Armi di distrazione di una massa

Armi di distrazione di una massa

Ed intanto mentre in Italialand si discettava su patti del Nazareno, mattarelli o “treni” italicum vari, oltre sui papabili alla successione del re Giorgio I, nel mondo accadevano cose di una gravità inaudita di cui ci si preoccupava molto blandamente. Sempre secondo i dettami del grande fratello Sam.
Sigari cubani a gogò e comandamenti sciorinati dal nuovo catecumeno “pentito” di sinistra, quella buonista ovviamente, facevano da contorno al vuoto pneumatico che continuava a permeare l’aria “democratica” dell’intero Paese. Intanto altrove si faceva la storia, come si suol dire. Ed i politicanti da strapazzo del Paese dei balocchi continuavano a stare alla finestra, attendendo che le nuove regole del mondo venissero dettate a destra o a manca, prima schierandosi supinamente a favore dello zio d’America, per poi, chi può dirlo, magari salire in fretta e furia sul carro del vincitore finale. Semmai ve ne sarà uno.
E’ arrivato Natale anche quest’anno e il buon vecchio con la barba canuta ci porterà dei doni. Non mi sembra che siano niente di buono. Solo da noi sembra non essercene accorti. Continuaiamo così, faccaimoci del male… tanto ci siamo abituati.
L’intera bellezza

L’intera bellezza

…Non è bella la donna di cui si lodano le gambe o le braccia, ma quella la cui bellezza nel suo insieme distoglie dall’ammirare le singole parti.
L.A. Seneca Lettere a Lucilio 33,5

…Non est formonsa, cuius crus laudatur aut brachium,sed illa,cuius universa facies admirationem partibus
singulis abstulit.

 L.A. Seneca Epistulae ad Lucilium 33,5

…She is not a beautiful woman whose ankle or arm is praised, but she whose general appearance
makes you forget to admire her single attributes.

 

                             Virna Lisi 8 novembre 1936 – 18 dicembre 2014

L’importanza di un’idea

L’importanza di un’idea

Juncker, Katainen e Moscovici non perdono occasione di lanciare moniti ai quattro venti contro Grecia ed Italia, paventando guai inimmaginabili in caso di elezioni anticipate (che vedrebbero la probabile vittoria del partito di Syriza) in Grecia o catastrofi economiche qui da noi se non si continuasse con la strada delle “riforme” (paventando quindi rallentamenti vari dovuti a proteste e possibili referendum contro la moneta unica).
Personalmente non sono d’accordo con il Movimento 5 stelle circa un referendum per l’uscita dall’Euro (anche se fosse possibile indirlo da un punto di vista tecnico-costituzionale), e questo per una ragione ben precisa. Non è, infatti, che io non veda l’impossibilità d’andare avanti così in Europa, con ingiustizie sociali evidenti anche ad un cieco e con un disastro economico che non ha precedenti. Tuttavia penso che l’idea dell’Euro, a questo punto, sia fondamentale per mantenere un seppur flebile legame fra i Paesi dell’Unione che, scomparsa la moneta unica, parteciperebbero ad una diaspora senza possibilità di ritorno all’idea di un’unione politica europea. L’Euro così com’è è improponibile, lo so bene, ma al contrario di altri penso che andrebbe riformato totalmente e non abbandonato. E’ l’idea dell’Euro che è preziosa per unire Paesi così differenti fra loro, non il suo valore monetario in sé. Se lo si abbandonasse non ci sarebbe più la possibilità di tentare di fare finalmente un’unione politica e il progetto europeo svanirebbe, proprio come vorrebbero i cosiddetti poteri forti finanziari internazionali (di cui fanno parte società finanziarie, banche e uomini di potere che trasversalmente abbracciano più Paesi al mondo, Europa compresa). Vorrebbe dire che hanno vinto loro. Vorrebbe dire che la sola speranza di vedere il vecchio continente finalmente unito oltre che da una cultura comune da decisioni comuni, che avrebbero peso enorme sul quadro socio-economico e politico internazionale. Se l’Europa si unisse politicamente vorrebbe dire che i “signori” del Mercato globale avrebbero non poche difficoltà a spandere il pensiero unico per il mondo. Vorrebbe dire che la Politica si sarebbe rimpossessata del suo ruolo e avrebbe sconfitto il tentativo, che attualmente sembra trionfare, della Finanza di farla da padrone in tutto il mondo. Questa è una proposta che approvo in tal senso. Speriamo che venga presa in considerazione, a prescindere dal partito che intendesse farla propria.

Giochi preziosi

Giochi preziosi

Forte è l’allarme per l’attuale situazione politica, determinata dalla crisi Ucraina, non solo in Europa. E’ quanto è venuto a confermare lo stesso Michail Sergeevič Gorbačëv in occasione della sua visita nella capitale tedesca per il 25° anniversario della caduta del Muro. “L’Europa è diventata un’arena di disordine politico, di competizione fra sfere d’influenza ed infine di conflitti militari. La conseguenza inevitabile è l’indebolimento dell’Europa in un momento in cui altri centri di potere e d’interesse acquistano forza. Se continua così l’Europa perderà autorevolezza sul piano internazionale e diventerà, a poco a poco, irrilevante.”.
La stessa preoccupazione in tal senso è stata espressa dallo stesso Putin alla televisione tedesca ARD in un’intervista rilasciata lo scorso 13 novembre a Vladivostok. Le posizioni espresse dal Presidente russo sono state quelle di preoccupazione per il progressivo allontanamento della Germania in primo luogo e dell’Europa in generale dalla Russia. Questo alla luce dei buoni rapporti coltivati negli ultimi anni: “Di errori ne vengono sempre commessi. L’importante è reagire tempestivamente ed efficacemente agli stessi, analizzare e capire questi errori ed andare avanti. Non verso un vicolo cieco ma verso la soluzione dei problemi.” E di nuovo: “Mi sembra che nell’ultimo decennio abbiamo agito proprio in questo modo nei rapporti con l’Europa in generale e con la Repubblica Federale di Germania in particolare. Guardate quale atmosfera si è formata tra Russia e Germania negli ultimi 10–15 anni. A quanto mi risulta, è una base molto buona, un ottimo fondamento per lo sviluppo dei rapporti non solo tra i due Stati ma anche tra Russia ed Europa in complesso e, in generale, per l’armonizzazione dei rapporti nel mondo. Sarebbe deplorevole se lo perdessimo.”
La Germania sembra essere dello stesso parere, almeno da un punto di vista economico. I recenti accordi stipulati fra Russia e Cina circa le forniture di gas e la partnership economica tendente ad escludere gli Stati Uniti da un possibile accordo interbancario con lo yuan cinese come moneta di scambio al posto del dollaro ha spinto, molto probabilmente, più di dieci banche tedesche (fra queste Deutsche Bank, Commerzbank, DZ Bank AG, and Landesbank Hessen-Thueringen Girozentrale) ad aprire conti presso la banca nazionale cinese a Francoforte. Anche Hong Kong, Taipei, Singapore, Seoul, Parigi e Londra hanno stipulato simili accordi. Questo vuol dire che la Germania non vorrà di certo rimanere a guardare. Le banche centrali di tutti i Paesi nel frattempo stanno correndo ad acquistare ingenti quantità d’oro, Russia in testa (nel 3° trimestre di quest’anno ha fatto crescere di 55 tonnellate d’oro le sue riserve). La Germania ha invece “inaspettatamente” rinunciato al rimpatrio delle sue riserve auree tenute nei forzieri americani e francesi. C’è da chiedersi il perché di quest’improvvisa corsa all’acquisto di oro sul mercato mondiale il cui giro d’affari è di “soli” 280 milioni di dollari al mese a fronte degli oltre 360 miliardi di dollari che vengono utilizzati per gli scambi commerciali in tutto il mondo.
Ciò è dovuto sia alla “razzia” sul mercato internazionale da parte della Cina d’ingenti quantità di petrolio, determinandone un abbassamento del prezzo, sia ai piani strategici di carattere economico che Russia e Cina stanno mettendo in atto e di cui l’Occidente non parla. Su spinta del Consigliere per gli affari economici Sergej Glazev, Putin sta infatti assieme alla Cina acquistando le ingenti quantità d’oro (di cui sopra*) per una ragione ben specifica: dopo il trattato di Bretton-Woods del 1944 il dollaro americano ha rappresentato la moneta di scambio per la compravendita di petrolio, gas e materie prime pregiate quali l’uranio. Le maggiori quantità di tali materie sono attualmente in territorio russo e gli Stati Uniti hanno provato a far crollare il loro prezzo per diminuire la capacità economica del loro concorrente. Come contromossa la Russia si è accordata con la Cina (la quale avendo un disavanzo economico negli scambi commerciali con gli Stati Uniti in un rapporto di 5 a 1 non può permettersi di non fare tali scambi in dollari, ma solo come moneta di pagamento intermedia per poi convertirli subito dopo in oro) per sostituire il dollaro Usa con l’oro fisico come moneta finale di pagamento. Quel che fanno ora i Paesi BRICS, guidati da Russia e Cina, consiste di fatto nel cambiare il ruolo e lo status del dollaro USA nel sistema monetario globale. Da ultimo mezzo di pagamento e accumulazione del patrimonio, la moneta nazionale degli USA, nelle azioni congiunte di Mosca e Pechino viene trasformata in un mero mezzo di pagamento intermedio, destinato solo allo scambio con un’altra attività finanziaria ultima: l’oro. Così, il dollaro americano in realtà perde il ruolo di mezzo ultimo di pagamento e accumulazione degli attivi patrimoniali, cedendo entrambi i ruoli a un altro bene monetario riconosciuto, denazionalizzato e depoliticizzato: l’oro.
Gli Stati Uniti si sono accorti troppo tardi della mossa in atto tra i due Paesi ed hanno provato a porvi rimedio con la “politica” delle “rivoluzioni” arancioni (in Ucraina, come la cosiddetta Primavera Araba). In tutto ciò l’Europa svolge un ruolo marginale al traino della politica statunitense.
I tedeschi probabilmente si stanno rendendo conto di questo stato di cose e se da un lato non possono completamente sganciarsi dalla politica Statunitense, dall’altro cercano di mantenere i rapporti di “buon vicinato” con i russi. Al recente summit australiano (G20) ci sono state prove tecniche di distensione proprio a partire dalla Germania. La Cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che una nuova ondata di sanzioni contro la Russia sia possibile, ma nel contempo il Ministro dell’Economia Sigmar Gabriel ha detto, apparentemente in contraddizione con la Cancelliera, che ulteriori sanzioni non farebbero che aggravare la situazione. La contraddizione è apparente perché il linguaggio diplomatico non consente alla Cancelliera di prendere posizioni troppo categoriche nei confronti del “volere” degli alleati americani.
La politica della Germania parla però per bocca di altri esponenti non di primissimo piano, tuttavia espressione del pensiero diffuso nell’establishment politico tedesco. Il parlamentare Marcus Pretzell di Alternative für Deutschland, che ha votato contro le sanzioni al Paese di Putin, ha dichiarato in proposito a Russia Today: “Credo che ci sia più di una persona da biasimare nel conflitto: gli Stati occidentali, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la stessa Ucraina. Tanto loro, quanto la Russia hanno fatto molti errori. Non c’è un “bravo ragazzo” nel gioco in corso. Quindi non bisogna guardare la situazione solo da un lato. Questo è il mio punto di vista per una soluzione del conflitto. Spero che la Germania abbia una forte posizione su questo punto. Non ritengo sia interesse della Germania imporre nuove sanzioni. Una nazione come la nostra che ha un’economia basata sull’export (principalmente macchinari ed automobili) e che importa gas e petrolio dalla Russia, ha bisogno di buoni rapporti con quel Paese. Così spero vivamente che non ci siano ulteriori sanzioni e che si ponga fine a quelle in essere”. Secondo un recente sondaggio pubblicato dallo Spiegel il 24% dei tedeschi ritiene che le sanzioni contro la Russia siano ingiuste, mentre il 40% che siano sufficienti quelle fin qui adottate. Solo un quarto del campione contattato dalla società Forsa, diretta da  Manfred Güllner, ritiene non sufficienti quelle finora messe in atto.
In Australia la Cancelliera Merkel ha avuto un colloquio faccia a faccia con il Presidente russo Putin durato circa 4 ore. A questo ha fatto seguito un incontro bilaterale fra i Ministri degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, e quello russo Sergei Lavrov. Entrambi i ministri hanno convenuto sul fatto che la pace di Minsk sia un buon punto di partenza. “Occorre lavorare duro però su questo punto” ha ribadito il Ministro tedesco, dichiarando che la soluzione al conflitto militare in atto non è affatto semplice. “Tuttavia siamo più vicini ad una risoluzione del problema”. Prove tecniche di “pace” con una “leggera” spinta dell’Economia.

Piccoli ducetti sciocchi crescono

Piccoli ducetti sciocchi crescono

Italia, terra di poeti, santi, navigatori e… servi sciocchi della gleba. 
Sentire i componenti del Governo Renzi (stendo qui un velo pietoso sul timoniere della barca alla deriva) cianciare in televisione o leggere le loro dichiarazioni sugli organi d’informazione riconcilia con l’amor proprio. Seguono uno schema predefinito, e quando parlano sembra che ripetano a memoria una canzoncina che qualcuno ha detto loro di studiare. La fuffa allo stato puro. D’altra parte il nostro è il Paese della fuffa. Gli è stato dato l’appellativo di ducetti. In latino ducere vuol dire condurre, guidare. Qui purtroppo mi sembra che la conduzione sia cieca, nel migliore dei casi, o consapevolmente verso il baratro, nel peggiore.
Nonostante tutto voglio scagliare una lancia a loro favore perché ritengo che la colpa non sia tutta loro: la maggior colpa è del popolo italiano che, come diceva bene Flaiano, corre sempre in aiuto del vincitore. Tutta questa acquiescenza lascia attoniti da un lato e non stupisce più di tanto, purtroppo, dall’altro. Gli “eroi” piacciono agli italiani, sarà perché nella nostra storia ce ne sono stati molti. Quello che ci dimentichiamo facilmente è che la nostra è una lunga storia, con profonde radici culturali. E’ chiaro che nel corso di secoli dalla massa uomini eccezionali si possono distinguere su un così lungo periodo. Oggi però la vista s’è fatta corta, anzi direi cortissima. Si naviga a vista. Il cretino di oggi diventa l’eroe di domani, senza più giudizio storico, senza più sedimentazione. Una volta si diceva “agli storici l’ardua sentenza”, a voler indicare il fatto che solo il tempo è galantuomo a sufficienza per dare giudizi sul reale. Gli storici del futuro, temo, ricorderanno questo periodo di storia patria più per la mancanza di “uomini d’eccezione” che per il contrario. Ma come diceva il poeta “gli eroi sono tutti giovani e belli” e sognare non costa nulla, purtroppo!
Phänomenologie des Renzismus

Phänomenologie des Renzismus

I termini filosofici si sà spesso sono indigesti. Devo dire che in questo caso però nulla di più del termine di origine tedesca Fenomenologia s’attaglia maggiormente al fenomeno di trasformazione prodigiosa che accompagna parte del panorama politico italiano. Quello del PD in particolare, ma non solo.
Iniziando dal Presidente del Consiglio che è il capostipite di questa specie nuova e vecchia nel contempo: i trasformisti. Già, perché nella politica italiana nobili ed alti esempi di trasformismo ci sono sempre stati, a partire da Depretis e Giolitti (e si faccia attenzione che, indipendentemente dal tipo di politica attuata, si trattava pur sempre di gente “preparata”). In quel caso però si trattava di manovre per rimanere sempre in sella al cavallo in prima persona. Erano loro i cavalieri. Oggi ci sono gli stallieri che fanno a gara per seguire l’esempio del fantino, e nessuno sembra scandalizzarsi per questo. Non che ce l’abbia in particolare con il PD, dal momento che quasi tutta la politica italiana ha visto negli ultimi anni un fiorire di tale fenomeno, tuttavia il partito di maggioranza relativa raccoglie alcuni esempi eccellenti di coerenza, tralasciando l’aspetto della competenza.
Si può partire dal vicesegretario Debora Serracchiani, bersaniana di ferro della prima ora, che a me ha sempre dato l’impressione d’essere la reincarnazione di una suffragetta di stampo prettamente cattolico prestata non si sa bene come alla “sinistra”. In pratica una Rosy Bindi più giovane. Altro fulgido esempio è Alessandra Moretti, anche lei bersaniana di ferro della prima ora, lanciata (è il caso di dirlo) verso una candidatura in Europa che vedrà certamente fare quello che sta facendo ora nel Parlamento italiano, cioé la bella statuina. Si arriva così a Pina Picierno, ovvero la figlia mancata di De Mita, altro noto “comunista” di ferro. Lei associa il nulla assoluto ad una faccia da meerkat, il piccolo mammifero africano dal muso appuntito.E’ lei l’abile massaia che riuscirebbe a mandare avanti una famiglia con i famosi 80€. Caliamo un velo pietoso. Altra freccia all’arco della squadra del Presidente twittatore è Simona Bonafé, ex margherita del tutto senza colore. L’unica cosa che sa fare sono le pessime figure nei vari talk show. Maria Elena Boschi, Ministro della Repubblica per le Riforme Costituzionali, per capirci una che dovrebbe condurre la Repubblica verso un cambiamento delle norme create da gente come Calamandrei, Terracini, Iotti, Pajetta, Dossetti, Zaccagnini, Einaudi, Treves, Basso, Pertini, La Malfa, Parri solo per citarne alcuni. Lasciamo perdere ogni commento. Sarebbe superfluo. Poi c’è Peppa Pig, al secolo il Ministro Mari Anna Madia. Nota alle cronache per essere stata fidanzata con il figlio di Re Giorgio I e per essere stata uno degli assenti alla votazione dello scudo fiscale nel 2009 perché era a fare “accertamenti clinici” in Brasile. Si sà, i medici brasiliani come nessun altro mai.
Poi c’è la categoria dei giornalisti, ed ecco comparsa come dal nulla il mastino Maria Teresa Meli. Prima critica verso i governi precedenti poi, improvvisamente, il combattente più arcigno nei vari talk d’intrattenimento di sottofondo. Interessante anche la sua di trasformazione in paladina dell’ex sindaco di Firenze.
Ci sarebbero molti altri campi della società che hanno visto gente comune ed imprenditori abbracciare la moda della camicia bianca con le maniche rimboccate, vezzo del giovanilistico Renzi, ma lasciamo stare. Si può dire che l’Italia è il Paese della moda per eccellenza. Ora va alla grande uno stilista fiorentino.

Il coraggio e la volontà

Il coraggio e la volontà

Cosa lega Ghilarza, un piccolo paesino nella provincia di Oristano, a Berlino? Uno dei più grandi intellettuali e filosofi italiani, ovvero Antonio Gramsci. Si è tenuta infatti lo scorso fine settimana, prima presso il locale Oblomov di Kreuzkölln poi presso la scuola di lingue “Pirandello” di Friedrichshain, la lettura di “La tua eredità”, un articolo scritto dal pensatore sardo per l’organo del partito socialista l’Avanti, nel maggio del 1918.
Come ha ben spiegato la direttrice della casa-museo di Gramsci della piccola cittadina sarda, la dott.ssa Alessandra Marchi, il filosofo italiano è attuale più che mai, soprattutto fuori dai confini italiani. È uno degli autori più studiati non solo in tutto il sud America, soprattutto dalla classe politica brasiliana e venezuelana, ma anche da Paesi islamici quali l’Egitto e presso i salafiti siriani.
Il concetto moderno di società è stato ben delineato nei suoi scritti che sono stati oggetto numerose volte di attenzione tanto da parte di movimenti politici di “sinistra”, quanto da quelli di “destra”, come è avvenuto ad esempio in Francia. “È un autore controverso e complesso che ha spesso dato luogo ad interpretazioni fuorvianti da parte di quanti si sentivano e si sentono, per svariate ragioni, perseguitati politici. È un paladino di ideali di libertà e come tale suscita interesse e provoca discussioni, oggi più che mai”, mi conferma la ricercatrice Marchi.
È vero, suscita forti emozioni ancora oggi, a quasi 100 anni di distanza, sentire recitare quel testo da parte di una brava attrice sarda, Clara Murtas, accompagnata al violoncello in questa performance dalla giovane compositrice, per l’occasione anche autrice delle musiche, Stella Veloce. Le due interpreti tengono ferma l’attenzione dei numerosi giovani presenti all’evento e non lasciano spazio alcuno ad un possibile calo di tensione negli ascoltatori.
Venti minuti di riflessione profonda sulla società dei primi anni del secolo scorso, una società che allora come oggi aveva ed ha bisogno di punti di riferimento forti per non cedere al nichilismo dell’omologazione. E’ un appello-esortazione quello di Gramsci, fatto a quanti leggevano le colonne del giornale, a perseguire il valore fondante della libertà attraverso l’atto di volontà fermo, necessario a conquistarla.
Occorre partecipare nell’ambito sociale attraverso l’associazione e l’organizzazione. La consapevolezza di se stessi quali soggetti agenti attivi nell’ambito sociale dona agli individui una forma di libertà che, altrimenti, per censo e classe sociale gli sarebbe negata. Un esempio attualissimo al giorno d’oggi, in particolare in Italia dove molta polemica è sorta per le battaglie fra il Governo e le parti sociali (i sindacati in testa).
Comunque la si pensi il filosofo italiano rimane un’eredità per il pensiero contemporaneo internazionale ed è un peccato che, tranne poche eccezioni, sia poco valorizzato in patria e lo sia molto di più all’estero, come dicevamo prima.
Meritevole risulta quindi quest’iniziativa del Sardisches Kulturzentrum Berlin per far conoscere soprattutto ai più giovani un autore probabilmente a loro noto più per il brano Odio gli indifferenti, tratto dal libro “La città futura”, letto durante uno degli ultimi festival di Sanremo dai comici Luca e Paolo. In futuro, secondo quanto mi conferma la stessa signora Murtas ci saranno nuove iniziative che tenderanno a coinvolgere i giovani (e “diversamente giovani” come me) a Berlino, forse anche in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura.
L’uomo di Potsdamer Platz

L’uomo di Potsdamer Platz

Se ne stava lì seduto con le mani aperte a conchiglia sotto il viso e le braccia poggiate sulle gambe piegate verso il petto; fermo, con lo sguardo fisso ed incantato a guardare dall’altra parte della strada.
Era proprio affascinante, pensava fra sé e sé, quel fantastico edificio con la grande cupola di vetro e cemento che ospitava l’Hotel Kampinski. Hans lo aveva sempre guardato come fosse un parco giochi e aveva mille volte fantasticato d’essere un facoltoso uomo d’affari che puntualmente s’aggirava fra quei saloni con fini broccati alle pareti e lussuosi divani di velluto rosso porpora sparsi per i vari saloni che conteneva al piano terra.
Stava un po’ lì a guardarlo, con l’aria sognante, appollaiato su di un basso muretto di mattoni rossi che delimitava un’aiuola, proprio dall’altra parte della strada.
Intanto lo sferragliare delle ruote del tram sui binari si mischiava al rumore degli zoccoli dei cavalli che trascinavano lussuose carrozze. Si alzò e si diresse verso la Leipziger Straße. Lo divertiva molto giocare correndo attorno alle colonne dei due “tempietti greci” costruiti diverso tempo prima da Schinkel e che avevano delimitato un tempo la Potsdamer Tor; ma questo Hans non lo sapeva.
S’era fatto mezzogiorno ed era l’ora di andare a vedere i treni che arrivavano alla stazione ferroviaria, proprio lì difronte. Com’era grande e maestosa! Anche se a dire il vero il gusto del dodicenne Hans era più vicino, per così dire, alla bellezza dell’altra stazione ferroviaria posta poco più a sud di quel posto: l’Anhalter Bahnhof. Oh se era bella la stazione fatta di mattoncini rossi! Sembrava quasi un palazzo di un re d’altri tempi.
Soprattutto lo incantavano quelle due statue poste in cima all’entrata, “il giorno” e “la notte”, che indifferenti presidiavano al continuo via vai delle innumerevoli persone in arrivo o in partenza per chissà dove. D’altra parte era, quella, la “Porta del sud”, quella che consentiva di andare giù, fino a Vienna o addirittura Roma, Napoli oppure Atene. Che bello sarebbe stato poter partire per quei luoghi, pensava Hans.
Un altro giro della piazza, passando davanti ai lussuosi Palast e Fürstenhof Hotel, e poi via verso casa. Non prima però di aver fischiato al vigile posto là, in alto sulla colonnina del primo semaforo d’Europa. Com’era bella la Potsdamer Platz. Già!
Poi venne la guerra e Hans partì per il fronte. Fu fortunato perché, al contrario di molti altri suoi compagni di giochi di quei giorni spensierati e felici, riuscì a tornare a casa. O forse è meglio dire a ciò che ne restava. La guerra, orribile falciatrice di uomini e speranze, aveva irrimediabilmente cambiato il bambino spensierato di una volta.
Oltre le vite di milioni di uomini, anche i posti erano fisicamente cambiati. Il giovane uomo passeggiava fra le rovine della città ed i ricordi di un tempo felice, quello in cui quegli stessi posti pullulavano di vite, di pensieri, sentimenti e grandi speranze non c’erano più. Distrutti per sempre.
Poi venne il Muro e quel luogo tanto amato da Hans divenne la più vasta landa desolata della città: la cosiddetta “terra di mezzo”. Una dozzina d’ettari di terreno senza più vita, senza bellezza, senza più anima.
Servivano solo a ricordare al mondo che la follia umana era sempre pronta a trasformare le vite ed i luoghi secondo logiche che poco avevano a che fare con i sentimenti di chi ne era stato parte integrante ed attiva.
Fu così che la vidi anch’io per la prima volta, quando venni a visitarla subito dopo la caduta del Muro. Sarà perché ho sempre amato Omero, così seguivo le orme del film di Wenders Il cielo sopra Berlino. Ero rimasto affascinato dalle scene in cui il regista faceva vedere l’antico poeta aggirarsi per quei luoghi.
Vedevo la spianata senza nulla davanti, se non i ruderi dell’Anhalter Bahnhof in lontananza, eppure sentivo che quel posto era particolare. Provavo una sensazione già vissuta in altri momenti della mia vita; era come uno struggente desiderio di vedere quella piazza in un altro tempo, piena di altra gente che aveva altre speranze, altri sogni per un altro futuro, per un’altra vita.
I tedeschi molto probabilmente tradurrebbero questa sensazione, questo struggente sentimento, con il termine Fernweh, ovvero “la nostalgia dell’altrove”. Ecco, mi mancava quest’”altrove” e lo stavo cercando con lo sguardo, girandomi su me stesso di 360 gradi.
Forse per questo attirai l’attenzione di un signore che, ad occhio, doveva avere oltre settant’anni. Si avvicinò, mi guardò bene in viso come a voler capire qualcosa, poi mi disse: «Lo sta cercando anche lei, vero?» «Cosa?», risposi io stupito. «Il senso ultimo di questo posto, quello che lo rende magico, che è ancora nell’aria. Gli altri non possono vederlo, ma io ce l’ho qui e qui» e m’indicò con una mano la testa ed il petto.
Capii subito che avevo trovato parte di ciò che stavo cercando in quel luogo. Lo guardai e gli dissi: «Piacere, Alessandro. Lei è il signor?». «Hans», mi rispose. «Bene signor Hans, che ne direbbe se ci andassimo a bere una birra? Sono sicuro che lei ed io abbiamo molto di cui parlare».

Νόστοι

Νόστοι

Νόστοι, ovvero i ritorni dei Greci in Patria dopo la distruzione di Troia. Impareggiabili i greci ed immortali i versi che hanno raccontato quei percorsi, quelli di Omero in testa.
 
 Salto ai giorni nostri, altro scenario, altra guerra.
“Te voglio n’ata vota ‘int’a sti bbraccia… Torna! ‘Sta casa aspetta a te…” così recita una bella canzone napoletana. E così “recitano” da più parti i vari politici che con frasi ad effetto vogliono dare da intendere che è possibile, oltre che auspicabile, il rientro in Patria dei cosiddetti “cervelli in fuga”. Fenomeno quest’ultimo che sembra proprio che vada per la maggiore, oramai. Chissà perché! Già, perché a ben guardare in un Paese dove il tasso di disoccupazione è fra i più alti d’Europa (12,3% a giugno di quest’anno), dove le aziende chiudono a decine ogni giorno, dove la spesa per l’istruzione è stata tagliata (siamo l’unico Paese dell’Unione, secondo l’Ocse, ad aver fatto tagli in tale settore negli ultimi 16 anni. -4% per la precisione), il futuro si prospetta roseo. Evidentemente così pensano le grandi menti che governano a vario titolo l’Italia. Piccolo particolare da notare è che le cosiddette riforme del lavoro (vedi abolizione dell’art. 18, tanto cara ad una classe sociale che l’ha auspicata da anni) e le lotte con i sindacati (di principio anche con un fondo di verità nelle argomentazioni che le supportano) sono tutto quello che dovrebbe far aumentare l’occupazione. A parte tutto ciò, quello che non si dice sia per malafede, sia per crassa ignoranza di carattere politico-economico, è che l’occupazione nel Bel Paese non potrà salire se non cambieranno le regole imposte altrove, dove ci sono le vere leve del comando, a Bruxelles. Non si muove foglia che Dio non voglia, diceva un adagio di altri tempi. Lo si potrebbe tranquillamente aggiornare con “Non cambia niente finché non si cambiano gli uomini al comando”, e per comando intendo oltre a quelli italiani, soprattutto quelli che siedono ai vertici del Parlamento europeo. 
“Eh, ma finché le nostre menti più brillanti scappano all’estero non si potrà mai fare nulla per cambiare le cose in Italia!”. Già le sento le vocine sagge che dispensano i buoni consigli come Gesù nel tempio. Non mi sembra che il loro rientro li agevoli in alcun modo ad avere un futuro. Il problema è che finché gli italiani non avranno capito che è ora di sprovincializzarsi, aprendo le loro menti al di fuori del piccolo orto natìo, capendo che il loro futuro dipende anche da come vedono il mondo che li circonda, non si staccheranno da un destino che li tiene letteralmente incatenati ad una realtà stantìa. Bisogna prima cambiare gli uomini affinché questi cambino le Istituzioni e diano un nuovo corso agli eventi, altrimenti è inutile. Uomini nuovi, con un pensiero nuovo non più legato ad una visione del mondo che non varca i confini dello Stivale. Finché non capiremo questo non potremo affrancarci da una schiavitù materiale e psicologica che ci lega mani e piedi. E sì che ne avremmo di mani operose per dar sfogo a quelle menti che abbiamo e che, purtroppo, molto spesso fugguno all’estero per disperazione.
The sailor who row against

The sailor who row against

I don’t know exactly how the people will vote in Scotland, however I hope that if it will mean that England will exit from EU I will be happy. Usa a little bit less, I suppose. Right, why until now the watchdog of their policy in Europe has been London. They didn’t use the Euro but they have been the best fellow of the american interest into the decisions of EU. They have their independence but they influence many political and economical choices among the other states of the Union. It will signify probably that Scotland will accept to use the euro instead of the pound and maybe that for the first time they will have at home somebody who row against their own interests. We will see!
Theme: Overlay by Kaira
Everybody lies