Un uomo “semplice”

Un uomo “semplice”

Eh sì, lo devo ammettere: è proprio bravo! E lo dico da laico ed ateo, quindi assolutamente con distacco da quanto potrebbe influenzare un giudizio perché “viziato” da fanatismi emotivi di qualsivoglia genere. D’altra parte lui non è uno qualunque, bensì uno che ha studiato, e molto: si è laureato in filosofia, ha insegnato letteratura e psicologia e molto altro ancora (non da ultimo è stato uno dei più accaniti avversari della Teologia della liberazione, come il suo predecessore polacco). Non a caso fa parte di uno dei più potenti ordini di sempre, quello della Compagnia di Gesù, il nostro Jorge Mario Bergoglio, il 266° Papa della Chiesa Cattolica. Ho capito che era molto bravo fin da quando il cardinale Jean-Luis Tauran si affacciò in piazza S. Pietro pronunciando le oramai famose parole: “Annuntio vobis gaudium magnum;habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum,Dominum Georgium Marium Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio qui sibi nomen imposuit Franciscum”. Già, mi si sollevarono letteralmente le sopracciglia e pensai: “Che gran “furbo” deve essere questo nuovo Papa”, ed ebbi la conferma pochi minuti dopo quando salutò il mondo intero con le semplicissime parole: “Fratelli e sorelle, buonasera!”. Tutti aspettavano le parole che avrebbe proferito per fare un confronto, non tanto con Benedetto XVI che, diciamocela tutta, non è stato un Papa poi così amato, bensì con il di lui predecessore, ovvero Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla, il Papa più telemediatico del secolo scorso, insuperabile (almeno finora) nel vendersi al grande pubblico italiano e mondiale. Così come spiazzare tutti? Occorreva qualcosa di speciale, sennò il paragone non avrebbe retto. Et voilà, ecco la persona giusta nel momento giusto: lo “Spirito Santo” c’ha visto benissimo ed ha fatto eleggere uno che aveva le capacità di riportare la Chiesa nel cuore dei più, proprio perché ben preparato e capace di dare alla gente ciò che voleva sentire da un pontefice, prima di tutto usando la “semplicità”, che riguardo ad un Papa vuol dire quantomeno attento vaglio di quanto proferito. La gente sentiva il bisogno di qualcosa di “diverso” dal piccolo sovrano feudale che era Papa Ratzinger; di qui la trovata a dir poco “geniale”: la semplicità, che altro sennò? Poi agli italiani si sà, la pronuncia della lingua di Dante con accento straniero è sempre piaciuta, fà simpatia. Qualche aneddoto condito ad arte dalla sala stampa vaticana, amplificato dalla “attenta” e notoriamente profonda stampa nostrana del tipo: “Il Pontefice voleva pagare l’albergo in cui ha alloggiato durante il Conclave”, proprio a significare questo grande alone di semplicità che lo circondava allora e che continua a circondarlo ora, anche nel suo viaggio in Brasile, a cominciare proprio dalla sua di partenza, salendo le scale dell’aereo con in mano la “sua” valigia nera, che a giudicare dalla grandezza doveva contenere solo la biancheria intima per un viaggio così lungo, ma si sà, le vie del Signore sono infinite, quindi anche quelle della provvidenza che avrà senz’altro contribuito a quanto avrà necessitato il Pontefice romano. Tutto questo dopo il tour mediaticamente efficacissimo in Sicilia, o meglio in quel di Lampedusa, estrema punta di questa nostra italietta dimentica dei sui figli più lontani ed in prima linea nel combattere la battaglia della vita quotidiana. E cosa di meglio per un giro di tale fatta che il rimarcare l’aver voluto un crocifisso fatto del legno di quelle stesse barche che traghettano, quasi giornalmente, poveri disgraziati verso un destino quasi altrettanto infame di quello da cui stanno fuggendo! Questo Papa, che ripeto non è affatto uno stupido od un ingenuo, come vorrebbe dare a vedere, è uno che ha studiato, come ho detto, ed ha perfettamente capito che nella nostra società c’è una fame, quasi atavica, di “valori” direi quasi “comunisti”, di giustizia sociale, di equità, di soccorso per i bisognosi, a prescindere se poi vengano effettivamente messi in atto. Molti di questi valori che sono venuti meno per la “caduta” del comunismo, che a sua volta li mutuava in gran parte dal mondo greco-romano, sono la più grande ancora di salvataggio della Chiesa Cattolica asfittica e coinvolta in ogni genere di scandali dei nostri tempi, così Bergoglio sta usando con sapienza questa sete di diversità, seppur apparente, della gente più povera e non. Già, perché essendo uno bravo, sa parlare ai poveri disgraziati delle favelas come anche ai governanti del mondo, sprizzando apparente semplicità da tutti i pori in entrambi i casi, ma con parole che se ben soppesate si capisce benissimo che sono frutto di una strategia di chi sa perfettamente cosa sta dicendo e come e, soprattutto, dove vuole andare a parare. Non mi resta che fare di nuovo i miei (per quanto valgano) complimenti a Papa Bergoglio, in attesa estasiata, ovvimente, del prossimo gesto o parola di semplicità con il quale saprà incantare il mondo mediatico intero.
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» Matteo, 5, 3-12

With Or Without You

With Or Without You

Sometimes in life it is necessary to be rude for surviving and the results of being like that can be only two: or you will be succeed or you’ll fail. Nevertheless could be necessary to risk the second result to give to himself the possibility to survive. This is the present condition of Europe, in my opinion. This is the time of choises, this is the time to understand the path we want for our future, this is the time to prove that more than 2000 years of history have given good fruits. The world is fantastic, full of every kind of opportunities and diversities, some of which are good and some not. It’s up to us make the appropriate choices, even if they could seem to us the more difficult and dangerous. Sometimes the good father of family has to decide what is better for his children, even if they could cry for a while, even if he can loose one of the best of them! Sometimes it is necessary for the good of the others to separate the destiny of the “teacher’s pet”. So it is time to decide for Germany: staying in Europe, leading it as one political identity, or let to the other nations to do a real political union that is the only way to survive. There isn’t more time to delay this decision,or Europe will destroy itself, with satisfaction for all those powers who are the cause of its decline. What people should understand is that can’t be a future in a globalised world without a political unity, speaking to the others with one voice, taking decisions with one will, acting as one body. We are not a single people (we should be like that, even if we have a different-common history) and this is our vulnerability. Together we could be a great power, divided we are a fragile rabble. So, if the older sister can’t or won’t get married, should let to the others to do it and not punish them with damaging rules and prohibitions. With or without you, said a famous song by U2: yes, with or without you, it’s time or could be too late!

Saldi di fine stagione

Saldi di fine stagione

C’è una stagione per comprendere i rapporti nella vita
E’ la stagione delle somme tirate
Delle occasioni mancate e delle cose non dette
E’ la stagione che ci mette alle strette, e
Ci lascia lontano da dove eravamo.
E’ la stagione dei sogni infranti
Sul lago dorato, sul giorno che è andato e
Che mai tornerà.
E’ quel paese sconosciuto che ci ha colti un po’ stanchi
Dove siam giunti pesanti, senza la forza di scappar.
E’ la stagione dell’uomo sconfitto, che si scopre imperfetto
E che chiede il perdono alla vita vissuta, con un moto di rabbia
Per non averla compresa, pria de la resa!

Quo usque tandem…?

Quo usque tandem…?

Tema: dato uno Stato, che dovrebbe essere sovrano, come fare a smembrarlo ed appropriarsi dei suoi beni restando completamente impuniti?
Svolgimento: semplice! Metti ai vertici del comando tutti “tuoi” uomini, li fai passare come “i salvatori della Patria”, gli fai applicare una serie di provvedimenti economici completamente tendenti a favore dei tuoi interessi, privatizzazioni e svendita delle sue aziende strategiche et voilà, il gioco è fatto!
Questo è un ipotetico piano “complottistico”, frutto della mente distorta di un blogger, mentre la realtà dei fatti vede gente come Monti prima, Saccomanni poi, dichiarare la per niente velata intenzione di privatizzare e svendere aziende come Eni, Enel e Finmeccanica con la scusa ufficiale di tentare un ripianamento dell’irripianabile, cioè il debito pubblico italiano (cosa già tentata con evidente fallimento negli anni ’90, leggi Iri).
Lo stanno scientemente smembrando questo Paese, come stanno smembrando l’Europa intera (Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda ed ora noi. Poi sarà il turno della Francia). La Germania non ce la faranno, perché troppo forte economicamente e perché è la concausa di questo stato di cose, come ho già avuto modo di dire in questo blog in più di un’occasione. La domanda che continuo retoricamente a porre e pormi è, parafrasando chi di politica se ne intendeva indubbiamente più di me: quo usque tandem abutere patientia populis?
The importance of being cultured

The importance of being cultured

Paraphrasing Wilde (poor Oscar!) this topic comes from the actual situation of the average of Italian people about culture. In the last 25/30 years the level of culture of Italian people has significantly collapsed down and this is visible at all levels into society: politicians are the mirror of this collapse, but not only them.The level of civilization of a country is directly proportional to its view forward to the future and to its capability to understand the importance of being open to renewal and to diversity. The Roman empire had the capability to survive for one thousand years due to this simple rule. Having an open mind means receive all the possible contributions to your own development and making yourself stronger than the others. So only Culture, using this term in the widest contest possible, make yourself prepared to the future. What is Culture? Gaetano Salvemini, an Italian anti-fascist politician and historian said in a little essay of 1908 What is Culture that “Culture is all that we remind after we have forgotten all that we had learnt!”. This is true and for this reason, more we have learnt more we’ll be able to lead our life not being like sheeps. The real problem is the quality of what we have learnt. Speaking of Italy the culture produced in the last period is a culture daughter of the Economy and profit and this is a model that comes from the Anglo-Saxon world. This is a kind of world that prefers a culture of production. All that isn’t oriented in this direction is simply unuseful, or almost like that. So, for instance, studying ancient languages like ancient Greek or Latin, is considered a waste of time for our society. Although there is a difference between Italian institutions and those of the other part of Atlantic ocean: they have the capability and the intelligence to understand the importance of Culture giving financial resources for research on the same topics that they seem to not consider as essential for the society (they well know that this isn’t true, indeed!). Until we were a cultured society, a cultured civilization, we had well known what is the purpose to study all that stuff that now is considered unuseful: to prepare the society to be an open society, to understand which are the real values to be considered for a healthy development of citizens, to understand the path to the future when problems come out. Culture is a value in and of itself! If our politicians will understand this maybe that in the next 20/30 years we will come out from this devastating period of Crisis, because the Crisis is not understanding where the problems come out and how to solve them and only the Culture can give us the capability to understand the wrong path we had done until now, building a model of society on false values, given by false teachers, using false matters.
Satyricon di metà estate

Satyricon di metà estate

Questa è la vicenda narrata da Titus Petronius Niger, detto arbiter elegantiae, scrittore presso la corte dell’imperatore Nerone. La storiella descrive le sorti di Enricus (Lettae) detto Encolpio e del suo efebo Angiolinus (Alfanae) detto Gitone, nonché del burrascoso rapporto avuto dal primo con il suo rivale in amore Silvius (Berlusconaes) detto Ascilto. Il clou della vicenda s’ambienta a casa di Giorgius (Napoletanus) detto Trimachione, dove tra balli e canti dei servi di Giorgius, i tre, assieme ad un’accolita di commensali di vario tipo (loro pari), discettano delle più svariate argomentazioni, mangiando e bevendo a più non posso. Incerta è la fine dell’opera, sebbene si sappia per sicuro della fine “ingloriosa” dei due protagonisti (l’uno vittima d’impotenza e nelle mani di una non ben precisata amante che lo perseguita, forse una tale Matteae Renzina, mentre l’altro, Angiolinus, farà addirittura testamento, ben sapendo che gli eredi potranno godere dei suoi privilegi solo facendolo a pezzi e mangiandone il corpo!). Qualche novella accessoria fa parte di questo racconto di metà estate e fra queste ricordiamo Il suicidio dell’operaio senza lavoro, Il rapimento della pulzella Kazaka, La compravendita dell’Effe trentacinque, La distruzione della Magna Charta Costitutionalis, Il responsus iudicii Silvius Berlusconaes
Ci piace inoltre ricordare un piccolo frammento dell’opera (CXXXII, 15) che così recita:

«Quid me constricta spectatis fronte Catone,
damnatisque novae simplicitatis opus?
Sermonis puri non tristis gratia ridet,
quodque facit populus, candida lingua refert.»

«Perché guardate me con fronte aggricciata, o Catoni,
e censurate un’opera di inedita schiettezza?
Qui ride la grazia ilare d’un parlar puro,
e la lingua verace riporta quello che fa il popolo

Buona metà estate a tutti!

Il cambiamento delle relazioni

Il cambiamento delle relazioni

Le stagioni della vita cambiano e molto rapidamente. Sarà che mi sto oramai velocemente avvicinando al traguardo del mezzo secolo, che è una parafrasi malcelata per dire che sto invecchiando, ma effettivamente ho notato che i rapporti tra esseri umani, ed in particolare fra uomo e donna sono molto cambiati. Forse è l’era digitale, con il solipsismo a cui è inscindibilmente legata, che ha determinato un distacco sempre più forte. La difficoltà ad entrare in relazione fra esseri umani in genere sembra amplificarsi nella relazione fra i sessi. Ci si scruta, osserva, ci si lanciano occhiate con un misto di curiosità e diffidenza, non si indulge certo nella più aperta conversazione, tutt’al più poche parole di circostanza che non lasciano adito ad un approfondimento. Subito dopo si ripiega lo sguardo sul proprio oggetto/soggetto di conversazione solipsistica appunto, cioé il proprio cellulare o smartphone, cliccando vorticosamente sulla tastiera come un rifugio sicuro a cui non dover aprire se non la propria voglia di stare soli. Sì, a me sembra che si sia tutti un po’ più soli di una volta, pur stando in compagnia di altri sé che imitano tutti lo stesso comportarmento; ci si compiace addirittura sorridendo alla lettura di un tweet o di un sms ricevuti, perché il rapporto a distanza ci fa sentire protetti, anonimi, senza doverci mettere in gioco, senza dover scoprire con gli altri la propria fragilità, la propria incapacità comunicativa ed emozionale, la propria, perché no, ignoranza relazionale. Siamo diventati tutti un po’ della monadi leibneziane, altamente tecnolocizzate, senza la benché minima cognizione di causa dell’oggetto che ci schiavizza nella maggior parte dei casi, che cercano una tristre via d’uscita all’impotenza dei sentimenti così a lungo repressi da non ricordarci neanche che sensazioni possono dare. Basta con questi discorsi, perché mi sembro mio nonno quando si lamentava della sua di generazione.
Sì, sto decisamente invecchiando!
Le radici del futuro

Le radici del futuro

Com’è noto S. Agostino nel suo De civitate Dei (IV, 4) riporta un passo del De re publica ( III, 24) di Cicerone, nel quale Alessandro Magno, essendo stato catturato finalmente un famoso pirata della sua epoca e portato quest’ultimo al suo cospetto, lo interrogò chiedendogli ragione del suo imperversare per tutti i mari. La risposta che ebbe fu tale da ribaltare il piano della domanda nei propri confronti, ovvero lo stesso che aveva Alessandro di farlo con un grande esercito*.
Lo stesso concetto lo si può traslare ai giorni nostri nei confronti di ciò che sta accadendo a causa delle banche finanziarie mondiali, novelle Alessandro Magno, paragonate ad un piccolo “strozzino” che vessa pochi individui. Le dimensioni contano, direbbe qualcuno! In questo caso più che mai, visto che di fatto questi signori sono diventati i padroni del mondo, con la complicità, non mi stancherò mai di ripeterlo, della Politica a causa di connivenze ed incapacità direi endemica. Sembrerà sicuramente stucchevole ai più la mia visione delle cose, soprattutto il punto per il quale io credo che questo vero e proprio “abdicare” del potere politico in favore di quello finanziario sia accaduto, ma ritengo fermamente che, al contrario, sia la “via d’uscita”, la sola, attraverso la quale si possa venire a capo della situazione tremenda in cui buona parte del mondo si è venuta a trovare negli ultimi anni (l’altra già lo era in una situazione orribile, proprio grazie a quelli che ora si vedono in forte difficoltà!), cioé ritengo che sia un problema di “radici”.
Già, le radici sono la chiave del problema, ovvero sono l’inizio di tutto. Le radici del mondo occidentale sono, non mi stancherò mai di ripeterlo, quelle di una forte tradizione umanistica, fin dai tempi dell’antica Grecia. Su queste radici per secoli la classe politica occidentale si era fondata ed aveva governato il mondo, nel bene e nel male. Perfino il nostro piccolo angolo di mondo, la nostra italietta contemporanea, aveva dato larghissimo contributo a questa idea di sviluppo politico-sociale del mondo fondata su una cultura e su valori che venivano da lontano, dalle radici per l’appunto di un mondo che ha fondato la civiltà moderna occidentale. E qui da noi, in particolare, questo è stato vero almeno fino ad una generazione fa. Poi è accaduto qualcosa, cioé le nuove generazioni, inseguendo un modello di sviluppo incentrato non più sulle radici, bensì su elementi accessori, la Finanza in primis, hanno sostituito tale modello proprio per mancanza, a mio parere, di una solida cultura di base umanistica. In pratica è stata l’ignoranza delle nuove generazioni a far sì che sostituissero la sostanza con l’apparenza, facendo di quest’ultima l’elemento principe della società.
Qualsiasi persona volesse imparare una lingua, dal greco al latino, dall’italiano al tedesco e così via, deve partire dagli elementi fondamentali che si racchiudono nella formazione dei verbi ed in quest’ultimi, il fondamento di tutto, è proprio la radice da cui poi derivano i sostantivi, gli aggettivi e prende forma la lingua in generale: bene, proprio questo perdere come punto di riferimento le radici del vivere sociale, le fondamenta della civiltà, ci fa sentire smarriti ed impotenti difronte al profondo senso di vuoto che i problemi economici ci pongono quotidianamente. Il non avere più certezze, il non avere un senso di aspettativa per il futuro, il non sapere come venire fuori da una situazione apparentemente senza via d’uscita sono sentimenti e sensazioni che derivano proprio dal non avere i piedi ben radicati.
Cosa bisogna fare allora? Bisogna ripartire dal basso, dalle radici appunto; da una civiltà basata su concetti profondi, sostanziali, filosofici se volete. La tanto bistrattata cultura umanistica proprio a questo serve: a darci certezze, ad indicarci la strada attraverso cui il mondo si deve muovere per non perdere se stesso, a poggiare il pensiero dell’umanità su valori, nel senso più laico possibile, che fondino uno sviluppo, diremmo oggi, sostenibile. Ecco a cosa serve studiare tutte quelle cose considerate, soprattutto negli ultimi anni, inutili dai più. Solo in momenti di crisi profonda si comprende l’importanza di ciò che è venuto a mancare ed è l’occasione questa per ripartire ed uscire fuori da tale crisi. Il problema, almeno qui da noi (e nel resto d’Europa non mi sembra che il discorso cambi un granché), è che la cosiddetta classe “intellettuale”, per quel poco che ancora esiste, non sembra ancora essersi resa conto che è ora di far sentire la propria voce e prendere le redini dei cavalli che stanno correndo verso il burrone. Lo faranno, prima o poi, lo faranno. Ne sono certo. O almeno me lo auguro, per tutti noi!



* «Quod tibi», inquit, «orbem terrarum; sed quia id ego exiguo navigio facio, latro vocor; quia tu magna classe, imperator».
«Lo stesso tuo», disse, «(di infestare) la terra intera; ma poiché io lo faccio con un piccolo naviglio, vengo chiamato ladro, tu, poiché lo fai con una grande flotta, vieni acclamato imperatore »
Ego vero te… ovvero le assenze dell’anima

Ego vero te… ovvero le assenze dell’anima

Ci sono occasioni non colte nella vita delle quali ci pentiremo quando sarà troppo tardi porvi rimedio. Generano allora un sentimento misto di rabbia, impotenza e rimpianto. Più tardi, molto tempo dopo, proveremo a tal riguardo un senso di melanconica nostalgia per tutte quelle cose che avrebbero potuto esser generate dal nostro agire e che invece, proprio per questa nostra apatia del vivere, non vedranno mai la luce.
Provare nostalgia per eventi mai accaduti e per sensazioni mai provate è proprio di animi particolarmente sensibili e sono stati d’animo che coinvolgono chi già di suo è portato ad un sottile senso di disagio per l’essere nel mondo.
D’altra parte questo del senso di nostalgia è un tema già lungamente trattato fin dall’antichità, a partire dal senso struggente di melanconia che può dare l’esilio, volontario o meno, fino alla separazione dalle persone amate. Bellissima, a questo proposito, ho sempre trovata una delle Epistulae scritte da Cicerone in esilio ai suoi cari ed in particolare il brano qui sotto riportato riferito alla moglie: 
ego minus saepe do ad vos litteras quam possum, propterea quod cum omnia mihi tempora sunt misera, tum vero, cum aut scribo ad vos aut vestras lego, conficior lacrimis sic ut ferre non possim. quod utinam minus vitae cupidi fuissemus! certe nihil aut non multum in vita mali vidissemus. quod si nos ad aliquam alicuius commodi aliquando reciperandi spem fortuna reservavit, minus est erratum a nobis ; si haec mala fixa sunt, ego vero te quam primum, mea vita, cupio videre et in tuo complexu emori, quoniam neque dii, quos tu castissime coluisti, neque homines, quibus ego semper servivi, nobis gratiam rettulerunt.
 
Vi scrivo meno di quanto potrei, perché, se ogni istante è miserabile per me, quando poi scrivo a voi o leggo le vostre lettere, allora mi struggo in lacrime, da non poter resistere. Oh, se avessi meno desiderato la vita! Non avrei certamente veduto alcuno o molti mali nella vita stessa. Se dunque la fortuna mi ha risparmiato per qualche speranza di recuperare prima o poi un poco di felicità, il mio errore non è stato grande; ma se queste sventure sono definitive, desidero vederti al più presto, o vita mia, e fra le tue braccia morire, dal momento che né gli dei, da te purissimamente onorati, né gli uomini, da me sempre serviti, ci contraccambiarono
.
M.T.Cicero, Epistulae ad Familiares, XIV.IV.I
Né gli uomini, né gli dei! L’uomo solo con se stesso, si rifugia nell’amore. La domanda però sorge subito dopo: può bastare? A ciascuno l’ardua risposta.
Frederic Leighton – Flaming June
 
Il punto di stasi

Il punto di stasi

Ultimamente mi capita d’assentarmi dal Bel Paese ed immancabilmente, al mio ritorno, non provo alcun tipo di stupore sentendo i telegiornali o leggendo le “nuove” sulla carta stampata. In pratica potreste andare via per un anno intero ed al vostro ritorno cercando nuove notizie, almeno di carattere politico-economico, non trovereste alcun cambiamento rispetto all’anno precedente, purtroppo!
Dopo le elezioni politiche di qualche mese fa, per la precisione circa 4 mesi fa, il mantra che veniva ripetuto in continuazione era quello delle colpe del Movimento 5 stelle, new entry nel Parlamento italiano, per non permettere la nascita, risolutoria dei mali del nostro Paese, di un Governo. Poi il Governo è stato fatto, così come da molte parti si sarebbe voluto che fosse stato fatto in opposizione alle dichiarazioni proclamate a gran voce da Pd e Pdl di non volere giammai un inciucio, e tutti hanno tirato un gran sospiro di sollievo. Subito dopo è iniziata una campagna mediatica a tutto campo contro il nuovo interlocutore della politica italiana, il Movimento 5 stelle per l’appunto. Bene, sono passati oramai quattro mesi e oltre a “rimandare” il pagamento dell’Imu di qualche mese, cosa questa che comporterà ulteriori aumenti per far fronte al minor gettito fiscale da parte dei comuni, il Governo dei nostri grandi politicanti della domenica non ha partorito un granché altro per far fronte alla disastrosa situazione del Paese. D’altra parte è la stessa situazione disastrosa, anzi se possibile peggiorata, che vide il nascere del salvifico Governo Monti, ovvero la montagna che ha partorito un topolino. Sembra di stare nel film, magistralmente interpretato da Bill Murray e Andie MacDowell, Groundhog Day, in cui il protagonista era costretto ogni giorno ad interpretare la stessa vita del giorno prima: il guaio è che noi non siamo in un film, bensì in una tristissima realtà. Quella tristissima realtà in cui chi ha le redini del potere guarda distante come un abile regista la trista scena interpretata da pedine più o meno consapevoli del ruolo che stanno giocando. Se a tutto ciò aggiungiamo un popolo, il nostro, poco avvezzo a rischiare qualsivoglia tipo di cambiamento, tranne poi ad invocarlo a gran voce attraverso il solito “uomo forte”, il quadro che si prospetta a chi guarda non è certo dei migliori possibili. Già, il nostro non è il migliore dei mondi possibili di leibneziana memoria, bensì un palco in cui si celebra lo stesso copione, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno oramai. Direi che la soluzione del caso è tutta in mano a chi è vittima di questa che oramai si può considerare una vera e propria carneficina: quando le “vittime” capiranno che ora di ribellarsi ai propri carnefici potrebbe essere troppo tardi!
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