L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro… o meglio lo era!

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro… o meglio lo era!

“L’Italia non può fallire, fallirebbe l’Europa”. Questo quanto da più parti si è affermato in quest’ultimo periodo a commento della situazione economica del nostro Paese. Già, ma che Paese è quello in cui vedi in strada, camminando, una giovane ragazza mal vestita, con ai piedi il suo fagotello, mentre sta fingendo di suonare un flauto dolce che palesemente non sa neanche da che parte tenere in mano per chiedere le elemosina a passanti distratti e frettolosi? E come lei ne ho visti altri di giovani ragazzi e ragazze, scalzi, magri, coperti di un vecchio cappotto al semaforo allungare la mano con lo sguardo perso nel vuoto, in attesa che qualcuno infagottato nella propria auto gli desse qualche spiccio. Oppure che Paese è quello in cui incontri un tuo coetaneo, appartentemente vestito in modo non lacero, che ti chiede qualcosa per mangiare perché è stato licenziato e non riesce a trovare lavoro? Già, che Paese è? E’ un Paese morto! E’ un Paese che non sa dare risposte alla necessità di dignità delle persone che vi vivono e che contribuiscono o hanno contribuitio al suo sviluppo. Basterebbero i primi 4 articoli della nostra costituzione a dare il segno del fallimento del nostro Bel Paese: sono bellissimi articoli dove si sancisce il diritto alla dignità economica, sociale e politica di chiunque, nessuno escluso. Furono ben pensati e sarebbero il cardine bellissimo su cui basare lo sviluppo sociale e culturale di qualsiasi Paese, a maggior ragione il nostro dalla millenaria cultura e tradizione di civiltà; invece, purtroppo, stanno lì a testimoniare il fallimento di una classe politica e di dirigenza economica che hanno portato alla disperazione e, talvolta, a gesti estremi chi tali principi ha visti calpestati senza il benché minimo scrupolo proprio da costoro. Purtroppo mi rendo conto, pensandoci da ormai diverso tempo, che la nostra società s’accorgerà troppo tardi del punto in cui siamo giunti, un punto senza ritorno, o almeno di qualche tipo di rinascita, ma a scapito di vere sofferenze intestine che dureranno per anni. E’ triste, ma la sola cosa che a mio parere rimane è, per chi può, andare a cercare quella dignità e quelle speranze di possibilità di una vita degna altrove, lontano da qui!
La caratteristica del genio

La caratteristica del genio

Il famoso adagio secondo cui “Il genio è una lunga pazienza”, attribuito a diversi scrittori che vanno da Goethe a Gide, l’ho sempre trovato molto particolare. Il significato ultimo di tale affermazione è che anche la genialità è frutto delle cognizioni che l’hanno preceduta nel corso del tempo. Questo è vero senz’altro: ciascuno di noi si forma attraverso ciò che apprende, ciò che lo circonda, chi lo circonda. E’ pur vero, però, che la genialità è al medesimo tempo la capacità di osservare la realtà, ciò che ci circonda, chi ci circonda, sotto un profilo del tutto nuovo, che mai altri prima di allora avevano saputo trovare od esporre. Da Einstein a Bach, da Platone a Dante, da Leonardo a Galileo la caratteristica comune è data dalla capacità di vedere il mondo, di dare un quadro della propria epoca, d’interpretare il senso comune in modo del tutto nuovo ed originale. Dunque a cosa si potrebbe ricondurre la genialità? A quel quid che solo alcuni hanno innato, alla rielaborazione della realtà che li circonda e direi alla libertà di cui hanno potuto godere per esperire questa loro capacità. La libertà è essenziale tant’è che, nel corso dei secoli, chi ha individuato un pericolo in tale genialità ha in tutti i modi cercato di limitarne se non addirittura stroncarne le capacità creatrici: Galileo ne è un esempio per tutti. Il genio è dunque anche manifestazione tipica di anticonformismo, spesso in dura polemica con la visione del mondo a lui contemporanea: è proprio per questo che va al di là del periodo temporale che ne vede l’esistenza. Spesso solo le epoche a lui successive lo riconosceranno e ne apprezzeranno le doti. Qualcuno ha nomi da fare a candidato rappresentativo della nostra di epoca? Si accettano proposte!
Honni Soit Qui Mal Y Pense

Honni Soit Qui Mal Y Pense

Il celebre motto dell’Ordine della Giarrettiera, istituito da Edoardo III d’Inghilterra (nato peraltro a seguito di un episodio tutto sommato di banale galanteria), sembra essere uscito dalla bocca dei difensori dello “status quo”, di qualsiasi epoca, in qualsiasi Paese. Ciò è più vero che da altre parti in Italia, Paese notoriamente dormiente, un po’ per indole, un po’ per convenienza, un po’ per ignoranza. Già, l’ignoranza, il potente mezzo utilizzato da chiunque voglia rendere gli altri schiavi, nel fisico, ma soprattutto nelle menti. In un mondo più o meno tecnolocizzato come il nostro, i media sono oramai il piffero usato per incantare, per rendere uniforme il pensiero, per rendere innocui i fruitori passivi di ciò che vi si fa transitare. Quegli stessi media che, in realtà, sarebbero in potenza la chiave di volta per scardinare il “pensiero unico” dilagante. Nell’antichità c’erano i maestri del pensiero che distribuivano per pochi fortunati il sapere ed i suoi aspetti più progressisti, quel sapere che nelle sue forme più alte s’è tramandato attraverso la filosofia, la letteratura, le arti in generale fino ad arrivare ai nostri giorni. Poi si è arrivati finalmente all’istruzione di massa e chiunque, in teoria, ha avuto la possibilità di accedere direttamente al sapere, rendendosi in tal modo capace di scegliere in modo autonomo il “pensiero” a cui aderire in modo libero e non per imposizione. Con la tecnologia alla portata di tutti, teoricamente, chiunque potrebbe essere in grado di cercare di capire ciò che nella vita comune, quella di tutti i giorni, quella in cui milioni d’informazioni vengono messe a disposione nel mondo intero, è vero distinguendolo dal verosimile. Filippo il Cancelliere sosteneva che “bonum et verum convertuntur” (concetto di antica origine), ed in fondo è vero, ma ciò che ci viene spesso propinato come essere il nostro bonum non sempre è in realtà tale. E’ disarmante seguire i commenti della gente alle notizie che vengono loro propinate per giustificare decisioni prese da governanti, finanzieri, personaggi che detengono il potere a diverso titolo e in diverse situazioni e che riguardano la loro stessa vita sociale, economica, di pensiero. Un proverbio dice che ci si abitua a tutto, e sembra che sia proprio così, anche se così non dovrebbe mai essere. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” diceva padre Dante nel canto XXVI dell’Inferno, ma rimane un’esortazione inascoltata ai tempi dei cibi precotti, del tempo tiranno, dei pensieri perduti e di quelli corrotti, al tempo presente, che ricorda molto da vicino quello più oscuro passato o forse futuro di un’umanità molto, ma molto distratta.
Magritte –Golconde
Forza Roma, forza lupi…

Forza Roma, forza lupi…

Ma come è buono George Soros in questa intervista in cui parla della situazione economica italiana! E’ come dire che il lupo piange per l’agnello che ha appena sbranato. Già, perché l’ungherese finanziere, naturalizzato statunitense, è considerato uno dei maggiori artefici di diversi mutamenti a livello economico e no in molteplici parti del mondo. Sue le “macchinazioni” finanziarie che hanno visto il mezzo tracollo finanziario di numerose nazioni (Gran Bretagna, Francia, Malesia, solo per citarne alcune), nonché suo il coinvolgimento in alcuni degli avvenimenti di sollevazione popolare in chiave anti governativa più significativi di questi ultimi anni: Polonia, Cecoslovacchia, Unione Sovietica, Ucraina a titolo d’esempio. Meno male, però, che per l’italiano medio è meglio conosciuto per il suo interessamento nel 2008 all’acquisizione della Roma calcio: l’italico pane quotidiano dei calci di rigore e delle rimesse laterali l’ha reso sicuramente popolare e più simpatico a tutti, o quasi! Peccato non l’abbia acquisita, altrimenti ora avremmo potuto tutti gridare: “Forza Roma, forza lupi, so’ finiti i tempi cupi”. Magari, sono appena iniziati!
La dura lotta per la conquista dell’osso

La dura lotta per la conquista dell’osso

Nel pur attento articolo dell’altro ieri di Alessandro Gilioli sul suo blog dell’Espresso si metteva in luce il caratterre frammentario delle proteste sorte in reazione alla manovra finanziaria e di finte privatizzazioni messe in atto dal Governo presieduto da Mario Monti, o meglio dal sorgere di reazioni tendenti a mettere ciascun “pezzetto” sociale di Paese l’uno contro l’altro armati. Il problema però che, a mio parere, viene a galla è che la serie di iniqui provvediementi presi da questo Esecutivo altro non è se non la prosecuzione, con  altri mezzi, della politica da sempre adottata in Italia negli ultimi 50 anni almeno. Le classi “privilegiate” continuano ad essere tali, così come lo erano ai tempi della Democrazia Cristiana o ai tempi della cosidetta seconda Repubblica, solo con altri metodi, con altro savoir faire. Il carattere frammentario della società italiana, in realtà, non è mai venuto meno fin dal Medioevo: l’Italia è sempre stata il Paese delle corporazioni ed i particolarismi. Ai tempi di Dante esistevano già le categorie sociali che si riunivano per dare maggiore forza alle proprie aspettative economiche e di diritti in un contesto che di “diritti” ne dava certamente ben pochi, ma per l’appunto era il tempo di una nascente borghesia quale punta di diamante di una classe sociale in fortissima espansione, come si vedrà poi durante il Rinascimento fino ad arrivare al 20° secolo. La contrapposizione fra classi dunque è sempre esistita e quella dominante ha sempre teso a perpetuare i propri privilegi a scapito, ovviamente, di quella più povera e con meno garanzie sociali. Ciò che è cambiato, come ho più volte scritto, è che le classi sociali si sono trasformate: la borghesia in senso stretto non è più tale, né tanto meno la classe “operaia”. Oggi la classificazione andrebbe spostata sul concetto, molto più semplificativo, di abbienti e poveri, là dove il grado di povertà si misura in una scala che va da chi non ha di che mangiare nel vero e proprio senso della parola, a chi manifesta il suo grado di benessere comprandosi l’ultimo cellulare uscito sul mercato come fosse segno distintivo di opulenza. E mentre queste due sub-categorie di nuovi poveri si scannano fra di loro per difendere i più elementari diritti, i primi, e le più effimere “conquiste” simboliche di una ricchezza non più tale, se non nell’immaginario indotto dalla vera classe dirigente, i secondi, chi detiene la vera ricchezza del nostro Paese e del mondo intero guarda dall’alto lo “scannarsi” infruttuoso del resto dell’umanità. I cani s’azzannano per un tozzo di pane, mentre loro mangiano comodamente seduti al tavolo della ricchezza godendosi lo spettacolo che hanno sapientemente preparato ai loro piedi. Il vero problema è che nessuno sembra riuscire a far capire ai “cani” che s’azzuffano, che c’è chi  li guarda dall’alto dare questo spettacolo. I “Mangiafuoco” della nostra società hanno cambiato pelle, ma i fili continuano a tirarli loro. A noi, poveri burattini manovrati, non rimane altro che continuare, a quanto sembra, recitare una parte già scritta, con un copione tragico e ripetitivo!
It’s too late to pay!

It’s too late to pay!

Unfortunately nobody can help Italy to save itself! This is what I think about my country in this historical moment. I say this because analyzing this country from different points of view it’s destiny is written, or has been written from a long time. I have written many times about this topic, but looking just now to the different social partners that lead the main sectors of our civil life, from politics to the industrial managers, from the journalists to the cultural leader class, from the trade union to the common people nobody seems to have a real vision of the situation: this is a dead country. Foolish politics of the past apart, there aren’t new ideas, there isn’t the real will to change, everything is always the same and there are a lot of unfruitful discussions about the same problems: this is an old country with no future! It’s sad to talk about the own country in this way, anyway it’s realistic. When people talk about economy, about solutions to the crisis, about how to perk up the job market, is talking about the same old things, without a point of view on the future. It’s too late to change now years of wrong way to live, thinking that somebody else would have paid the bill. That moment has arrived, but nobody has the right money to pay!
Dedicato

Dedicato

μετανοέω in greco antico, come ho già avuto modo di dire in questo blog, è la capacità dell’essere umano di cambiare il proprio pensiero, nel senso più profondo del termine, nel senso di “correzione” del proprio sentire ed essere. E’ la caratteristica prettamente umana che non è un pentimento in senso stretto, bensì la capacità di cambiare i convincimenti fondanti la propria esistenza. E’ stato il convincimento, del tutto laico, per il quale sono stato da sempre contrario ad esempio alla barbarie della pena di morte, perché ciascun individuo ha diritto di poter esperire la propria μετάνοια ed è segno distintivo di civiltà in una società che voglia definirsi tale. Ebbene, ammetto pubblicamente che questo processo mentale è un’esperienza che mi sono trovato a vivere nel “mezzo del cammin di mia vita” e devo dire che mi sono piacevolmente scoperto ancora capace di mettermi in gioco, di provare in prima persona ciò che avevo sempre sostenuto “sulla carta” come principio sacrosanto dell’essere umano. Ho deciso, senza troppo esitare, di vivere la mia μετάνοια, di abbandonare la mia “anima bella” hegeliana,  direi con la gioia di mettermi alla prova come individuo; direi in senso ultimo di vedere se come uomo ero ancora capace di provare stupore di me stesso. Il cammino è ancora lungo, ma conto di poter imparare ancora molto!




Francesco Musante – Nel golfo del tempo perduto


Trinacria, terra di civiltà, mafia, arance profumate e… forconi

Trinacria, terra di civiltà, mafia, arance profumate e… forconi

Mentre a Roma il Governo Monti emanava il primo decreto “finte” liberalizzazioni, pilotato dai partiti (vedi Gianni Letta richiamato a consiglio) e dai cosiddetti poteri forti (banche, società d’energia, assicurazioni, ecc.), in Sicilia, fra l’iniziale silenzio complice dei mass media, un sempre più crescente movimento di protesta sta coinvolgendo a macchia di leopardo variegati strati sociali, dai camionisti ai pescatori, dagli agricoltori ai pastori, fino ad inglobare un po’ tutta la popolazione. Sembra che la loro protesta si allarghi fino a coinvolgere un altro “popolo” protagonista di lunghe sofferenze ed orgoglio indomito, quello dei sardi. Che siano queste due realtà la vera “Occupy Wall Street” italiana? Francamente, come ho avuto già modo in altri post di affermare, il movimento italiano di protesta mondiale contro lo strapotere della Finanza a scapito di intere popolazioni, s’è visto ben poco qui da noi e, per quel poco che s’è visto, con esiti decisamente disastrosi. Una speranza per il nostro vecchio, tanto vecchio Paese, può forse venire proprio da questi movimenti, sicuramente più “motivati” e “strutturati” di quelli organizzati in modo a dir poco semplicistico dai giovani che, pur avendo aderito ad un sentimento comune, non riescono a far emergere esigenze concrete, sentite dal resto della gente. Non riescono, per così dire, a svegliare gli italiani, popolo notoriamente dormiente nel difendere il sociale. Il detto di Jean de La Fontaine, ripreso a sua volta da Terenzio, che recita: “Uno stomaco affamato non ha orecchie” è quanto di più vero possa chiarire le crescenti proteste siciliane ora, magari di tutto il resto del Paese poi. Credo che i contadini siciliani, piuttosto che i pastori sardi, abbiano capito molto meglio dei nostri “politici” a tutti i livelli, quanto andrebbero considerate le agenzie di rating americane ed i fondi d’investimento da cui dipendono.

Amore e Psiche

Amore e Psiche

Apuleio nel suo bellissimo Metamorphoseon (Metamorfosi), conosciuto anche come Asinus aureus (L’Asino d’oro) racconta la bellissima storia d’amore fra ψυχή (Psiche) bellissima fanciulla ed ἔρως (Amore), figlio di Venere. Lunga e travagliata la loro storia d’amore, ma in ultimo coronata da un lieto fine. In ambito filosofico la psiche è un insieme di facoltà mentali che portano alla conoscenza del mondo esterno ed interno dell’individuo, mentre eros ha da sempre rappresentato il coinvolgimento emotivo, passionale, delle pulsioni. Un giusto mix delle due, ben amalgamato probabilmente rendono l’essere umano quel coacervo di raziocinio ed irrazionalità del tutto unici nel mondo animale. Alle volte, nella vita di un individuo, può accadere che una o l’altro si perdano strada facendo, lasciando l’essere umano solo, indifeso, con tutta la sua umanità fallace messa a nudo. E’ in quei momenti che è fondamentale incotrare sul nostro cammino qualcuno che sia in grado di capire questo “smarrimento” e si faccia carico anche per la nostra parte d’indirizzare le nostre energie mentali (psichiche) e passionali (erotiche, nel senso greco del termine) a far si che non ci si perda verso strade anche senza ritorno. Abbiate sempre cura di non chiudervi mentalmente al mondo e lasciate la possibilità all'”altro” di tendervi la mano: sono mani preziose, sono quelle che più contano nella vita. Stringetele forte e proteggetele sempre.

Canova – Amore e Psiche

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