I signori del mondo

I signori del mondo

I signori del mondo esistono da secoli. Sono di un genere trasversale alle nazioni. Fanno parte di una élite economica, politica e di potere in genere che ha sempre comandato direttamente o, più spesso, indirettamente i destini dei popoli in modo più o meno eclatante, soprattutto nei Paesi di quello che una volta veniva definito come il “terzo mondo”.
Oggi è tutto cambiato. I signori del mondo, quest’esigua parte della popolazione mondiale, proveniente da Paesi d’Occidente come d’Oriente (ovvero dagli Stati Uniti alla Russia, dal Sud America al Giappone ed alla Cina, dall’Europa alla penisola arabica) oggi, o meglio da una ventina d’anni a questa parte, hanno rotto una consuetudine in modo clamoroso: hanno diretto il loro operato distruttivo nei confronti dell’Occidente stesso, ed in particolar modo in quelli dell’Europa. Non è che prima tale “attenzione” non ci fosse e che lo sfruttamento accompagnato da una “schiavitù” più sfumata non fossero presenti, ma mai in questa misura ed in modo così netto. In pratica hanno deciso di schiavizzare anche il vecchio continente con una determinazione ed una spietatezza che non si erano mai viste prima. Per capirci l’operazione Grecia, così come quella portata a termine nei confronti dell’Italia, della Spagna, del Portogallo, dell’Irlanda nonché della stessa Francia, sono state di una virulenza e di una violenza in parte inspiegabile. Già perché viene da chiedersi cosa abbia fatto sì che facesse cambiare in modo così eclatante l’obiettivo di quanti hanno in mano le reali sorti dei popoli (a scanso di equivoci voglio chiarire che mi riferisco a multinazionali, banche, massoneria, famiglie ricchissime quali i Rockefeller, piuttosto che magnati russi o giapponesi, cinesi, indiani e chi più ne ha più ne metta. Nonché servizi segreti, funzionari del settore pubblico e privato, forze di polizia appositamente create o coinvolte, ecc.). Per tutti costoro lo sfruttamento dell’essere umano non ha alcun significato morale, bensì funzionale. Un ingegnere europeo ha lo stesso valore di un pastore della savana africana: entrambi sono sacrificabili alla stessa stregua in nome del loro interesse economico (fermo restando che ciascuno dei due abbia invece un valore intrinseco incalcolabile per il resto dell’umanità). Chiunque è sacrificabile, pertanto il tanto darsi da fare come formichine che producono e si sforzano di cambiare il proprio destino assume il sapore di una beffa e lascia in bocca tutto il sapore dell’inutilità di ogni sforzo per credersi “vivi”!
Come dicevo prima, cos’ha scatenato, apparentemente, tale cambio di passo nei confronti di alcuni paesi europei e parte degli Stati Uniti stessi? Ci ho pensato a lungo e l’unica spiegazione che ho trovato è che tale cambiamento trova origine nella caduta del Muro di Berlino. Venuta meno la contrapposizione politica fra Occidente ed Oriente, il confronto diretto tra Washington e Mosca, costoro non hanno più avuto ostacoli nemmeno  di carattere politico. Mentre prima le varie aree d’influenza si gestivano all’interno di due blocchi contraddistinti da bandiere ben specifiche, dove forse era anche ben più difficile “operare”, oramai il campo è unico. L’inettitudine di politici poco preparati, quando non messi al comando dai signori di cui sopra stessi, ha fatto sì che la cavalcata sulle praterie, in primis quelle europee, fosse senza freni. Hanno preparato il terreno ed hanno agito indisturbati, mentre le nazioni del mondo stavano a guardare. Ora ci si volta, di tanto in tanto, a vedere le macerie sul campo di battaglia e si ha come un sussulto di stupore (Ucraina, Isis, attentati vari, sbarchi di povera gente disperata alla ricerca di un “mondo migliore”, ecc.).
Purtroppo il vantaggio accumulato è talmente grande che non credo che ci possano essere molte possibilità di ribaltare la situazione se non al prezzo di ulteriori morti (e non solo in senso figurato). Parlando solo del vecchio continente, le istituzioni europee sono talmente intrise di loro uomini messi lì ad hoc che occorrerebbe stravolgere il significato stesso dell’Unione europea.
La sola speranza sono le piccole scintille (Grecia, elementi di democrazia qui e lì che possono risvegliare le sopite coscienze di milioni di persone, forse). Poco altro. I media sono ampiamente corrotti dal pensiero unico fatto crescere ad arte da costoro. Solo alcuni riescono a districarsi in tale selva, “selvaggia e aspra e forte” per dirla con le parole di padre Dante. La paura rimane, ed è grande. Guardando gli sforzi di ciascuno, me compreso, sembra di vedere un gruppo di formichine che s’affannano come pazze per portare a casa, a fine giornata, una briciola di pane. Molto spesso senza neanche riuscirvi. Sì, siamo formiche ed al contrario dei piccoli imenotteri non siamo uniti per uno scopo comune, anzi è l’esatto contrario. Ed il guaio più grande è che, nella stragrande maggioranza, non sappiamo nemmeno che uno scopo comune ci dovrebbe essere e di che genere esso sia. Non sappiamo neanche di trovarci all’interno di un grandissimo formicaio e che dall’esterno ci stanno guardando con una sadica soddisfazione, mentre c’illudiamo di fare e di andare. Chissà poi dove.
Topi da esperimento

Topi da esperimento

Bene, proviamo a fare ipotesi. Ripeto, solo ipotesi.
Vi ricordate i poveri topi da laboratorio usati per esperimenti? Intendo dire non quelli che servono alla medicina per testare farmaci probabilmente utili all’uomo. Al contrario penso a quelli usati per testare teorie su comportamenti animali e simili. Beh, il periodo storico che stiamo vivendo mi ricorda proprio tale tipo di eventi.
Proviamo dunque ad immaginare un bel gruppetto di persone, fatto da massoni, gruppi finanziari, servizi segreti e, magari, gruppi di potere religioso che decidano su come debba andare il destino del mondo (ovviamente sulla strada per loro più conveniente). E proviamo di seguito ad immaginare che quest’accolita di bravi personaggi decida in particolare per quanto concerne l’Europa di fare un bel po’ d’esperimenti, stile topo per l’appunto, organizzando una crisi finanziaria di carattere planetario (non di certo casuale), preparando il terreno a sollevazioni popolari attraverso il programmato impoverimento di intere classi sociali, organizzando e pilotando poi tale malcontento attraverso soggetti debitamente inseriti in particolari contesti sociali (anche a loro insaputa pilotati) ed attraverso, ad esempio, finti attentati di matrice religiosa tendenti a portare grandi fette di popolazione a pensare che sia più conveniente rinunciare a parte, se non tutta, della propria “libertà”, in cambio di una presunta maggiore sicurezza. Primo esperimento riuscito.
Proviamo dunque ad immaginare che il tracollo economico della Grecia, così come quello dell’Italia o della Spagna piuttosto che del Portogallo sia stato programmato a tavolino, per fare una sorta di sperimentazione di modelli sociali e controllo delle masse, come pedine mosse su di una scacchiera, manovrando le medesime attraverso le “dame” posizionate ad hoc, nei punti strategici dei quadrati di gioco. In pratica un gioco truccato in partenza. Sarebbe un secondo esperimento riuscito.
Proviamo inoltre a pensare alla costruzione artificiale di topi combattenti liberi, il cui solo scopo è quello di creare diversivi per le masse già lungamente fiaccate da una crisi economica senza precedenti e per preparare la strada a “guerre sante” contro gli stati “canaglia”, che debbono ricadere sotto l’influenza di questi bravi signori dei destini del mondo. A questo uniamo dei diversivi nel cuore dell’Europa stessa, per opporre il martoriato vecchio continente ad altre forze economiche emergenti (Russia, Cina, Brics) che tendono a rubare la scena alla grande cavalcata indisturbata dei signori di cui sopra. Quindi organizzare rivoluzioni finte e supporti economici e militari a fantocci, messi lì ad hoc, a comandare (penso forse all’Ucraina?). Altro esperimento riuscito.
Diciamo che mi fermo qui perché ce n’è già abbastanza. Poi io sono un noto complottista. Comunque supponiamo, dico solo supponiamo, che quanto da me esposto sia solo in parte vero. Ce ne sarebbe già abbastanza per avere paura così. Ma che dico? Dormite sonni tranquilli. Continuate a dormire.

Le crociate

Le crociate

Nell’anno di grazia 1096 (per alcuni già si potrebbe annoverare la prima impresa nel 1095) Goffredo di Buglione, al secolo Godefroy de Bouillon signore della Bassa Lorena, partì per dare inizio alla cosiddetta epoca delle Crociate. Il casus belli dell’epoca fu la richiesta d’aiuto di Alessio I Comneno, imperatore di Bisanzio, lanciata a papa Urbano II per contrastare i Turchi. L’occasione sembrò essere delle migliori per allargare i confini d’influenza in quei territori dei signori feudali d’Occidente. Fu così che la partecipazione fu copiosa per andare a liberare il Santo Sepolcro dagli “infedeli” musulmani.
Anno di grazia 2015. Il mondo è cambiato, e tanto. Le guerre e le stragi per il potere sono sempre rimaste. Sono cambiate le sfere d’influenza politica ed economica. L’Europa non è più il “centro” del mondo e altre sono le logiche che muovono gli eserciti. Tuttavia c’è stata una grande evoluzione nel modo di far percepire alla gente comune i motivi per fare le guerre e per convincerla a sopportare ogni genere di angheria ed ingiustizia. La schiavitù in Occidente è di tipo prevalentemente economico, ma non solo. Quella intellettuale è altrettanto potente ed avviene attraverso i mass media. Chi detiene il potere dell’informazione, in qualunque forma, detiene un’arma potentissima con cui manipolare le coscienze.
Il caso di Charlie Hebdo, azione di per se stessa orrenda, fa leva su un sentimento popolare che ha le sue radici sulla povertà, l’ignoranza ed il disagio sociale (preesistenti all’atto criminale). E’ proprio tale disagio l’humus sul quale queste azioni fanno facile presa (e questo a prescindere da chi abbia compiuto effettivamente l’atto). Se a tutto ciò aggiungiamo un bel pizzico d’ipocrisia dell’Occidente, tanto fra chi “detiene il potere”, quanto fra la popolazione comune, il quadro è completo. Chi di noi non sarebbe disposto a limitare la propria libertà in nome di una maggiore presunta sicurezza? Se un problema non esiste, basta crearlo per ottenere di far accettare la cura ad esso. E’ un po’ come creare virus per vendere antivirus. Se questo avviene in un ambiente volutamente tenuto “scoperto”, il gioco diventa molto semplice.
Nessuno nega che i problemi sociali siano presenti sul territorio francese, piuttosto che su quello spagnolo, greco o italiano. Se questi esistono non è un caso. Come non è un caso che vadano ad alimentare un malcontento covato lentamente, probabilmente per anni, da parte di chi è costretto a vivere tali situazioni di povertà. La povertà porta la delinquenza e di conseguenza il disagio. Proprio questo è il punto dunque. Quale migliore campo sul quale svolgere i propri giochi segreti per ottenere una reazione largamente prevedibile? Ovviamente, a ruota, possono seguire veramente azioni di esaltati che pensano realmente di “vendicare” offese religiose con azioni eclatanti. D’altra parte la madre degli imbecilli è sempre incinta, come nel caso avvenuto non più di 3 anni fa, nel luglio del 2011, quando Anders Breivik uccise 77 persone e ne ferì più di 300 sull’isola di Utoya, in nome della “cristianità”. Dunque che qualche reale esaltato possa avere preso la palla al balzo per dar sfogo alla sua follia omicida anche in Francia, rientra nella possibilità di casi come questo. Ma non sono la stessa cosa, anzi.
Le modalità con le quali si sono svolti i fatti di Parigi fanno pensare ad un lavoro effettuato da professionisti del settore, per capirci servizi segreti (francesi? Statunitensi? Israeliani? Questo non saprei dirlo), e non certo due “senza tetto”, per quanto addestrati in medio oriente e fatti rientrare dai servizi d’intelligence francesi che, guarda caso, come fu per le torri gemelle a New York, poco dopo sapevano esattamente chi fossero e da dove venissero (anche per il fortuito caso delle due carte d’identità lasciate sbadatamente nell’auto). Non un colpo è stato sprecato, tutto è filato liscio come l’olio e la fine dei “presunti” terroristi è stata come da copione (e come prevedevo nel mio precedente post), cioé sono stati uccisi e non presi vivi per poterli interrogare. Tutto ciò oltre alle incongruenze con chi si vuole immolare per la propria causa religiosa musulmana, cioé cercando il martirio. I nostri si erano invece, coraggiosamente, dati alla fuga.
Sono certo che ora partirà un esercito di volenterosi, da tutti i Paesi occidentali, capeggiati da Stati Uniti e Israele in testa, alla volta della “terra santa” siriana, in primis. Il tutto con il beneplacido dell’opinione pubblica, benedicente la nuova crociata per la riconquista di un’identità che non si è accorta che le è stata scippata da tempo, ma non certamente dai musulmani. Dovremmo guardare un po’ meglio in casa nostra, ad alti livelli, trasversalmente fra più nazioni a partire dall’altra parte dell’Oceano, per finire proprio in Medio Oriente, dove ci sono Paesi musulmani e no a cui questo sporco gioco conviene, eccome.

Mamma, l’islamici…

Mamma, l’islamici…

Ebbene sì, sono sempre io, il solito complottista che si ritrova a dubitare di quanto evidente a prima vista a tutti, di quanto le crude immagini hanno impietosamente mostrato (o forse no?) a tutti noi da Parigi quest’oggi. Ovviamente siamo tutti Charlie Hebdo, me compreso. Ciononostante non riesco a non pensare al perchè sia successo quello che è successo. Ovvero perchè fare una strage in una redazione di un giornale satirico che aveva manifestato il suo anticonformismo già nell’ormai lontano 2006. E’ pur sempre vero che tutto sia possibile e, dunque, anche che il fanatismo religioso decida di colpire così crudelmente a distanza di tempo, pianificando un attacco che ha molto di militare per come si è svolto (precisione, organizzazione, mano ferma e freddezza nell’esecuzione, quindi molto poco dilettantesco), tuttavia già il “fanatico” islamico a Sydney, Man Haron Monis, che non era del tutto sconosciuto alle intelligences mondiali, ucciso dalla polizia (quindi non passibile di interrogatori di alcun tipo) e poi il “terrorista” Michael Zehaf-Bibeau, l’attentatore del Parlamento di Ottawa m’avevano insospettito non poco.
Come dicevo all’inizio di queste mie considerazioni, io sono un mal pensante. Non abbiamo ancora elementi per poter giudicare in un senso o nell’altro, tuttavia io m’insospettisco sempre molto, anche perchè assieme alle altre vittime della strage di oggi, c’era anche l’economista Bernard Maris, acceso oppositore del movimento neo liberista che è oramai padrona del mondo intero da qualche tempo a questa parte. Se a questo uniamo l’ondata di estremismo di destra che sta lentamente invadendo l’Europa intera (Marine Le Pen in Francia, il movimento anti-islam in Germania denominato Pegida, la destra in Italia capeggiata da sobillatori di popolo che cavalcano il malcontento della gente per la crisi economica galoppante, nonché la Lega xenofoba e Alba Dorata in Grecia), direi che motivi per insospettirsi sul fatto che siano azioni “pilotate” da servizi segreti e gruppi di potere ci sono, e sono molto forti.
Ripeto, magari mi sbaglierò, ma si sa, io sono un malfidato per natura: come diceva il divo Giulio, a pensar male è peccato, ma spesso ci s’indovina.

La gente di mezzo

La gente di mezzo

Una domanda non ci si fa nel nostro bel Paese dei balocchi: come mai solo adesso la storia della Mafia a Roma è venuta fuori? Perché proprio ora? Di come funzionassero le cose si sapeva già da tempo. Semplicemente non si faceva nulla. Già nel 2012 sull’espresso era uscita l’inchiesta di Lirio Abbate, poi è stata la volta di Report nel 2013 con “Romanzo capitale”, inchiesta aggiornata nei giorni scorsi con gli ultimi avvenimenti. Dunque si sapeva già da molto tempo. Se non tutto, molto.
All’improvviso sono saltate fuori intercettazioni ambientali, testimonianze, prove di ogni genere. Nomi, molti nomi di gente collusa che sguazzavano in questo guano da moltissimo tempo. Ripeto, tutti sapevano, almeno in certi ambienti (da quello della politica, a quello dello spettacolo, a quello imprenditoriale), ma non si faceva nulla. Persino parti delle forze dell’ordine erano al servizio della squadra di malaffare.
E dunque? Perché si è deciso di scoperchiare la pentola? A qualcuno è stato pestato un piede? A qualcuno non è stato dato quanto stabilito?
Personalmente non credo che il motivo sia questo, bensì molto peggio. Quel che credo è che in ben più alte sfere s’è deciso che per tenere buono il “popolino”, visto l’alto tasso di malcontento in cui anche in Italia si è giunti e che peggiora giorno dopo giorno per la situazione economica disastrosa, s’è deciso di “distrarre” l’attenzione dando in pasto alle “belve” qualcosa d’addentare, per tenerle buone. Almeno per un po’. Poi ci sono le solite stupidaggini, tipo quale sia il sommo pontefice da sostituire al Capo dello Stato o la legge elettorale (che tanto non serve a niente comunque) che occorre adottare. I boss che imitano la Mafia siciliana (quella seria, per intenderci), sono solo l’ennesimo piccolo pesce che a noi, comuni mortali, sembra enorme. In realtà sono solo un diversivo che è stato volutamente lasciato prosperare negli anni passati proprio perché creasse una situazione di disagio generale, e che comunque poteva sempre tornare “buono” nel momento del bisogno in un modo o nell’altro. Questo momento è arrivato e il “buono” non è stato certamente a vantaggio di questi quattro personaggi di malaffare che pensavano di essere impuniti grazie alle loro “doti” di grandi strateghi del male. Chissà come se la staranno ridendo sotto i baffi reparti dei servizi segreti ed alte sfere del comando, da cui questi avvenimenti sono manovrati! Ma ovviamente io sono un po’ fantasioso, pazzo e pure un po’ complottista; come sempre.
Armi di distrazione di una massa

Armi di distrazione di una massa

Ed intanto mentre in Italialand si discettava su patti del Nazareno, mattarelli o “treni” italicum vari, oltre sui papabili alla successione del re Giorgio I, nel mondo accadevano cose di una gravità inaudita di cui ci si preoccupava molto blandamente. Sempre secondo i dettami del grande fratello Sam.
Sigari cubani a gogò e comandamenti sciorinati dal nuovo catecumeno “pentito” di sinistra, quella buonista ovviamente, facevano da contorno al vuoto pneumatico che continuava a permeare l’aria “democratica” dell’intero Paese. Intanto altrove si faceva la storia, come si suol dire. Ed i politicanti da strapazzo del Paese dei balocchi continuavano a stare alla finestra, attendendo che le nuove regole del mondo venissero dettate a destra o a manca, prima schierandosi supinamente a favore dello zio d’America, per poi, chi può dirlo, magari salire in fretta e furia sul carro del vincitore finale. Semmai ve ne sarà uno.
E’ arrivato Natale anche quest’anno e il buon vecchio con la barba canuta ci porterà dei doni. Non mi sembra che siano niente di buono. Solo da noi sembra non essercene accorti. Continuaiamo così, faccaimoci del male… tanto ci siamo abituati.
L’intera bellezza

L’intera bellezza

…Non è bella la donna di cui si lodano le gambe o le braccia, ma quella la cui bellezza nel suo insieme distoglie dall’ammirare le singole parti.
L.A. Seneca Lettere a Lucilio 33,5

…Non est formonsa, cuius crus laudatur aut brachium,sed illa,cuius universa facies admirationem partibus
singulis abstulit.

 L.A. Seneca Epistulae ad Lucilium 33,5

…She is not a beautiful woman whose ankle or arm is praised, but she whose general appearance
makes you forget to admire her single attributes.

 

                             Virna Lisi 8 novembre 1936 – 18 dicembre 2014

L’importanza di un’idea

L’importanza di un’idea

Juncker, Katainen e Moscovici non perdono occasione di lanciare moniti ai quattro venti contro Grecia ed Italia, paventando guai inimmaginabili in caso di elezioni anticipate (che vedrebbero la probabile vittoria del partito di Syriza) in Grecia o catastrofi economiche qui da noi se non si continuasse con la strada delle “riforme” (paventando quindi rallentamenti vari dovuti a proteste e possibili referendum contro la moneta unica).
Personalmente non sono d’accordo con il Movimento 5 stelle circa un referendum per l’uscita dall’Euro (anche se fosse possibile indirlo da un punto di vista tecnico-costituzionale), e questo per una ragione ben precisa. Non è, infatti, che io non veda l’impossibilità d’andare avanti così in Europa, con ingiustizie sociali evidenti anche ad un cieco e con un disastro economico che non ha precedenti. Tuttavia penso che l’idea dell’Euro, a questo punto, sia fondamentale per mantenere un seppur flebile legame fra i Paesi dell’Unione che, scomparsa la moneta unica, parteciperebbero ad una diaspora senza possibilità di ritorno all’idea di un’unione politica europea. L’Euro così com’è è improponibile, lo so bene, ma al contrario di altri penso che andrebbe riformato totalmente e non abbandonato. E’ l’idea dell’Euro che è preziosa per unire Paesi così differenti fra loro, non il suo valore monetario in sé. Se lo si abbandonasse non ci sarebbe più la possibilità di tentare di fare finalmente un’unione politica e il progetto europeo svanirebbe, proprio come vorrebbero i cosiddetti poteri forti finanziari internazionali (di cui fanno parte società finanziarie, banche e uomini di potere che trasversalmente abbracciano più Paesi al mondo, Europa compresa). Vorrebbe dire che hanno vinto loro. Vorrebbe dire che la sola speranza di vedere il vecchio continente finalmente unito oltre che da una cultura comune da decisioni comuni, che avrebbero peso enorme sul quadro socio-economico e politico internazionale. Se l’Europa si unisse politicamente vorrebbe dire che i “signori” del Mercato globale avrebbero non poche difficoltà a spandere il pensiero unico per il mondo. Vorrebbe dire che la Politica si sarebbe rimpossessata del suo ruolo e avrebbe sconfitto il tentativo, che attualmente sembra trionfare, della Finanza di farla da padrone in tutto il mondo. Questa è una proposta che approvo in tal senso. Speriamo che venga presa in considerazione, a prescindere dal partito che intendesse farla propria.

Giochi preziosi

Giochi preziosi

Forte è l’allarme per l’attuale situazione politica, determinata dalla crisi Ucraina, non solo in Europa. E’ quanto è venuto a confermare lo stesso Michail Sergeevič Gorbačëv in occasione della sua visita nella capitale tedesca per il 25° anniversario della caduta del Muro. “L’Europa è diventata un’arena di disordine politico, di competizione fra sfere d’influenza ed infine di conflitti militari. La conseguenza inevitabile è l’indebolimento dell’Europa in un momento in cui altri centri di potere e d’interesse acquistano forza. Se continua così l’Europa perderà autorevolezza sul piano internazionale e diventerà, a poco a poco, irrilevante.”.
La stessa preoccupazione in tal senso è stata espressa dallo stesso Putin alla televisione tedesca ARD in un’intervista rilasciata lo scorso 13 novembre a Vladivostok. Le posizioni espresse dal Presidente russo sono state quelle di preoccupazione per il progressivo allontanamento della Germania in primo luogo e dell’Europa in generale dalla Russia. Questo alla luce dei buoni rapporti coltivati negli ultimi anni: “Di errori ne vengono sempre commessi. L’importante è reagire tempestivamente ed efficacemente agli stessi, analizzare e capire questi errori ed andare avanti. Non verso un vicolo cieco ma verso la soluzione dei problemi.” E di nuovo: “Mi sembra che nell’ultimo decennio abbiamo agito proprio in questo modo nei rapporti con l’Europa in generale e con la Repubblica Federale di Germania in particolare. Guardate quale atmosfera si è formata tra Russia e Germania negli ultimi 10–15 anni. A quanto mi risulta, è una base molto buona, un ottimo fondamento per lo sviluppo dei rapporti non solo tra i due Stati ma anche tra Russia ed Europa in complesso e, in generale, per l’armonizzazione dei rapporti nel mondo. Sarebbe deplorevole se lo perdessimo.”
La Germania sembra essere dello stesso parere, almeno da un punto di vista economico. I recenti accordi stipulati fra Russia e Cina circa le forniture di gas e la partnership economica tendente ad escludere gli Stati Uniti da un possibile accordo interbancario con lo yuan cinese come moneta di scambio al posto del dollaro ha spinto, molto probabilmente, più di dieci banche tedesche (fra queste Deutsche Bank, Commerzbank, DZ Bank AG, and Landesbank Hessen-Thueringen Girozentrale) ad aprire conti presso la banca nazionale cinese a Francoforte. Anche Hong Kong, Taipei, Singapore, Seoul, Parigi e Londra hanno stipulato simili accordi. Questo vuol dire che la Germania non vorrà di certo rimanere a guardare. Le banche centrali di tutti i Paesi nel frattempo stanno correndo ad acquistare ingenti quantità d’oro, Russia in testa (nel 3° trimestre di quest’anno ha fatto crescere di 55 tonnellate d’oro le sue riserve). La Germania ha invece “inaspettatamente” rinunciato al rimpatrio delle sue riserve auree tenute nei forzieri americani e francesi. C’è da chiedersi il perché di quest’improvvisa corsa all’acquisto di oro sul mercato mondiale il cui giro d’affari è di “soli” 280 milioni di dollari al mese a fronte degli oltre 360 miliardi di dollari che vengono utilizzati per gli scambi commerciali in tutto il mondo.
Ciò è dovuto sia alla “razzia” sul mercato internazionale da parte della Cina d’ingenti quantità di petrolio, determinandone un abbassamento del prezzo, sia ai piani strategici di carattere economico che Russia e Cina stanno mettendo in atto e di cui l’Occidente non parla. Su spinta del Consigliere per gli affari economici Sergej Glazev, Putin sta infatti assieme alla Cina acquistando le ingenti quantità d’oro (di cui sopra*) per una ragione ben specifica: dopo il trattato di Bretton-Woods del 1944 il dollaro americano ha rappresentato la moneta di scambio per la compravendita di petrolio, gas e materie prime pregiate quali l’uranio. Le maggiori quantità di tali materie sono attualmente in territorio russo e gli Stati Uniti hanno provato a far crollare il loro prezzo per diminuire la capacità economica del loro concorrente. Come contromossa la Russia si è accordata con la Cina (la quale avendo un disavanzo economico negli scambi commerciali con gli Stati Uniti in un rapporto di 5 a 1 non può permettersi di non fare tali scambi in dollari, ma solo come moneta di pagamento intermedia per poi convertirli subito dopo in oro) per sostituire il dollaro Usa con l’oro fisico come moneta finale di pagamento. Quel che fanno ora i Paesi BRICS, guidati da Russia e Cina, consiste di fatto nel cambiare il ruolo e lo status del dollaro USA nel sistema monetario globale. Da ultimo mezzo di pagamento e accumulazione del patrimonio, la moneta nazionale degli USA, nelle azioni congiunte di Mosca e Pechino viene trasformata in un mero mezzo di pagamento intermedio, destinato solo allo scambio con un’altra attività finanziaria ultima: l’oro. Così, il dollaro americano in realtà perde il ruolo di mezzo ultimo di pagamento e accumulazione degli attivi patrimoniali, cedendo entrambi i ruoli a un altro bene monetario riconosciuto, denazionalizzato e depoliticizzato: l’oro.
Gli Stati Uniti si sono accorti troppo tardi della mossa in atto tra i due Paesi ed hanno provato a porvi rimedio con la “politica” delle “rivoluzioni” arancioni (in Ucraina, come la cosiddetta Primavera Araba). In tutto ciò l’Europa svolge un ruolo marginale al traino della politica statunitense.
I tedeschi probabilmente si stanno rendendo conto di questo stato di cose e se da un lato non possono completamente sganciarsi dalla politica Statunitense, dall’altro cercano di mantenere i rapporti di “buon vicinato” con i russi. Al recente summit australiano (G20) ci sono state prove tecniche di distensione proprio a partire dalla Germania. La Cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che una nuova ondata di sanzioni contro la Russia sia possibile, ma nel contempo il Ministro dell’Economia Sigmar Gabriel ha detto, apparentemente in contraddizione con la Cancelliera, che ulteriori sanzioni non farebbero che aggravare la situazione. La contraddizione è apparente perché il linguaggio diplomatico non consente alla Cancelliera di prendere posizioni troppo categoriche nei confronti del “volere” degli alleati americani.
La politica della Germania parla però per bocca di altri esponenti non di primissimo piano, tuttavia espressione del pensiero diffuso nell’establishment politico tedesco. Il parlamentare Marcus Pretzell di Alternative für Deutschland, che ha votato contro le sanzioni al Paese di Putin, ha dichiarato in proposito a Russia Today: “Credo che ci sia più di una persona da biasimare nel conflitto: gli Stati occidentali, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la stessa Ucraina. Tanto loro, quanto la Russia hanno fatto molti errori. Non c’è un “bravo ragazzo” nel gioco in corso. Quindi non bisogna guardare la situazione solo da un lato. Questo è il mio punto di vista per una soluzione del conflitto. Spero che la Germania abbia una forte posizione su questo punto. Non ritengo sia interesse della Germania imporre nuove sanzioni. Una nazione come la nostra che ha un’economia basata sull’export (principalmente macchinari ed automobili) e che importa gas e petrolio dalla Russia, ha bisogno di buoni rapporti con quel Paese. Così spero vivamente che non ci siano ulteriori sanzioni e che si ponga fine a quelle in essere”. Secondo un recente sondaggio pubblicato dallo Spiegel il 24% dei tedeschi ritiene che le sanzioni contro la Russia siano ingiuste, mentre il 40% che siano sufficienti quelle fin qui adottate. Solo un quarto del campione contattato dalla società Forsa, diretta da  Manfred Güllner, ritiene non sufficienti quelle finora messe in atto.
In Australia la Cancelliera Merkel ha avuto un colloquio faccia a faccia con il Presidente russo Putin durato circa 4 ore. A questo ha fatto seguito un incontro bilaterale fra i Ministri degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, e quello russo Sergei Lavrov. Entrambi i ministri hanno convenuto sul fatto che la pace di Minsk sia un buon punto di partenza. “Occorre lavorare duro però su questo punto” ha ribadito il Ministro tedesco, dichiarando che la soluzione al conflitto militare in atto non è affatto semplice. “Tuttavia siamo più vicini ad una risoluzione del problema”. Prove tecniche di “pace” con una “leggera” spinta dell’Economia.

Piccoli ducetti sciocchi crescono

Piccoli ducetti sciocchi crescono

Italia, terra di poeti, santi, navigatori e… servi sciocchi della gleba. 
Sentire i componenti del Governo Renzi (stendo qui un velo pietoso sul timoniere della barca alla deriva) cianciare in televisione o leggere le loro dichiarazioni sugli organi d’informazione riconcilia con l’amor proprio. Seguono uno schema predefinito, e quando parlano sembra che ripetano a memoria una canzoncina che qualcuno ha detto loro di studiare. La fuffa allo stato puro. D’altra parte il nostro è il Paese della fuffa. Gli è stato dato l’appellativo di ducetti. In latino ducere vuol dire condurre, guidare. Qui purtroppo mi sembra che la conduzione sia cieca, nel migliore dei casi, o consapevolmente verso il baratro, nel peggiore.
Nonostante tutto voglio scagliare una lancia a loro favore perché ritengo che la colpa non sia tutta loro: la maggior colpa è del popolo italiano che, come diceva bene Flaiano, corre sempre in aiuto del vincitore. Tutta questa acquiescenza lascia attoniti da un lato e non stupisce più di tanto, purtroppo, dall’altro. Gli “eroi” piacciono agli italiani, sarà perché nella nostra storia ce ne sono stati molti. Quello che ci dimentichiamo facilmente è che la nostra è una lunga storia, con profonde radici culturali. E’ chiaro che nel corso di secoli dalla massa uomini eccezionali si possono distinguere su un così lungo periodo. Oggi però la vista s’è fatta corta, anzi direi cortissima. Si naviga a vista. Il cretino di oggi diventa l’eroe di domani, senza più giudizio storico, senza più sedimentazione. Una volta si diceva “agli storici l’ardua sentenza”, a voler indicare il fatto che solo il tempo è galantuomo a sufficienza per dare giudizi sul reale. Gli storici del futuro, temo, ricorderanno questo periodo di storia patria più per la mancanza di “uomini d’eccezione” che per il contrario. Ma come diceva il poeta “gli eroi sono tutti giovani e belli” e sognare non costa nulla, purtroppo!
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