Il tragico realismo di Leonardo da Vinci

Il tragico realismo di Leonardo da Vinci

Scrisse Leonardo da Vinci: “Ecco alcuni che non altramente che transito di cibo, e aumentatori di sterco e riempitori di destri* chiamarsi debono, perché per loro non altro nel mondo apare, alcuna virtù in opera si mette, perché di loro altro che pieni destri non resta.”
Ecco un modo arguto per definire molte persone che capita d’incontrare nella nostra vita e solo un genio come Leonardo poteva descrivere l’inutilità delle stesse, in una sintesi perfetta di significato e causticità.
Alla fine del più brutto anno della mia vita posso, con tragica ironia, dire d’aver visto riempire i destri da numerosi personaggi/e che incarnano “l’esser transito di cibo”.
* destri=cessi

Torniamo a studiare i classici: hanno già detto moltissimo ed in modo impareggiabile!

The Bel Paese: once upon a time Italy…

The Bel Paese: once upon a time Italy…

There was a time in which Italy was well known as the Bel Paese; it was the time in which nice landscapes, good food, art and the quality of life had made the country of Leonardo, Michelangelo, Galileo, Fermi and many others, one of the best place where to desire to live. After the second world war Italy was a country full of hopes, activities and people had a future forward, making plans, doing new things, looking to a unknown destiny, nevertheless there was a large sense of fire inside the souls. It was a long time ago! After that period, a corrupted political class changed the future of this country forever, selling the future of next generations for a welfare state that was just increasing the public debt of the nation. It was 30 years ago, more or less, but now the present generation have to pay that bill! The generation of people that is too young to be retired  (40-60) if lose the job hasn’t possibilities to find a new one, and the young generation (20-30) hasn’t the possibility to go into the job market, because who is working have to do it until more than 70 years of age. In other words this is a country with no future, where the hopes haven’t possibilities to be realised and where politicians didn’t look forward to culture, to research, to the development of all that social components that are made for a country that is planning to live into the new millennium. Once upon a time there was a very pleasent country, Italy… no more today!
Liberté, Égalité, Fraternité e… lacrime e sangue

Liberté, Égalité, Fraternité e… lacrime e sangue

Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!… (*)
Liberté, Égalité, Fraternité(**)
Nella Critica al programma di Gotha* K. Marx esprimeva con queste parole l’auspicio di un futuro della società dei lavoratori. Invece l’enunciato alla base della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino** è ormai un vessillo incontestabile dei diritti promulgati dalla Rivoluzione francese. Basterebbero queste due citazioni a farci riflettere circa i risultati della manovra politico-economica varata dal governo Monti. Rispecchia quest’ultima in qualche modo i concetti espressi, in queste due asserzioni, di un bisogno di valori fondanti della società e della “cosa comune”? Francamente non mi sembra proprio! Al contrario sembra essere la continuazione di un discorso iniziato già da diverso tempo da altri e continuato con metodi certamente di maggior impatto, ma di uguale devastante effetto. Ha senso parlare di sacrifici sociali, quando vengono chiesti sempre ai “soliti noti”? Si può parlare di futuro (quale idea di futuro poi abbia il prof. Monti ce lo deve ancora spiegare) ad una società alla quale si chiede di farsi carico interamente di risanare l’economia di un’intera nazione, senza andare a chiedere un contributo significativo a chi detiene la vera ricchezza della nazione medesima che si vorrebbe “salvare”? E’ un po’ come dire ad un condannato a morte di non lamentarsi troppo perché disturba chi sta lì a guardarsi lo spettacolo, cioé chi continua a farsi i propri comodi piangendo una finta miseria invece di calare un silenzio dignitoso sui propri privilegi. L’esimio prof. Monti e tutti i ministri del suo Governo si rendono conto che il limite di sopportazione di una società non può essere valicato per troppo tempo, altrimenti episodi come quelli dei pacchi bomba recapitati in questi giorni a personaggi ritenuti, a torto o a ragione, simboli di un “potere” da colpire, rischiano di diventare un comune sentire fra gli animi esasperati da una povertà via via più diffusa? Menenio Agrippa diceva che “lo stomaco non ha orecchie”: è una profonda verità che andrebbe tenuta maggiormente in considerazione!
The great Eagle and the little Nightingale

The great Eagle and the little Nightingale

Said the Eagle to the Nightingale: I’m strong, swift, flying high in the sky and everybody is afraid of me.
Replied the Nightingale to the Eagle: I’m weaker and slower than you and the branch of the tree is the higher place where I can fly, but when I sing all Creation stops to listen to me.

Sometimes from the little beings come out greatest things!

O tempora, o mores!

O tempora, o mores!

O tempora, o mores! Senatus haec intellegit. consul videt; hic tamen vivit. Vivit? immo vero etiam in senatum venit, fit publici consilii particeps, notat et designat oculis ad caedem unum quemque nostrum. Nos autem fortes viri satis facere rei publicae videmur, si istius furorem ac tela vitemus. Ad mortem te, Catilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat, in te conferri pestem, quam tu in nos [omnes iam diu] machinaris.
M.T. Cicero, Orationes in Catilinam, II
Questi i tempi! Questo il malcostume! Il Senato conosce l’affare, il console lo vede, ma lui è vivo. È vivo? Addirittura si presenta in Senato, prende parte alla seduta, indica e marchia con lo sguardo chi ha destinato alla morte. E noi, uomini di coraggio, crediamo di fare abbastanza per lo Stato se riusciamo a schivare i pugnali di un pazzo! A morte, Catilina, già da tempo dovevamo condannarti per ordine del console e ritorcerti addosso la rovina che da lungo tempo prepari contro noi tutti!



M.T. Cicero, Orationes in Catilinam, II

E’ cambiato nulla dopo 2000 anni? Non molto, purtroppo: i “pazzi” che ci governano sono altri, ma l’agire è sempre quello!

DIALOGO DI UN VENDITORE D’ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE

DIALOGO DI UN VENDITORE D’ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE

Tratto dalle Operette morali di Leopardi questo è uno dei più bei pezzi di letteratura mondiale. Quale vita vorreste per il nuovo anno alle porte? Quella proposta dal venditore d’almanacchi o quella dal passeggere? E’ l’eterna illusione dell’umanità!

 

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest’anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent’anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. 
Torniamo a studiare i classici: hanno già detto molto ed in modo magnifico!
C’erano una volta il proletariato e la borghesia, secondo K. Marx

C’erano una volta il proletariato e la borghesia, secondo K. Marx

K. Marx nel Manifesto del partito comunista auspicava il superamento dei privilegi dell’allora classe dominante, quella borghese. Quei privilegi di cui all’epoca godeva la borghesia erano i presupposti per una lotta di classe inevitabile, secondo il filosofo di Treviri. Nel corso del tempo la classe borghese si è andata a “mescolare” con quello che all’epoca di Marx era il proletariato ed il posto di chi gode maggiormente dei privilegi è stato preso da una classe di potere economico che non esisteva allora che è quella finanziaria. Come un secolo e più fa la borghesia aveva preso piede ovunque e messo i propri “uomini” in tutte le posizioni di comando dell’ambito sociale, da quello politico a quello culturale fino a quello economico, così oggi questo posto è stato preso dalla classe dei finanzieri, ma, già, perché c’è un grosso ma, con una grande differenza. La borghesia era sì padrona dei mezzi di produzione cui partecipava fattivamente il proletariato, seppur sfruttandolo e sottopagandolo. La finanza, spesso e volentieri, non è padrona neanche di dei processi produttivi di cui sfrutta, però, le ricchezze. In altre parole oggi come oggi la classe borghese-proletaria si è vista “scippare” il frutto della propria produzione da una classe di persone in doppio petto blue che, da dietro ad una scrivania, decide delle sorti di tutto il mondo che produce fattivamente. Ora, lasciando da parte le ideologie che sono venute in seguito alle teorie di Marx quali il realismo sociale, non sembra affatto utopistico ripensare la società in termini di eguaglianza ed equità. L’eguaglianza non vuol dire che tutti siamo uguali, ma abbiamo gli stessi diritti. L’equità è la base per un corretto funzionamento dell’ambito sociale perché alla base di una giustizia che calibra le incombenze a seconda delle possibilità di contribuire alla funzionalità della società. E a proposito di ciò che pensava che fosse la religione Marx, senza voler entrare nei “cuori e nelle menti” di coloro che credono, sarebbe ora che le “organizzazioni terrene” delle varie religioni presenti nell’ambito sociale iniziassero a contribuire al corretto funzionamento del medesimo anche da un punto di vista meramente economico, proprio in ordine a quel principio di equità su cui si dovrebbe basare il vivere comune.
Annuntio vobis gaudium magnum: habemus solutio!

Annuntio vobis gaudium magnum: habemus solutio!

Ebbene si! Abbiamo la manovra tanto attesa! Che bello! Ci hanno fatto aspettare, si, ma alla fine è arrivata dopo una gestazione di circa 18 giorni. Quindi, se sembra un po’ acerba la colpa è senz’altro da imputare alla sua giovane età, o meglio al poco tempo che i suoi genitori hanno impiegato a farla nascere…
Rigore, equità e crescita erano il condimento su cui questa nascita doveva basarsi. Direi che il primo è stato colto in pieno: piccolo problema però è rappresentato dal fatto che è stato ottenuto a scapito delle pensioni (soprattutto quelle basse). Per quanto riguarda l’equità calerei un velo pietoso: non una parola sulla tassazione dei grandi capitali, non una parola sul pagamento dell’Ici da parte della Chiesa, pochissimo, per non dire niente, sull’evasione fiscale (il solo provvedimento degno di menzione è l’abbassamento a 1000€ della tracciabilità delle transazioni finanziarie), nulla sul taglio dei privilegi dei parlamentari (vedi compensi esentasse di cui godono), un risibile 1,5% di contributo aggiuntivo a carico di chi aveva già “scudato” il rientro dei capitali illecitamente portati all’estero con il precendente governo (per lo più realizzato tramite società di comodo, quindi praticamente irrintracciabili). Per quanto concerne la crescita poi, oltre la deducibilità dell’Irap ed il provvedimento di liberalizzazioni che si limita alle farmacie, c’è ben poco. In fin dei conti, il governo Monti sembra essere un proseguimento del governo Berlusconi, con un aspetto più rigoroso e meno ridanciano, da avanspettacolo, ma sostanzialmente un governo che tutela chi i privilegi già li ha e non intende minimamente fare i tanto richiesti sacrifici a tutto il resto della popolazione. Ripeto, come dicono in America, siamo il 99%. Svegliamoci!
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