Pensieri sparsi di metà estate

Pensieri sparsi di metà estate

Prendendo spunto dall’ultima, ennesima, cavolata di un sindaco leghista, tale Susanna Ceccardi di Cascina, mi viene voglia di tornare su alcune considerazioni  che riguardano il nostro piccolissimo Paesino di provincia del mondo. La sindaca, o sindachessa che dir si voglia, ha ripristinato i crocefissi sulle pareti degli edifici pubblici in nome della nostra presunta appartenenza alla civiltà cattolica. Ebbene lascio stare i commenti che si potrebbero fare al riguardo e mi limito ad esaminare la questione da un punto di vista esterno ai piccoli giochi e le piccole ripicche “politiche” sulle quali, di volta in volta, si accapigliano i nostri politucoli da strapazzo e, dietro loro, il popolino degli italioti. M’immagino le crasse risate che che si faranno di continuo coloro i quali decidono come debbano andare le cose del mondo. Un Paese come il nostro, c’è da dire, che si presta più di altri al conttrollo totale attraverso tali escamotage tendenti a distrarre il popolino dai veri problemi e a cui dovrebbero guardare.
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Altra considerazione: singolare come il nostro sia il solo Paese dove apparentemente l’intelligence sia in grado di capire quali soggetti “musulmani” siano veramente pericolosi e quali no, tanto da espellerli dal Paese dove non si parla neanche l’inglese. In altre nazioni dove l’immigrazione è molto più radicata, invece, non si riesce a scoprire mai nulla e si organizzano attentati a gogò. Veramente singolare…
Venghino, signori venghino, più gente entra e più cretini si vedono. E mi limito a questo…

Brexit in pace

Brexit in pace

Per tutti quelli che “i giovani sono stati contro la Brexit”…
Ai giovani, al contrario, della UE non gliene può fregare di meno. Su 30milioni di votanti circa sono stati quelli che hanno votato di meno. I sondaggi, fatti per i titoli dei giornali di regime, sono stati fatti al massimo su un campione “rappresentativo” di poco più di 4mila persone  (su 30milioni di votanti, per l’appunto). Quindi sono rappresentativi di cosa? La petizione online che vorrebbe far “rivotare di nuovo” è sempre stata fatta per i titoli dei giornali e per “influenzare” l’opinione pubblica. La possono votare da qualunque parte del mondo e i dati sono vagamente manipolati (andateveli a vedere: ad esempio in Vaticano hanno votato a favore poco più di 40mila persone… no comment). Per non parlare dei “sociologi-analisti da strapazzo che, visto l’abbaglio dei dati sui “ggiovani”, si sono lanciati in analisi del tipo: “È stato un voto dei provinciali poveri ed ignoranti (nel senso di poco istruiti) contro i cittadini mediamente più colti (e quindi -questo è l’assunto- coscienti di ciò che facevano). Ebbene bisognerebbe a tutti costoro, socio-analisti d’accatto, fargli notare che quando c’è stato in passato da dover decidere, sempre attraverso la forma privilegiata di scelta (oggi diventata un lusso per pochi fortunati), delle consultazioni pubbliche (elettive o meno, il voto di milioni di contadini ed operai allora andava bene. Questo ovviamente perché la democrazia  (governo del popolo), termine quest’ultimo oramai desueto che viene, chissà perché, sempre associato e scambiato in modo del tutto proditorio con il termine “populismo”) fa comodo a fasi alterne. Cioè quando conviene a ciascuno  (stesso discorso vale per le scelte di casa nostra).
Bye, bye perfida Albione

Bye, bye perfida Albione

Brexit: un nuovo inizio o una fine pilotata?
Ed alla fine l’impensabile è accaduto. La Gran Bretagna se n’è andata dall’Europa Unita. Era ora, direbbero alcuni, me incluso. Ora tutto sta a vedere se questo storico risultato sia effettivamente “genuino” oppure, come potrebbe anche essere, qualcosa di pilotato al contrario. Quel che intendo è che ci potrebbe essere stata una volontà da parte di una fetta di quei poteri forti, dei quali ho già più volte parlato, di voler “mollare l’osso” per mettere (a parer loro) l’Europa ancor più in difficoltà per l’instabilità, finanziaria e politica.
A questo punto l’altra parte deve darsi da fare, e non poco, se si vuole fare finalmente l’Europa Unita. Anzi, dovrebbe uscire anche la Polonia, altra palla al piede dell’Unione. Bisognerebbe, al contrario, contenere le tendenze separatiste in Francia. La Le Pen va combattuta. La Francia è in Europa, è parte integrante dell’Europa, non è la Gran Bretagna, longa mano degli Usa nelle Istituzioni europee.
Comunque il quadro rimane preoccupante: in Italia hanno permesso al M5Stelle di vincere le elezioni comunali in città importanti, prodromo ad una guida politica nazionale. Il che non è del tutto un buon segno. Partendo dal presupposto che qualunque cosa accada a livello nazionale in Italia accade perché lo si vuole altrove, questo potrebbe voler dire che o il M5Stelle è stato già inglobato dai poteri forti, oppure gli permetteranno di governare per un perido di maggior stabilità nel nostro Paese semidistrutto. Tipo Democrazia Cristiana subito dopo la guerra.
Staremo a vedere. Come staremo a vedere se ci saranno residui di politica in Europa, capaci questa volta, cogliendo questa occasione (magarti con qualche spinta da chi sa come stanno effettivamente le cose), di spingere il vecchio contintente verso la sola cosa che lo può salvare: l’unione politca effettiva.
 
Rassegnazione, male del mio tempo

Rassegnazione, male del mio tempo

Facciamo tutti finta che sia tutto normale. Ma non lo è, non lo è affatto.
So che questo post, per quei pochi che lo leggeranno, sarà motivo per darmi del complottista, del populista e di altri …ista a scelta. Ebbene, facciamo finta, anzi no. Fate finta che tutto sia normale. Fate finta che la vostra vita sia normale, regolata dai meccanismi del fato o del soprannaturale dove voi siete protagonisti degli eventi, almeno quelli contingenti. Ma non è così, o almeno in parte.
La rassegnazione è il sentimento più diffuso fra quanti contatto giornalmente, siano essi più anziani o più giovani. E’ un sentimento trasversale, diffuso, che si espanso come un cancro ed ha preso gli animi tanto di quanti una volta erano combattivi, quanto di quelli che dovrebbero esserlo oggi, per il loro futuro, per il loro domani.
I primi sono gli uomini e le donne della generazione di mio padre, gente vissuta nel pieno di alcuni cambiamenti epocali che in parte hanno vissuto consapevolmente. Oggi sono pensionati, per lo più, ma se ancora lavorano si sono adeguati al mondo che li circonda. Per paura, per la paura di perdere ciò che hanno accumulato nel corso degli anni (a volte con merito perché capaci, altre per fortuna o semplicemente perchè hanno sfruttato un altro tempo di vita, in cui a molti, anche senza merito alcuno, era concesso di partecipare al banchetto dell’opulenza) per sé e per i propri figli, bisognosi  di aiuto, soprattutto economico. Hanno smesso di lottare, pur sapendo che ciò che hanno supinamente accettato è il male; un male che corrode, che uccide lentamente, senza fartene quasi accorgere. Hanno paura per le proprie pensioni, per gli anni che gli rimangono davanti, e si adeguano.
Altra categoria sono quelli della mia età, senza futuro alcuno. Alcuni cadono sovente in depressione e rimangono sospesi in un limbo che li fa passare da rari momenti di attivismo a lunghe pause di inattività e sconforto. Non avere un lavoro a cinquant’anni è logorante, per la mente e per il fisico. Si è poi in quell’età in cui si smette di avere sogni e ci si fa facilmente prendere dalla disperazione. Alcuni cedono, per sopravvivere, e si rassegnano a fare lavori da ragazzino diciottenne, sfruttato fino all’inverosimile. Altri, come me, ci sono passati tutta una vita in questa fase. Prima pensando che fosse normale accettarla, poi per rassegnata mancanza di alternative. Infine si sono stancati di tutto ciò che li circonda e pensano di fuggire, illudendosi, altrove per ricominciare o, se non sono così fortunati, di farla finita definitivamente.
Infine ci sono i giovani, quelli che al futuro vedono per forza di cose con gli occhiali della propria giovinezza che, spesso, illude o distorce la reatà. Molti, la maggioranza, sono del tutto inconsapevoli ed ignorano quanto sta accadendo loro attorno. Pochi si rendono conto che ciò che li circonda non sia invece affatto normale, ma pochissimi cercano di ribellarsi, invano, allo stato di cose che sembra loro ineluttabile.
Già lo sembra, ma in realtà non lo sarebbe affatto. Uso il condizionale perché è un dato di fatto che dipende dalla volontà di alcuni che potrebbero, con il loro operato ed esempio, cambiare alla lunga la tendenza e, di conseguenza, le cose. Chi sono costoro? Proprio quelli di cui parlavo all’inizio: i pensionati di cui sopra. Figli di chi aveva vissuto uno, se non due conflitti mondiali, avevano in parte lottato per costruire un nuovo mondo, forse illudendosi di riuscirci, forse riusciendoci realmente.
Mentre loro facevano questo, altri preparavano il mondo in cui viviamo oggi e lo facevano in modo sottile e con un accanimento costante che alla lunga, come poi è stato, avrebbe portato i suoi frutti. I primi hanno lasciato trionfare i secondi. In parte perché si sono “semplicemente” venduti a questi ultimi, in parte perché non si sono accorti di partecipare ad un gioco in cui le carte in tavola le distribuivano gli altri, che avevano per giunta l’asso nella manica. Quando se ne sono accorti, e solo alcuni lo hanno fatto, era troppo tardi. E allora che fare? Eh, beh, le soluzioni sono tre: o ci si convince che l’unica cosa sensata per sé e per i propri figli, come dicevo prima, è quella di cercare di “galleggiare” in questo mare di letame, almeno in parte allineandosi all’onda generale; oppure facendo finta di niente ci si godono semplicemente gli anni che rimangono davanti, con la paura di vedere svanire il frutto del proprio lavoro (quando lo si è effettivamente fatto); oppure si ignora realmente il problema, convinti che ciò che viene raccontato dai mezzi d’informazione sia vero e che questo sia il migliore dei mondi possibili. Figuriamoci gli altri, verrebbe da dire!
In buona sostanza l’ignavia di costoro, che scelgono o la via più facile, o semplicemente scelgono di non scegliere, è secondo me l’autostrada che è stata aperta a chi ha portato il mondo a ciò che è oggi. Questi ultimi sono incontrastati ed agiscono a tutti i livelli per permeare la società dei loro valori. Questo la generazione di mio padre ce lo avrà per sempre sulla coscienza e, personalmente, per quel che vale, non glielo perdonerò mai.
L’ignavia è il maggior peccato della nostra società e chi altri se non padre Dante ha saputo magistralmente descrivere costoro?
Inferno, Canto III 
« E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: “Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?”.
Ed elli a me: “Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser sanza infamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
delli angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli”.
E io: “Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?”.
Rispuose: “Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. »
Gustave Dorè – Ignavi

L’autunno del nostro futuro

L’autunno del nostro futuro

“Con il termine “analfabetismo funzionale” si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Un analfabeta è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Un analfabeta funzionale non capisce i termini di una polizza assicurativa, non comprende il senso di un articolo pubblicato su un quotidiano, non è capace di riassumere e di appassionarsi ad un testo scritto, non è in grado di interpretare un grafico. Non è capace di leggere e comprendere la società complessa in cui vive. Un analfabeta funzionale, pertanto, traduce il mondo paragonandolo esclusivamente alle sue esperienze dirette. La crisi economica? Soltanto la diminuzione del suo potere d’acquisto. La guerra in Ucraina? E’ un problema solo se aumenta il prezzo del gas. Il taglio delle tasse? E’ giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici.
Uno status che può avere risvolti negativi sia sul singolo individuo che sulla collettività. Coloro che sono analfabeti funzionali, infatti, possono essere soggetti a intimidazione sociale, a rischi per la salute, a varie forme di stress, a bassi guadagni ed altre insidie associate alla loro inabilità.”
Ho iniziato questo post con una lunga citazione perché trovo necessario far chiarezza sull’oggetto di quanto andrò a scrivere. Mi è capitato infatti di esperire concretamente il risultato di una politica educativa sociale, sempre più diffusa in Italia: quella di favorire la crescita d’individui che siano facilmente manipolabili, a tutti i livelli.
In particolare, parlando con la figlia ventunenne di amici, che “lavora” presso un centro di estetica 8 ore al giorno per un totale di 24 giorni al mese, era venuto fuori che la paga ricevuta dalla ragazza era di 500 euro mensili “regolari”, e 140 euro “in nero” per due domeniche al mese di 10 ore lavorative ciascuna. La cosa di per sé sarebbe bastata a rimanere esterrefatti dalla situazione, se non fosse stato per il fatto che parlando con la ragazza mi sono accorto che non si rendeva conto di quanto venisse realmente pagata per ogni ora. Pensava che le dessero 6€ anziché i 2,80 circa che realmente percepisce. Questo per non parlare del fatto che credeva che le statuine dei troll (gli umanoidi che vivrebbero nei boschi, secondo la mitologia scandinava) potessero realmente influenzare il destino degli individui, così come i genitori del ragazzo le avevano raccontato il giorno prima. Poco dopo a lei si è aggiunta la cugina, sua coetanea, che si è detta convinta che i tarocchi possano realmente determinare il futuro degli individui.
Da questo fatto è nata una piccola discussione con i genitori della prima ragazza che, ovviamente, ne prendevano le difese, volendomi convincere che avevo avuto una falsa impressione della figlia (che conosco fin da piccola), perché “su altre cose ragiona in modo del tutto normale, anzi con una maturità notevole per una ragazza della sua età”. La madre, che sa che ho sempre criticato la loro scelta di assecondare la figlia, quando era più piccola, nel non voler continuare a studiare, perché non le piaceva e “tanto avrebbe fatto come le pareva ugualmente, pertanto non valeva la pena imporglielo”, come se la volontà di una tredicenne fosse da mettere sullo stesso piano di un genitore quarantenne, mi ha assalito. “Tu parli così perchè non hai figli”, mi sono sentito dire da entrambi i genitori, che si sono sentiti colpiti in prima persona, per averne io implicitamente criticato i metodi educativi adottati con la figlia. In realtà non hanno minimamente capito che la critica, al di là degli aspetti oggettivi che considero sbagliati, era più che altro dovuta alla desolante constatazione del fatto che la figlia fosse un tipico esempio di ciò che sta accadendo nella società italiana. Secondo gli ultimi dati internazionali consultabili, l’Italia avrebbe addirittura un 47% di analfabeti funzionali. I genitori, invece, avevano preso la cosa come un attacco personale, tacciando la figlia d’ignoranza. Appunto non comprendendo che il problema è molto più grave, perché coinvolge la capacità d’analisi e ragionamento della ragazza e non il mero nozionismo. “Quando non ci doveste essere, per qualsiasi motivo, più voi a farle capire che la stanno raggirando, come potrebbe cavarsela?” ho chiesto loro. La risposta è stata il “contrattacco”, senza comprendere la gravità della cosa in sé. Non hanno compreso che la mia preoccupazione fosse per la situazione generale: un popolo di schiavi perché non in grado di comprendere cosa gli impongono e propongono. Ecco cosa ci attende: l’autunno del nostro futuro.
Timeo Danaos et dona ferentes

Timeo Danaos et dona ferentes

Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν.

Narrami, o Musa, dell’uomo dall’agile mente, 
che tanto vagò, dopo che distrusse la sacra città di Troia.

Torniamo ai classici, o ad Omero (o meglio chi creò quel meraviglioso poema) o a Virgilio, quando nel II libro dell’Eneide dice: “Temo i Dànai, e più quand’offrono doni.”.
Sono passati millenni da allora, eppure i concetti espressi rimangono eternamente validi, perfino nella contemporaneità che viviamo noi, figli indegni di tanta grandezza.
Con un inganno, l’uomo dall’agile mente, quell’Ulisse a cui il mio pseudonimo fa riferimento (sia nell’accezione latina che greca), indusse i troiani ad accettare in dono il cavallo (mitologia stupenda, pur se falsa) che portò alla loro distruzione totale. 
Sono partito da lontano e da alte vette per spiegare ciò che penso dell’attualità a noi vicina. I fatti di oggi sono quelli di una guerra in atto, non più portata avanti con lancie e frecce (almeno non direttamente in Europa), bensì con la finanza, l’economia e con altri mezzi che vanno dal terrorismo all’invasione del territorio effettuata con mezzi non proprio convenzionali. Il più ingegnoso di questi è mandare milioni di profughi, o supposti tali, all’interno dei Paesi della già fragile Unione. Una massa di disperati spinti con vari mezzi verso il vecchio continente. Ed il cavallo? Domanderete voi? Eh, beh, quello è solo metaforico oggigiorno. Ricordate agosto del 2015? C’era una Cancelliera che era fermamente contraria all’apertura delle frontiere tedesche. Per quanto riguardava gli altri, italiani inclusi, dovevano stare bene attenti a tenersi i disgraziati che arrivavano via mare dentro i confini patrii, rispettando il trattato di Dublino. Poi, all’improvviso, click! Tutti dentro. Mutti Angela, persona dell’anno per quel gesto secondo il settimanale Time (sarà un caso? Può anche essere), improvvisamente decise di accogliere più di un milione di profughi, quasi tutti siriani. Molte cose furono dette su questa “mossa”, in primis che l’avesse fatto per avere mano d’opera, di cui la Germania è carente, a basso costo. Già, piccolo particolare, però, è che il costo per l’integrazione di questa massa di persone è senz’altro non proprio a buon mercato, per giunta efficace per una piccola parte degli ospiti inattesi, data la difficoltà della lingua in primis e le differenti regole di vita adottate in Germania (poco comprese, a quanto sembra, dagli ospitati). Grande tripudio, almeno fino a Capodanno. In seguito agli incidenti accaduti in tutta la Germania, Colonia in testa, si è iniziato a capire che l’integrazione sarebbe stata tutt’altro che facile, anzi. Ovviamente il malcontento generale si è incanalato, manco a dirlo, nel populismo più bieco e nei revanscismi di partiti estremisti quali AfD ed in movimenti come Pegida. E come sarebbe potuto essere altrimenti? Ma la domanda sorge spontanea: come mai Frau Angela ha deciso così improvvisamente di aprire le porte di casa, passando quasi per santa, e si è poi precipitata da Erdogan, l’hitlerino de ‘noiartri, a chiedergli, con i soldi di noi tutti, di tenersi stretti i profughi che i bombardamenti vari stanno continuando a pompare verso le frontiere europee? Ovviamente il dittatoretto con i baffetti ha subito rilanciato, tanto sul prezzo che sulle pretese. Perché mica è cretino, lui. Arriviamo dunque ad Angela. Ebbene, per quanto banale possa sembrare, secondo me ha agito così per un calcolo sbagliato. Ovviamente indotto da chi la comanda, più o meno a bacchetta. Già, perché così come aveva più volte lasciato a bocca aperta (si fa per dire) per il suo “insensato” comportamento nei confronti di Putin, con le sanzioni volute dagli americani, cambiando improvvisamente, anche su quello, più volte opinione, così adesso, accortasi di essere stata giocata da chi, probabilmente, gliela aveva fatta passare per una mossa elettorale vincente, ha fatto di nuovo dietro front. Anche se in casa propria afferma di voler rimanere aperta all’accoglienza. Sì, a casa degli altri, visto che le frontiere le ha chiuse eccome. Ora deve gestirsi la gatta da pelare e cerca di metterci un rimedio, seppur posticcio.
Insomma chi ha organizzato tutto questo (ne ho già parlato altrove in questo blog) ha mandato questo dono, impacchettato da mossa politica astuta. Quello che non le avevano detto
, alla Cancelliera, era che la sorpresa era tutt’altra.
Ricordo vagamente la fine di Troia. Magari da qualche parte c’è un Enea che sta scappando già, con sulle spalle il padre Anchise, verso lidi migliori. Magari un altro pianeta.
Giambattista Tiepolo – Il cavallo di Troia
Sono solo canzonette

Sono solo canzonette

Mentre nell’italica penisola del sole e della buona cucina si parlava di unioni civili e dell’ugula d’oro della stagione, cosa è accaduto nel resto del mondo che gli ignari italioti non sanno?
Ebbene sì, il mondo gira per tutti,  ma non per l’italico popolo. Per loro è l’ombelico il posto più lontano dove riescono a volgere il proprio sguardo. E non sempre neanche fino a lì.
Mentre ci si accapiglia su stepchild adoption (in italiano “adozione del figliastro”) o quanto s’è rifatto la faccia Garko, in Europa accadono un po’ di cosucce del tutto secondarie delle quali, però, i media nostrani -e non solo- non dicono nulla o quasi. In Ucraina, per esempio, la polizia nazionale (collusa con il regime), ovvero la cosiddetta Milizia, è stata nottetempo sostituita in toto da una nuova forza armata, la Polizia, formata da giovani uomini e donne il cui solo addestramento è consistito in 3 mesi di istruzioni. Primo risultato omicidi in strada da parte di costoro nella capitale Kiev. Colpi di mortaio vengono sparati nella città senza motivo apparente, senza spiegazione alcuna.
Nel frattempo in Siria venti di guerra si alzano fra Turchia e Russia, cosa questa che coinvolgerà inevitabilmente la Nato (quindi tutti noi).
Quel gran paravento (per non dire paraculo) del nostro Presidente del Consiglio non perde occasione per far sapere che fa la “voce grossa” con l’Europa. E tutti lì a dire: “Ah, però! Ha ragione, questa volta gliene diciamo quattro a quei burocrati di Bruxelles che vogliono decidere delle cose nostre. E’ ora che la finiscano. Basta. Usciamo dall’Europa”.
Beh, a parte che è vero che “l’Europa” vuole decidere del nostro futuro, ed in particolare una piccolissima manciata di Stati capitanati dalla Germania, ma il punto non è questo. Renzie non intende minimamente mettersi contro l’Europa. Per due motivi. Primo perché non ne avrebbe la caratura per farlo, secondo perché è tutta una messa in scena quella che fa. Lo scopo è abbastanza evidente: dare la colpa all’Europa ed agli euroburocrati per l’ormai palese fallimento della politica degli annunci che sta sempre più venendo a galla nel Paese delle canzonette. Così come è accaduto con Tsipras in Grecia (che sta per scoppiare con una guerra civile). E siccome Sanremo non dura per sempre…, occorre fare qualcosa per distrarre gli italioti. E allora dagli con i diritti civili, o presunti tali, negati o con gl’interventi sulle pensioni, tagliando alle vedove diritti acquisiti per non parlare del “bail in“.
Prossimo passo: la supplica alla Gran Bretagna di non lasciare la povera Europa in balìa di se stessa: magari lo facesse!


Come ti continuo la guerra, senza fartene accorgere

Come ti continuo la guerra, senza fartene accorgere

Allora, vediamo come posso sviluppare al meglio un piano di guerra contro l’Europa.  
Schema. Cose necessarie: infiltrati (a tutti i livelli); agenzie che spingono milioni di persone verso l’Europa; agenti provocatori che sobillino alcuni presunti immigrati; aizzare le forze reazionarie presenti nei Paesi; legislazioni restrittive delle libertà con la scusa di maggiori controlli.
Svolgimento. Creo gruppi estremisti musulmani (Al Qaeda, Isis) o ne finanzio e fomento (fratelli musulmani). Li faccio scorrazzare per mezzo mondo, fornendogli armi, logistica, addestramento. Salvo dire, ovviamente,  che sono loro i cattivoni da distruggere, rigorosamente a parole. Intanto organizzo attentati in alcune città del mondo, fra le quali Parigi o Barcellona, così, tanto per tenere alta la tensione ed iniziare ad abituare la gente alla restrizione delle libertà personali in nome della “sicurezza”. Ovviamente fomento l’opinione pubblica circa chi sarebbero i cattivoni nel mondo da far fuori, tipo Assad, o prima Gheddafi, e sgancio bombe alla, come si suol dire, do’ cojo cojo. Tanto i morti sono degli altri. A questo punto creo i profughi. Grande idea. Ed anche quelli che non lo sarebbero li induco a partire verso la terra promessa (l’Europa) attraverso apposite agenzie, create ad hoc. Gente in forma, mica vecchietti incartapecoriti. Già, perché mi servono per due scopi. Madopera a basso costo per sostituire quella presente in alcuni Paesi (quali l’Italia) e per creare nelle popolazioni locali l’ansia da “emergenza”. Ovviamente, una volta sul luogo, avrò gioco facile ad organizzare, fomentare e non reprimere sul nascere eventuali atti di vandalismo o violenze (vedi Colonia). Nel frattempo assesto duri colpi di carattere economico con declassamenti del rating di Paesi deboli (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, ecc.) e colpisco improvvisamente le industrie di quelli più potenti (Germania) con scandali dei quali tutti sapevano tutto da tempo e che, ovviamente, tiro fuori quando mi fa più comodo. Tutto questo non sarebbe possibile senza le complicità interne, a tutti i livelli: servizi segreti, politici, banche, economisti e chi più ne ha più ne metta. 
Nel frattempo, per distrarre l’opinione pubblica dai veri scopi e dalle cose che più contano, organizzo “armi di distrazione di massa” attraverso sollevamenti popolari a favore o contrari alle unioni civili, adozioni da parte dei gay, oltre a portare avanti una politica di annullamento della distinzione dei sessi per rendere la gente sia sempre più disposta al cambiamento, sia più malleabile, senza nette distinzioni su ciò che è buono da ciò che non lo è (non mi riferisco ovviamente all’omosessualità in sé, bensì al suo “sdoganamento” fatto apposta per creare discussioni). Il relativismo dei valori è l’obiettivo da cogliere. Quando tutto è relativo non si giudica e si rinuncia allo sforzo di pensare a ciò che bisognerebbe fare, lasciando ad altri il compito di decidere per noi, oppure semplicemente pensando che decidere qualcosa di “diverso” dal mainstream non sia affatto necessario. Nei vari Paesi uomini tramano per il potere e sferrano duri colpi fatti a scapito della reale sicurezza dei propri concittadini pur di raggiungere lo scopo prefissato.
I piani sui quali muoversi sono molteplici, pur se collegati invisibilmente fra di loro. La gente deve arrivare a pensare che l’attentato fatto in una città nulla abbia a che vedere con l’attacco di tipo economico, cosicché si possano adottare diverse strategie di controllo su ambo i fronti. In tutto ciò, ovviamente i gruppi xenofobi avranno gioco facile, quand’anche non agevolati volontariamente. E intanto costringo le nazioni europee a dissanguarsi ulteriormente affinché i profughi, che gli ho in qualche modo spedito (e continuo a farlo), rimangano in Turchia, accettandola per giunta nell’Unione prima o poi.
Purtroppo la conclusione del tema non è prevista ancora e temo che non lo sarà a lungo. Questo è un tema il cui svolgimento è ancora tutto in divenire e la sua conclusione molto dipenderà da chi, fra gli squali che sono al vertice, riuscirà a prevalere sugli altri. E’ troppo presto per dirlo. I bookmakers non hanno ancora stabilito le quotazioni.

Stupri di massa

Stupri di massa

Con il titolo di questo post mi riferisco ovviamente ai fatti “accaduti” in Germania. Il punto, però, è capire esattamente “cosa” sia successo. Quel che voglio dire è che tutta la vicenda si può tranquillamente interpretare in tre modi differenti. Il primo, il più ovvio, è quello che tutti i media internazionali hanno strombazzato ai quattro venti, ovvero che si è trattato di una sorta di stupro e violenza di massa messa in atto da “islamici”, per lo più profughi siriani (anch’io posso passare per siriano con la facilità che c’è nel reperire su piazza passaporti falsi). La seconda è quella di un premeditato attacco politico fatto ai danni della Merkel da parte di esponenti del suo stesso partito che vorrebbero farla fuori. Ma, a mio modesto avviso, ce n’è una terza.Quest’ultima è la più difficile da provare (non che le altre due non lo siano, ma senz’altro destano meno diffidenza). Nessuno mette in dubbio, intendiamoci, che qualche cosa sia effettivamente accaduto, ma la dinamica e la tempistica con cui tutto ciò è avvenuto è almeno sospetta. Personalmente non credo che ci sia stata una sorta di libera caccia alla donna bianca da parte di supposti “profughi” e, se come tale è passata, lo si è voluto che sembrasse tale. Penso che dietro tali fatti (ci sarebbe da spiegare del perché dei ritardi nelle denunce delle stesse vittime, anche se si può sempre dire che siano giustificabili dalla shock subìto, nonché dalla strana assenza degli uomini tedeschi, notoriamente non degli agnellini. Per non parlare della completa assenza della polizia in una notte che si sapeva sarebbe potuta essere ad elevato rischio attentati) ci possa essere una regia occulta con progetti ben più vasti del rovesciamento della Cancelliera. Un piano preordinato per giustificare tanto misure ancor più restrittive della libertà personale in nome di una presunta sicurezza, quanto l’istigazione all’odio nei confronti di quegli stessi stranieri che, sempre loro, hanno favorito nella stessa “transumanza” verso il continente europeo. Questo a due scopi: uno destabilizzante. Una società che si sente in pericolo agisce d’istinto e vive costantemente nel panico di subire attacchi alla propria tranquillità sociale e personale. Un altro divisivo, tra quanti continuano nonostante tutto a difendere il diritto d’asilo e l’accoglienza e quanti, al contrario, danno libero sfogo (finalmente per loro in modo aperto) a tutti gli istinti di ripulsa ed odio nei confronti del “diverso”. Se a tutto ciò aggiungiamo un costo economico non indifferente di cui la società si è dovuta fare carico e che non rendono di certo tutte le fasce della popolazioni contente, direi che gli ingredienti per vederci un vero e proprio metodo destabilizzante ci sono tutti.
Certo, non lo posso provare, ma la grande confusione ed i ritardi nella diffusione di quelli che sarebbero stati i fatti presunti non mi sembrano certamente quel che si suol dire una solida prova di quanto accaduto realmente. Io, come ho avuto già modo di dire più volte in questo blog, ritengo che sia in atto la terza guerra mondiale (lo dico da ben prima del Papa), fatta con mezzi economici, politici (o meglio con la loro assenza) e fenomeni sociali di proporzioni come non se ne vedevano, appunto, dall’ultimo conflitto mondiale. Sono altresì convinto che non sarà questo l’ultimo atto di tale guerra, ma altri ne seguiranno. Purtroppo. La sola speranza è che qualcuno inizi a svegliarsi e capisca che è ora di dire basta a questo stupro collettivo di massa.
Luigi Celommi – Lo stupro
 
Dagli all’untore

Dagli all’untore

Quel che scambiano molti è l’effetto con il fine. Mi spiego meglio. Io posso anche sobillare uno a tirare una torta in faccia ad un altro. E’ chiaro che quest’ultimo reagisca nei confronti di chi lo ha colpito, ma il vero mandante ero io. Il fine era dunque nascosto, ma l’effetto è quel che appare, dunque è.
E’ singolare come la Francia si sia affrettata a bombardare il “covo” dell’Isis (secondo loro) Raqqa con effetto di colpire innocenti che di Parigi non sanno assolutamente nulla, mentre fino a ieri (o meglio, l’altroieri. Perché avevano già iniziato a sganciare bombe, non autorizzati da alcuno) l’Isis non era cosa “loro”. Anzi, tutte le nazioni oggi pronte alla pugna non sapevano cosa fare o come muoversi, salvo poi farselo spiegare in modo inequivocabile da Putin. Il balletto è dunque iniziato, con buona pace di chi si affanna a correre dietro al mainstream, abboccando alle versioni “ufficiali” di come siano andate effettivaemente le cose (che non sapremo mai, almeno per ora, con certezza). Tutti pronti a seguire la “verità” che gli viene propinata, proprio come dopo l’11 settembre. Ed ecco che la gente, pur di non pensare con il proprio cervello, mette bandiere francesi sul proprio profilo e grida all’untore. Tutt’è a capire chi realmete ci sia sotto la maschera dello spargitore di peste. 
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Everybody lies