Live from Rome

Live from Rome

Live from Rome 

What a pity, many thousands of peaceful demonstrators, families, purple people, just youngs, workers, unemployed people arrived to demonstrate against social inequality from all over the nation and… few hundred of black blocks: a wonderful occasion wasted! 
The worst thing is that now our politicians will say that this is the result of people that are against democracy, etc. etc. instead of the real reason why all those people were there in the streets
Indignados di tutto il mondo unitevi

Indignados di tutto il mondo unitevi

Parafrasando la celebre frase del Capitale di K. Marx si potrebbe dire che la manifestazione mondiale del 15 ottobre prossimo potrebbe costituire una valida base di rifondazione della società e del suo sviluppo a livello mondiale.
Intendiamoci, con ciò non intendo dire che sarà sicuramente l’inizio di una rivoluzione planetaria, ma potrebbe costituire senz’altro la base sociale che generi un più diffuso senso di necessità di cambiamento a livello planetario. I cambiamenti sociali e storici in Hegel avvengono in modo “dialettico”, in altre parole quando un’epoca è giunta alla sua fine ha già in sé i presupposti dell’epoca che la segue: la storia è in continuo divenire.  La realtà non è che il dispiegarsi della Ragione che si manifesta in una serie di passaggi, i quali rappresentano, ognuno, il risultato di quelli precedenti e il presupposto di quelli seguenti. Bene, mi sbaglierò, ma in questo fermento planetario intravedo i presupposti per questo cambiamento e spero, francamente, che non venga meno. Ciò che Marx aveva ben espresso circa l’atomismo e l’individualismo quali tratti peculiari della civiltà moderna della sua epoca rimane purtroppo valido anche ai nostri giorni, traslato in un’economia che da pura capitalistica s’è trasformata in finanziaria. Senza voler scomodare la rivoluzione auspicata da Marx per superare le disuguaglianze sociali determinate dal capitalismo, è comunque chiaro che un cambiamento sociale deve essere una naturale valvola di sfogo per un confronto di esigenze di vita oramai inconciliabili tra i forti poteri economici, che sono una minoranza assoluta in termini numerici, e la moltitudine variegata e di diverse estrazioni sociali che si contrappone dall’altra parte e che è costretta a subire il carico economico determinato dall’arricchimento di tali poteri economico-finanziari. In parole povere non è più sostenibile una situazione che faccia pagare a quasi tutti il privilegio di pochissimi, pena una inevitabile rivolta anche cruenta.
Vedremo nei prossimi mesi dove condurrà questo sentimento d’ingiustizia ormai comune fra la gente, qui in Italia come nel resto del mondo: da noi la classe politica è praticamente un’entità aliena al comune sentire della gente e la “casta” di cui si parlava fino a qualche tempo fa è oramai un termine che va sostituendo la classe politica tout court, senza più distinzioni fra gruppi politici. Quella economico-finanziaria vorrebbe “sostituire” quella politica che non gli fa più da referente nella vita sociale (essendo solo costituita da persone inette, non votate, ma andate al potere per clientelismo e favoritismi vari), mettendo così in serio pericolo la propria egemonia a livello di classe di riferimento per “il popolo”, come in parte era ancora vista, almeno fino a qualche tempo fa. Pertanto ci sono personaggi come Montezemolo (FIAT!) e Profumo (EX UNICREDIT!), praticamente due dei maggiori rappresentanti di quella classe sociale diretta responsabile del disastro economico che stiamo vivendo che vorrebbero rappresentare il nuovo in politica: un po’ come 20 anni fa “scese in campo” il buon Berlusconi per difendere ciò che la caduta in disgrazia di Craxi non gli permetteva più di difendere: se stesso ed i propri interessi economici.
Di che cosa stiamo parlando? Del futuro di un Paese morto!
Ho incontrato la stanchezza di vivere

Ho incontrato la stanchezza di vivere

Ho incontrato la stanchezza di vivere
Non m’aspettavo di vederla sul mio cammino
Eppure s’è presentata al calar della sera
Nella penombra era celata, ma ne ho percepito la presenza
Era vestita del colore dei pensieri cupi
Era silenziosa come il predatore in attesa della sua vittima
Era bella come una giovane sposa nella sua prima notte di nozze
Ho incontrato la stanchezza di vivere
Pensavo m’avrebbe abbandonato presto

Mi sbagliavo: è stato l’ultimo abbraccio tenero che ho provato nella mia vita

A momentary lapse of reason

A momentary lapse of reason

A momentary lapse of reason is that we’re living in this period. It’s a short period if we compare it with the age of capitalism; it’s very long if we think to the starting period, in 2000 more or less. The “indignados” are rising up all over the world today, nevertheless they should have been some years ago, when the way we are running now started. At the end of 2008 I remember was clear that that system that was the very easy living had to fall down. People thought that it were just a short period of crisis instead of the start of a very long walk on the brink of the precipice.
When the root of a house is not stable, the walls will fall down. The only way to think about a possible future in a crisis period is thinking with imagination that’s more important than knowledge said A. Einstein, and where this imagination can bring us? I think very far. Is it possible to think to a future with a root into the past and walls forwards to the future. The root are all those values that our world has given away in the name of the progress, of the economy, of money: in other words solidarity, equity, justice and sense of shame not without culture, research, curiosity for the new. The age of technique and technology has killed the age of humanism: we should retrieve values that are the mile stone of our civilization. We should wake up from this momentary lapse of reason!
La foglia d’autunno

La foglia d’autunno

Lieve si stacca dal ramo della vita
Danza nell’aria tersa del mattino della speranza
Con circoli irregolari che descrivono i gorghi dell’esistenza
Rimaniamo sospesi per un tempo che sembra eterno
Mentr’essa lentamente s’abbassa
E gioiamo ad ogni refolo di vento che la sospinga ancora per poco più sù
E’ solo l’illusione di pochi attimi: è già giunta a terra
Un ragazzo distratto passando la schiaccia
Rimarrà lì accatastata con tutte le altre che hanno già condiviso il suo cammino

Aspettando la scopa inesorabile del proprio destino

Unjustified expectation

Unjustified expectation

To suffer is like not to pick a flower to give it to our love
To regret is like to not say I love you when you should have done it
To remember is like to open your soul to the lake of our past
All these things bring to us an huge weight on our soul
Nevertheless we continue to suffer, to regret, to remember, to cry

A very strange creature is the human being: we use to be so presumptuous to think to have the right to happyness!

L’uomo va trattato come un fine e non come un mezzo…

L’uomo va trattato come un fine e non come un mezzo…

I. Kant aveva provato ad enunciare un’etica basata sulla pura ragione, secondo la quale l’uomo doveva essere al centro di tale etica: il nostro mondo non è andato, direi, in tale direzione, anzi…
L’immigrato è considerato non come essere umano in sé e per sé, ma solo in quanto essere che può produrre e contribuire all’economia; lo stesso concetto è valido per noi stessi, non immigrati, ma esseri che devono produrre, attraverso la tecnica, e che valgono solo in quanto mezzi di produzione.
Non c’è futuro in un mondo dove l’essere non ha scopo alcuno se non quello di manifestare se stesso attraverso la produzione, lo sfruttamento dell’esistente, di ciò che lo circonda e di chi lo circonda. Come diceva Nietzsche Gott ist tot, Dio è morto, cioé non c’è più nel mondo moderno la spinta emotiva creata dal concetto fideistico-escatologico di un Essere verso cui tendere. Non c’è più il concetto di un “possibile futuro” che dia un senso al vivere quotidiano, che dia speranza verso un domani migliore: “l’immortalità” dell’uomo è scomparsa con la perdita di senso del futuro verso cui tendere, qualunque esso sia, religioso, politico, sociale. Ciò che rimane è un senso di vuoto ed inutilità che rende il vivere quotidiano la cosa più difficile da portare avanti, senza più speranza, senza più illusioni, senza più stupore e passioni: rimane, per chi ne ha il coraggio, la mera sopravvivenza!
Goldman Sachs ed il destino del mondo

Goldman Sachs ed il destino del mondo

A discapito del titolo che ho dato a queste mie riflessioni, che a dire il vero ricorda qualche titolo di film tratto da fumetti fantastici, il problema suscitato dall’intervista rilasciata alla fine di settembre alla BBC da un sé dicente broker finanziario è serio. Già il bell’articolo di Federico Rampini, scritto per Repubblica il 16 aprile del 2010, metteva in rilievo l’importanza avuta dalla banca d’investimenti americana nei “guai finanziari” della Grecia. Il punto è che la politica europea “sembra” non accorgersi di ciò che sta accadendo e il FMI si comporta allo stesso modo.
In Italia, così dicono gli analisti, la situazione non è come quella greca: è peggiore, secondo me! Io lo sostengo da più di un anno (non che la mia opinione conti qualcosa, ma possibile che fossimo in pochi ad accorgercene fra la cosiddetta pubblica opinione?) per due motivi: primo perché l’Italia ha un debito pubblico molto più elevato di quello greco, secondo perché l’economia italiana, visto il mancato investimento in rinnovo di tecnologia, in ricerca, in politiche per lo sviluppo, non avrà modo di risollevarsi nel momento in cui se ne desse l’opportunità anche per migliorato contesto internazionale. E’ vero che le famiglie italiane sono sempre state portate ad un maggior risparmio personale, rispetto alla media europea, ma visto il mancato sviluppo in cui ci troviamo dubito che tali fondi possano rappresentare una valida ancora di salvezza per il piccolo risparmiatore. 
Vista la situazione generale possibile che la classe politica europea e nostrana non si rendano conto che il conto salato delle speculazioni altrui non possono pagarlo sempre e soltanto i soliti noti? Non percepiscono che si rischia concretamente la sollevazione popolare determinata da un diffuso malcontento socio-economico? Spero di sbagliarmi, da un lato, dall’altro mi auguro che qualche manifestazione in tal senso possa far capire a chi di dovere che è ora di far pagare il conto a chi non l’ha mai fatto finora ed ha, al contrario, beneficiato degli aiuti delle economie di mezzo mondo facendosi passare per “vittime” che avrebbero trascinato alla rovina tutti. E’ forse ora che, in particolare da noi, inizi a pagare chi non l’ha mai fatto e che la ricchezza venga ridistribuita in modo più equo, rendendo possibile vivere in modo dignitoso a tutti e non solo ad una piccola oligarchia di privilegiati, protetti ed intoccabili.
Il destino del mondo è nelle mani di chi deciderà di dire basta a tutto questo.
Peggiore la classe politica o la società civile?

Peggiore la classe politica o la società civile?

Da un po’ di tempo a questa parte in Italia sembra destare l’interesse dei media il “dibattito” circa la presunta superiorità della società civile rispetto alla classe politica che la rappresenta. Di qui fiumi di parole in trasmissioni di tutti i tipi in cui “giornalisti”, “esperti” e “politici” s’affannano a riportare ciascuno la propria opinione in proposito, ora sostenendo l’una, ora l’altra parte con argomentazioni che, a volte, sfiorano il ridicolo e con un tono da ripicche degne di bambini delle scuole elementari.
Francamente penso che tutto ciò sia solo un falso argomento, un falso far finta di ragionare su una tematica che in realtà va presa da un punto di vista diverso: la classe politica di un Paese è quella che lo rappresenta in Parlamento, sicuramente è quella che, a torto o a ragione, è stata “democraticamente” eletta, sicuramente però è quella che si merita. Mi spiego meglio: il solo strumento in possesso della “società civile” è l’espressione del voto che esercita ogni qual volta viene chiamata a decidere circa il futuro politico, in tutti i sensi, del Paese; se in queste occasioni la scelta compiuta è quella di dare la propria fiducia alle stesse persone (destra, sinistra e centro, senza distinzione alcuna), non decidendo di mandarli a casa semplicemente non eleggendoli, non ci si può poi lamentare che sia una classe politica “brutta”. Sono una classe politica indecente! Sono l’espressione di quanto di peggio vi possa essere nell’ambito sociale: corrotti, incapaci, incompetenti, rozzi, ineducati, ma… ed è questo il punto, in un modo o nell’altro mandati a ricoprire quel ruolo da chi, direttamente o indirettamente ha dato il voto a loro o alla loro compagine politica. Dunque perché fare distinzioni? E’ pur sempre vero che nell’ambito sociale ci siano le stesse identiche “povertà” che si vedono ogni giorno in quello politico, ma il punto è che la rappresentanza politica dovrebbe avere lo scopo di vedere al vertice del Paese il fior fiore delle personalità che quel Paese può esprimere e non gente mediocre, nel migliore dei casi, che mai eleverà il livello medio di chi rappresenta nelle Istituzioni. Si racconta di Luigi Enaudi, secondo presidente della Repubblica, che quando andò via per fine mandato, al Quirinale lasciò perfino le valigie che gli erano state regalate da una nota casa di moda dell’epoca (non avendone di sue per i viaggi di rappresentanza all’estero, o almeno di degne di un capo di Stato), ritenendo che fossero una cosa non sua, bensì di proprietà dello Stato. Bene un comportamento del genere che abitualmente non ci aspetteremmo da un “cittadino qualunque”, lo dovremmo pretendere invece da chi, pro tempore, occupa una carica in “nostra vece”, non essendo le cose che utilizza per questo scopo proprietà sua, bensì della Repubblica, ovvero di tutti noi. A sanzionare il singolo cittadino sono preposte le leggi dello Stato, dunque se un singolo non si comporta secondo le regole del vivere civile comune, viene, o meglio dovrebbe essere sanzionato dalla Legge. Il parlamentare è “più” cittadino degli altri, in quanto ne rappresenta molti assieme e dunque il decoro, parola mi rendo conto desueta oramai, dovrebbe essere la sua cifra distintiva. Se così non è bisogna chiedersi il perché e di chi è la colpa che tutto ciò accada impunemente. Basta guardarsi allo specchio et voilà, trovata la risposta!
Which way to survive?

Which way to survive?

Sometimes in the life of an human being there are moments in which it’s important to understand which way to follow, and these moments are the most difficult that you have ever had in your life.
Sometimes you haven’t the mental clarity to understand what help you to come out from this situation so the best way it’s to learn from your own experiences and values that you have learnt from what you have studied, from what you have absorbed from the classics, from the milestones of your culture.
Rebuilding a soul is a very complex job, but as all the hardest things it’s easier to start from the origin. So, my personal experience says to me to start from here again: ancient greek and roman writers, philosophy, literature, history, art, music. All the things that I’ve loved, I have learnt, should be my way to rebuilt myself, my soul. What is a man? He’s the result of his experiences, of his culture, of his feelings, of his sensations. The love for beauty, for culture, for curiosity for knowledge: without these is there anymore a reason to survive? I think not!
So I have decided to try again from here: THE MUSIC, PHILOSOPHY, HISTORY, ART, LITERATURE, and many others. Could be a good start to try to survive! I’ll check!
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Everybody lies