Il “vero successo di Monti”… sono i giornalisti italiani

Il “vero successo di Monti”… sono i giornalisti italiani

Oggi, Roberto Petrini, analista economico di Repubblica, al riguardo della conferenza stampa del nostro Premier, ha addirittura parlato in un suo commento della “miracolistica” capacità di Mario Monti di far uscire il Paese dall’emergenza più acuta… No comment! A parte l’evidente scimmiottamento delle stesse parole del Premier, che ha in prima persona sostenuto di aver evitato la caduta del Paese giù dal ciglio di un burrone dove “qualcuno” (sarà l’uomo nero?) ci voleva buttare, e che lui, anzi noi, abbiamo puntato bene i piedi per terra evitando questo infausto evento. Che bravo il professore! E che bravo il giornalista del nostro quotidiano di “sinistra”, molto professionale come “analista”, capace di fare un bel riassuntino delle parole “autocelebrative” del nostro presidente del Consiglio, tanto quanto l’avrebbe saputo fare in un bel temino un bambino di 3° elementare. Direi che è entrato proprio nel merito dei provvedimenti economici presi dal Governo e che tanto hanno fatto discutere, chi più chi meno giustamente, gli italiani. Certo che se la qualità dei giornalisti è questa non ci dobbiamo poi meravigliare che venga nominato un Minzolini a direttore del Tg1 o un Masi a direttore generale della Rai. Consoliamoci con la notizia che sembrerebbe vedere, finalmente, la chiusura del Grande Fratello e la sua definitiva esclusione dai palinsesti televisivi nazionali: gli inquilini della “casa” ce li ritroveremo poi a fare gli opinionisti, anche d’economia…!
Fatti non foste a viver come bruti…

Fatti non foste a viver come bruti…

…Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando,
pur come quella cui vento affatica;
indi la cima qua e là menando,
come fosse la lingua che parlasse,
gittò voce di fuori e disse: «Quando
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d’un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enëa la nomasse,
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ‘l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta,
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto.
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,
e l’altre che quel mare intorno bagna.
Io e ‘ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’ Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l’altra già m’avea lasciata Setta.
“O frati”, dissi, “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”.
Li miei compagni fec’ io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.
Tutte le stelle già de l’altro polo
vedea la notte, e ‘l nostro tanto basso,
che non surgëa fuor del marin suolo.
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che ‘ntrati eravam ne l’alto passo,
quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avëa alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’ altrui piacque,
infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso».

Dante Alighieri, Divina Commedia, I, XXVI, 85-142

Una nazione piena di storia, letteratura, cultura nel più ampio senso del termine, dovrebbe ricordarsi dell’immenso patrimonio di cui è custode nel tempo per le future generazioni. Episodi d’incuria come quelli avvenuti a Pompei, con i crolli “annunciati” e colpevolmente “ignorati”, e quello del giorno di Natale avvenuto a Roma nel Colosseo, forse il più noto dei monumenti italiani nel mondo, dovrebbero farci pensare a quale grado d’incuria culturale la società italiana sia arrivata, soprattutto per colpa della sua classe dirigente che non riesce minimamente a comprondere il valore della conoscenza per le generazioni future. Oltre a non calcolare il valore economico che una più attenta cura di tale patrimonio porterebbe nelle casse dello Stato! Purtroppo è la triste realtà, ma non ci resta altro che dire come Dante: Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!

H.J. Draper – Ulysses and the Sirens

 
J.W. Waterhouse – Ulysses

Torniamo a studiare i classici: hanno già detto tutto ed in modo impareggiabile!
Illusione

Illusione

Ella veniva fuori dai miei pensieri
Sembrava un sogno uscito dalla mente di un dio
Odorava l’aria di fascino segreto
Accarezzava gli occhi della mente col ricordo di uno sguardo distratto
Non conoscevo il suo nome, si volse, mi sorrise ed andò via.
Mi dissero che aveva il nome di una dea, la più bella: la chiamavano Illusione.

Leonardo da Vinci – La vergine delle rocce (particolare)

The hope for a near new future for Europe… far from being!

The hope for a near new future for Europe… far from being!

The future of Europe is strongly conditioned by the crisis, but not only. We have analised the reason why the crisis is on the european nations; we have talked about the strong economical interests of America and the political schemes set up by american istitutions, however they don’t explain until the bottom the future situation. I’m strongly convinced that could be a future for Europe only if all the nations will decide to leave many of their own caracteristic prerogatives for a new political and economical subject: the united nations of Europe. It’s very hard for the ancient continent to decide to give up to centuries of history, traditions, political decisions, power, conflicts, fights that have been the main characteristic during more than 2000 years. I don’t think that will be another way to come out from this difficult situation. Alas the main obstacle is the present political leadership, expecially in Germany and France. Angela Merkel, the german chancellor, seems not to be at the same level of her “political father”, Helmut Kohl. This one was the main actor of the reunion of Germany, as follower of the Ostplitik of Willy Brandt, and political scandals apart, maybe the most capable political man that Germany has had in the last 30/40 years. We can’t say for sure that a woman or a man like him could have been more adapted to understand the path to lead Europe towards a different future, but Angela Merkel seems not to be able to do it. She comes from a scientific education and she has had a shortsighted vision about the integration of Turkey into the EU, making the adversion against this possibility as one her strong point during the political elections of 2003. She was also in favour of the invasion of Iraq like an “inevitable action” and she strongly accused the chancellor Gerhard Schröder to be an anti-american. So the figure of this political leader is quite disputable, especially if we consider that is the leader of the main economy in Europe and of the leading country aswell. More atypical seems to be the french President Nicolas Sarkozy. Degree in law and political science, he has a mixture of decisionism typical of the Torys and openings typical of neoliberal parties. Nevertheless he hasn’t the political highness to lead Europe towards a very difficult, but necessary union. I don’t mention the United Kingdom, ‘cause it’s a peculiar story that of the relationship between UK and USA against Europe. Nothing to say, unfortunately, about Italy: we don’t have a such leading figure to push up the other nations towards this kind of changing. And isn’t a such figure our prime Minister Mario Monti, capable to reach this goal. So, we must just hope for a new generation of leaders, but not so far in the future, because we don’t have so much time to wait for.
Pieter BruegelTurmbau zu Babel

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Abelardo ed Eloisa

Abelardo ed Eloisa

E c’accorgemmo che l’incanto dell’ardore che sconvolge la tua vita
Doveva trasformarsi nella tragedia che rende gli amori eterni:
Solo così i sentimenti trasferiscono gli amanti nelle storie
E rendono quasi una favola il dolore, che alberga giù nell’anima, in fondo al cuore.
Beato chi lo prova senza rancore!

Edmund Blair Leighton – Abaelard und seine shulerin Heloisa
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.


Cesare Pavese

John William Waterhouse – The lady Clare study


L’avenir

L’avenir

    L’avenir                                                                                                  L’avvenire

    Soulevons la paille                                                                                  Solleviamo la paglia
    Regardons la neige                                                                                 Guardiamo la neve
    Écrivons des lettres                                                                                 Scriviamo lettere
    Attendons des ordres                                                                              Aspettiamo ordini

    Fumons la pipe                                                                                        Fumiamo la pipa
    En songeant à l’amour                                                                             Pensando all’amore
    Les gabions sont là                                                                                  I gabbioni son qui
    Regardons la rose                                                                                    Guardiamo la rosa

    La fontaine n’a pas tari                                                                             La fonte non s’è inaridita
    Pas plus que l’or de la paille ne s’est terni                                                Né la paglia d’oro è sbiadita
    Regardons l’abeille                                                                                   Guardiamo l’ape
    Et ne songeons pas à l’avenir                                                                   E non pensiamo al domani

    Regardons nos mains                                                                                 Guardiamo le mani
    Qui sont la neige                                                                                        Che sono la neve
    La rose et l’abeille                                                                                      L’ape e la rosa
    Ainsi que l’avenir                                                                                       Nonché il domani

Guillaume Apollinaire

Torniamo a studiare i classici: hanno detto già tutto ed in modo impareggiabile! 
La bontà del Natale

La bontà del Natale

Chreme, tantumne ab re tuast oti tibi aliena ut cures ea quae nil ad te attinent? (Cremete, hai tanto tempo libero dalle tue faccende per occuparti di quelle altrui, che non ti riguardano per nulla?)
Homo sum, humani nihil a me alienum puto (sono un uomo, nulla di umano ritengo a me estraneo). Queste parole pronunciate dai due principali protagonisti dell’Heautontimorùmenos (Il punitore di se stesso), commedia di Publio Terenzio Afro, dovrebbero farci pensare che la condizione umana è degna di considerazione non soltanto durante le feste natalizie, quando siamo “tutti più buoni”, bensì dovrebbero essere l’oggetto di una società degna di perpetuarsi nel tempo, attraverso la cura dell’essere umano in quanto tale, detto nel senso più laico del pre-occuparsi degli altri. Ce lo ricorderemo dopo le feste? 
Publius Terentius Afrus
Torniamo a studiare i classici: hanno già detto tutto in modo ineguagliabile!
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