Dove sei stata amica mia?

Dove sei stata amica mia?

Dove sei stata amica mia?
La notte è buia e fa paura quest’assenza di suono
Mi manca il senso che i miei giorni avevano nell’attesa del tuo ritorno
Dove sei stata amica mia?
Il significato delle cose non dette è cambiato in questo tempo passato
Le luci che rischiaravano la mia mente hanno fatto posto alle ombre
Dove sei stata amica mia?
E’ bello sapere che sei tornata
E’ disperazione sapere che nulla sarà più come prima.
Svaniscono i sogni al primo mattino!

Tamara de Lempicka – La dormiente

Il medioevo culturale della società italiana

Il medioevo culturale della società italiana

Ciò che più mi lascia interdetto, in questo periodo triste della nostra vita, è la quasi completa assenza della voce della classe “intellettuale” di questo Paese. Tranne pochi “coraggiosi” che prendono posizione su qualche giornale o in qualche video intervista non si è sentito levarsi da parte della nostra “intellighenzia” un moto quantomeno d’indignazione per quanto sta accadendo nella nostra nazione, così come sta avvenendo nelle altre parti del cosiddetto mondo industrializzato. La vita di una delle nazioni che più ha dato all’umanità in quanto a cultura, civiltà e sviluppo è completamente lasciata in balia di un frutto malato dello sviluppo economico della società moderna, ovvero la finanza speculatrice, con l’avallo se non la complicità della classe politica, che nel migliore dei casi è inetta quando non in mala fede. Quello che già è accaduto e sta accadendo alla Grecia, altra culla, anzi madre, dell’intero mondo “occidentale” in quanto a cultura e civiltà, senza accorgercene sta avvenendo qui da noi, cugini stretti dell’Ellade (italiani e greci: stessa razza, stessa faccia!); ciò dovrebbe far meditare coloro i quali hanno ereditato il retaggio culturale importantissimo di questo Paese: filosofi, letterati, artisti di tutti i generi, storici, giornalisti perché no, umanisti nel senso più ampio del termine che dovrebbero sentire, ciascuno a proprio modo, secondo le proprie competenze, il dovere morale di non lasciare le sorti del Bel Paese in mano ad un manipolo di disonesti ed inetti, anziché essere acquiescenti, con un colpevole silenzio. La nostra è una civiltà da rifondare, da ricostruire su tutt’altre basi, ben più solide di quelle che possono venire dalla gestione economica tout court. In Grecia, dove più di una persona pensa di volersi staccare dall’Europa unita dalla semplice economia, artisti, filosofi, giornalisti, registi hanno levato un grido in favore del cambiamento sociale, anche per evitare che la giustissima rabbia della gente s’incanali verso una violenza fine a se stessa. La rabbia va guidata e nella giusta direzione, verso una rifondazione dei valori sui quali si basa una civiltà intera. Quale disgrazia sarebbe per l’intera Europa non avere al suo interno un Paese come la Grecia, e non è con il pensiero di gente come la Cancelliera tedesca Merkel che si potrà mai giungere ad una unione politica, anziché solo economica. La Germania è sì la locomotiva economica del nostro continente, ma ha anche gli stessi semi culturali che provengono dal sud, proprio dalla Grecia e dall’Italia. Così in Francia, piuttosto che in Spagna od altrove. Intendo dire che il semen comune su cui sarebbe possibile unire e non dividere, come vorrebbe il tornaconto economico della più bieca speculazione della Finanza, è proprio quello culturale. Neanche una fortissima economia tedesca potrebbe mai sopravvivere senza il contributo delle certamente più deboli, in questo campo, Italia e Grecia perché il fondamento culturale di una civiltà è essenziale e queste due nazioni hanno moltissimo da poter dare al mondo intero. E’ per questo che sarebbe importantissimo vedere più “azione” da parte di chi proprio quel semen dovrebbe spargere ovunque, per una possibile rinascita, per una possibile uscita dal buio del nostro nuovo medioevo, per un futuro altrimenti negato.

Graecia capta, ferum victorem cepit… et artes intulit agresti Latio
La Grecia conquistata, conquistò il feroce vincitore… e le arti portò nel Lazio agreste
Quintus Horatius Flaccus, Epist. II, I, 156

 
Bronzi di Riace

Torniamo a studiare i classici: hanno già detto tutto ed in modo impareggiabile!

Il fiore che sanguina

Il fiore che sanguina

Οἴαν τὰν υάκινθον ἐν οὔρεσι ποίμενες ἄνδρες            Come il giacinto che i pastori sui monti pestano
πόσσι καταστείβοισι, χάμαι δ’ ἐπιπορφύρει ἄνθος.      coi piedi, e a terra il fiore purpureo sanguina.

Σαπφώ Απόσπασμα 94                                                    Saffo, frammento 94

 
C.A. Mengin – Saffo

Torniamo a studiare i classici: hanno già detto tutto in modo impareggiabile!
Good year to everybody and good luck!

Good year to everybody and good luck!

Just few considerations about the near future we’re starting to live. Are we convinced to want to live in a world like that we have just leaved last year? I’m not talking about all the bloody wars that somebody is fighting now somewhere or about poor people who are dying or suffering now: they were there last year too, and the year before and so on… When we wish people we love an “happy new year” we mean that all the bad things that they could have lived will disappear in their life. This is normal, but what I mean is: what kind of future we want build for ourself and for the future generations? A future without values (and I talk about values without rethoric, in the most lay meaning of the word) where money will be the main path on which to build society? Is there equity into our society anymore? In the France of eighteenth century a deprivation of civil rights, of equity, of sense of limit, gave the boost to a epoch-making changing. The same should be now, in our society. We shouldn’t allow to few people to make our lifes worst, to allow them to make us living in a world like them have programmed for us. Economy is a basic part of our society, but its transformation into Finance brought a changing into relationship between people and money. Once, money was a way to reach some goals in the life of people, now is a value and like that is one of the actors of our living, or better is the most important actor now! Now financers decide about politics, about economy, about food, about the way we can live and who can survive into the world. On my personal point of view this is unbelievable. The human being is the object now and not jet the subject into  society. We take care about the last kind of smartphone and we don’t take care of the homeless who is dying on the street, beside our house. Thousand of people lose their job and we take care about what markets are thinking about the “spread” between government securities of different countries. I think that civil society, everywhere in the world, should rebuild the way on whom should go on. The resources are limited on Earth, however they are enough for all. The rich Economies can’t go forward this direction, not into their markets and not into the countries they are plundering too. We should put the human being at first point of our list of essencial things to do for this year. It is a matter of life or death!
Good year to everybody and good luck! We need of it.
Gabriele Arveda – Cristo
La giustificazione all’esistenza

La giustificazione all’esistenza

Ho sempre considerato, per ciascun individuo, un dovere morale avere un ruolo nell’ambito sociale. Con questo intendo dire che ognuno di noi dovrebbe, secondo le proprie capacità, impegnarsi e dare il proprio contributo alla società in cui vive, per un dovere del tutto laico di dare agli altri il risultato delle proprie capacità. Ciò può avvenire tanto nel senso di un’azione tesa al bene, quanto tesa al male. In ogni caso reputo “positivo” quest’esplicarsi nello spazio e nel tempo l’esistenza umana. Per capirci anche un “genio del male”, nel suo modo d’esplicitare le proprie possibilità, ha la sua “ragion d’essere” nel mondo. A suo modo, sicuramente riprovevole dai più, non è purtuttavia un parassita della società. L’ignavia è il peggior male del mondo; non a caso Dante mette gli ignavi nell’Antinferno, li reputava cioé non degni né del Paradiso, né dell’Inferno, costringendoli a correre sempre in tondo dietro ad un’insegna, punti da vespe e mosconi, con le ferite piene di vermi. Il massimo del disprezzo per la condizione umana insomma. Le nostre capacità possono essere di qualsiasi genere, l’importante è esprimerle secondo le nostre potenzialità. Alcuni anni fa lavoravo al reparto d’impaginazione grafica di un giornale: ebbene m’incantavo nel vedere un ragazzo, mio collega, che a suo modo era un vero artista di quel mestiere. Io lo facevo per necessità, mentre lui si vedeva che aveva un’innata passione per ciò che faceva ed esprimeva ad altissimo livello ciò che stava facendo, proprio secondo le sue possibilità che in quel campo erano massime. Non basta che una persona sia “garbata”, “educata”, magari di gradevole aspetto per farne una persona rispettabile, cioé degna di rispetto, nella società in cui vive. Il parassitismo sociale è molto diffuso in realtà, più di quanto non si pensi. Gramsci lanciava i suoi strali contro l’indifferenza nell’ambito sociale-politico, ed aveva ragione da vendere, a prescindere dalla parte politica dalla quale si è, dal ruolo che si ricopre, dall’estrazione dalla quale si proviene.
E’ per questo che, forse, non avendo altre qualità evidenti ho deciso di scrivere questi “appunti sparsi” tramite questo blog: è il mio modo per giustificare il mio esistere, la mia giustificazione al non aver ancora concluso i miei giorni terreni, con libera decisione. O forse è solo una scusa per non trovare il coraggio di farlo. Una volta, invece, avrei detto, ed in fondo è l’altra faccia della medaglia, che bisogna proprio amarla tanto l’umanità per avere il coraggio di non porre fine all’esistenza. Se una ragione c’è di portare al compimento “naturale” la nostra esistenza è proprio quella di donare il proprio “talento” all’umanità, altrimenti non si ha diritto di vivere, non bisognerebbe avere la possibilità di non giustificare il proprio esistere davanti agli altri e non davanti ad un ipotetico “essere superiore” al quale non credo e a cui non ritengo di dover giustificare il mio esistere. Al contrario, per gli altri esseri con cui entro in contatto è il solo modo che ho per non meritarmi il loro giustificato biasimo.
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