, non si sa bene vittime di chi, quando decedute, messe in onda guarda caso proprio ora da media compiacenti sono il grilletto della solita pistola fumante. Anche fosse vero (fare vittime, per opera di qualunque mano questo avvenga, è un atto esecrabile a prescindere) che fossero state le truppe governative e non quelle dei ribelli, come da altre fonti si ipotizza, ad usare armi chimiche, ci sarebbe quantomeno da chiedersi come mai solo ora, alla fine dell’impegno statunitense in Afghanistan, ci si stia “finalmente” preoccupando di questo angolo di mondo. Senza parlare del vespaio politico che nel mondo musulmano una guerra dell’Occidente causerebbe, anche alla luce dello scontro tra Sciiti e Sunniti. E l’Italia? Il nostro ministro degli Esteri per il momento si limita a prospettare soluzioni “politiche”, ma vedrete che ben presto, quando il caldo vento delle bombe inizierà a soffiare con più forza, anche il Paese che preferisce gli F35 al benessere sociale troverà un suo posticino sul carro dei “giusti”.


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