Satyricon di metà estate

Satyricon di metà estate

Questa è la vicenda narrata da Titus Petronius Niger, detto arbiter elegantiae, scrittore presso la corte dell’imperatore Nerone. La storiella descrive le sorti di Enricus (Lettae) detto Encolpio e del suo efebo Angiolinus (Alfanae) detto Gitone, nonché del burrascoso rapporto avuto dal primo con il suo rivale in amore Silvius (Berlusconaes) detto Ascilto. Il clou della vicenda s’ambienta a casa di Giorgius (Napoletanus) detto Trimachione, dove tra balli e canti dei servi di Giorgius, i tre, assieme ad un’accolita di commensali di vario tipo (loro pari), discettano delle più svariate argomentazioni, mangiando e bevendo a più non posso. Incerta è la fine dell’opera, sebbene si sappia per sicuro della fine “ingloriosa” dei due protagonisti (l’uno vittima d’impotenza e nelle mani di una non ben precisata amante che lo perseguita, forse una tale Matteae Renzina, mentre l’altro, Angiolinus, farà addirittura testamento, ben sapendo che gli eredi potranno godere dei suoi privilegi solo facendolo a pezzi e mangiandone il corpo!). Qualche novella accessoria fa parte di questo racconto di metà estate e fra queste ricordiamo Il suicidio dell’operaio senza lavoro, Il rapimento della pulzella Kazaka, La compravendita dell’Effe trentacinque, La distruzione della Magna Charta Costitutionalis, Il responsus iudicii Silvius Berlusconaes
Ci piace inoltre ricordare un piccolo frammento dell’opera (CXXXII, 15) che così recita:

«Quid me constricta spectatis fronte Catone,
damnatisque novae simplicitatis opus?
Sermonis puri non tristis gratia ridet,
quodque facit populus, candida lingua refert.»

«Perché guardate me con fronte aggricciata, o Catoni,
e censurate un’opera di inedita schiettezza?
Qui ride la grazia ilare d’un parlar puro,
e la lingua verace riporta quello che fa il popolo

Buona metà estate a tutti!

Il cambiamento delle relazioni

Il cambiamento delle relazioni

Le stagioni della vita cambiano e molto rapidamente. Sarà che mi sto oramai velocemente avvicinando al traguardo del mezzo secolo, che è una parafrasi malcelata per dire che sto invecchiando, ma effettivamente ho notato che i rapporti tra esseri umani, ed in particolare fra uomo e donna sono molto cambiati. Forse è l’era digitale, con il solipsismo a cui è inscindibilmente legata, che ha determinato un distacco sempre più forte. La difficoltà ad entrare in relazione fra esseri umani in genere sembra amplificarsi nella relazione fra i sessi. Ci si scruta, osserva, ci si lanciano occhiate con un misto di curiosità e diffidenza, non si indulge certo nella più aperta conversazione, tutt’al più poche parole di circostanza che non lasciano adito ad un approfondimento. Subito dopo si ripiega lo sguardo sul proprio oggetto/soggetto di conversazione solipsistica appunto, cioé il proprio cellulare o smartphone, cliccando vorticosamente sulla tastiera come un rifugio sicuro a cui non dover aprire se non la propria voglia di stare soli. Sì, a me sembra che si sia tutti un po’ più soli di una volta, pur stando in compagnia di altri sé che imitano tutti lo stesso comportarmento; ci si compiace addirittura sorridendo alla lettura di un tweet o di un sms ricevuti, perché il rapporto a distanza ci fa sentire protetti, anonimi, senza doverci mettere in gioco, senza dover scoprire con gli altri la propria fragilità, la propria incapacità comunicativa ed emozionale, la propria, perché no, ignoranza relazionale. Siamo diventati tutti un po’ della monadi leibneziane, altamente tecnolocizzate, senza la benché minima cognizione di causa dell’oggetto che ci schiavizza nella maggior parte dei casi, che cercano una tristre via d’uscita all’impotenza dei sentimenti così a lungo repressi da non ricordarci neanche che sensazioni possono dare. Basta con questi discorsi, perché mi sembro mio nonno quando si lamentava della sua di generazione.
Sì, sto decisamente invecchiando!
Le radici del futuro

Le radici del futuro

Com’è noto S. Agostino nel suo De civitate Dei (IV, 4) riporta un passo del De re publica ( III, 24) di Cicerone, nel quale Alessandro Magno, essendo stato catturato finalmente un famoso pirata della sua epoca e portato quest’ultimo al suo cospetto, lo interrogò chiedendogli ragione del suo imperversare per tutti i mari. La risposta che ebbe fu tale da ribaltare il piano della domanda nei propri confronti, ovvero lo stesso che aveva Alessandro di farlo con un grande esercito*.
Lo stesso concetto lo si può traslare ai giorni nostri nei confronti di ciò che sta accadendo a causa delle banche finanziarie mondiali, novelle Alessandro Magno, paragonate ad un piccolo “strozzino” che vessa pochi individui. Le dimensioni contano, direbbe qualcuno! In questo caso più che mai, visto che di fatto questi signori sono diventati i padroni del mondo, con la complicità, non mi stancherò mai di ripeterlo, della Politica a causa di connivenze ed incapacità direi endemica. Sembrerà sicuramente stucchevole ai più la mia visione delle cose, soprattutto il punto per il quale io credo che questo vero e proprio “abdicare” del potere politico in favore di quello finanziario sia accaduto, ma ritengo fermamente che, al contrario, sia la “via d’uscita”, la sola, attraverso la quale si possa venire a capo della situazione tremenda in cui buona parte del mondo si è venuta a trovare negli ultimi anni (l’altra già lo era in una situazione orribile, proprio grazie a quelli che ora si vedono in forte difficoltà!), cioé ritengo che sia un problema di “radici”.
Già, le radici sono la chiave del problema, ovvero sono l’inizio di tutto. Le radici del mondo occidentale sono, non mi stancherò mai di ripeterlo, quelle di una forte tradizione umanistica, fin dai tempi dell’antica Grecia. Su queste radici per secoli la classe politica occidentale si era fondata ed aveva governato il mondo, nel bene e nel male. Perfino il nostro piccolo angolo di mondo, la nostra italietta contemporanea, aveva dato larghissimo contributo a questa idea di sviluppo politico-sociale del mondo fondata su una cultura e su valori che venivano da lontano, dalle radici per l’appunto di un mondo che ha fondato la civiltà moderna occidentale. E qui da noi, in particolare, questo è stato vero almeno fino ad una generazione fa. Poi è accaduto qualcosa, cioé le nuove generazioni, inseguendo un modello di sviluppo incentrato non più sulle radici, bensì su elementi accessori, la Finanza in primis, hanno sostituito tale modello proprio per mancanza, a mio parere, di una solida cultura di base umanistica. In pratica è stata l’ignoranza delle nuove generazioni a far sì che sostituissero la sostanza con l’apparenza, facendo di quest’ultima l’elemento principe della società.
Qualsiasi persona volesse imparare una lingua, dal greco al latino, dall’italiano al tedesco e così via, deve partire dagli elementi fondamentali che si racchiudono nella formazione dei verbi ed in quest’ultimi, il fondamento di tutto, è proprio la radice da cui poi derivano i sostantivi, gli aggettivi e prende forma la lingua in generale: bene, proprio questo perdere come punto di riferimento le radici del vivere sociale, le fondamenta della civiltà, ci fa sentire smarriti ed impotenti difronte al profondo senso di vuoto che i problemi economici ci pongono quotidianamente. Il non avere più certezze, il non avere un senso di aspettativa per il futuro, il non sapere come venire fuori da una situazione apparentemente senza via d’uscita sono sentimenti e sensazioni che derivano proprio dal non avere i piedi ben radicati.
Cosa bisogna fare allora? Bisogna ripartire dal basso, dalle radici appunto; da una civiltà basata su concetti profondi, sostanziali, filosofici se volete. La tanto bistrattata cultura umanistica proprio a questo serve: a darci certezze, ad indicarci la strada attraverso cui il mondo si deve muovere per non perdere se stesso, a poggiare il pensiero dell’umanità su valori, nel senso più laico possibile, che fondino uno sviluppo, diremmo oggi, sostenibile. Ecco a cosa serve studiare tutte quelle cose considerate, soprattutto negli ultimi anni, inutili dai più. Solo in momenti di crisi profonda si comprende l’importanza di ciò che è venuto a mancare ed è l’occasione questa per ripartire ed uscire fuori da tale crisi. Il problema, almeno qui da noi (e nel resto d’Europa non mi sembra che il discorso cambi un granché), è che la cosiddetta classe “intellettuale”, per quel poco che ancora esiste, non sembra ancora essersi resa conto che è ora di far sentire la propria voce e prendere le redini dei cavalli che stanno correndo verso il burrone. Lo faranno, prima o poi, lo faranno. Ne sono certo. O almeno me lo auguro, per tutti noi!



* «Quod tibi», inquit, «orbem terrarum; sed quia id ego exiguo navigio facio, latro vocor; quia tu magna classe, imperator».
«Lo stesso tuo», disse, «(di infestare) la terra intera; ma poiché io lo faccio con un piccolo naviglio, vengo chiamato ladro, tu, poiché lo fai con una grande flotta, vieni acclamato imperatore »
Ego vero te… ovvero le assenze dell’anima

Ego vero te… ovvero le assenze dell’anima

Ci sono occasioni non colte nella vita delle quali ci pentiremo quando sarà troppo tardi porvi rimedio. Generano allora un sentimento misto di rabbia, impotenza e rimpianto. Più tardi, molto tempo dopo, proveremo a tal riguardo un senso di melanconica nostalgia per tutte quelle cose che avrebbero potuto esser generate dal nostro agire e che invece, proprio per questa nostra apatia del vivere, non vedranno mai la luce.
Provare nostalgia per eventi mai accaduti e per sensazioni mai provate è proprio di animi particolarmente sensibili e sono stati d’animo che coinvolgono chi già di suo è portato ad un sottile senso di disagio per l’essere nel mondo.
D’altra parte questo del senso di nostalgia è un tema già lungamente trattato fin dall’antichità, a partire dal senso struggente di melanconia che può dare l’esilio, volontario o meno, fino alla separazione dalle persone amate. Bellissima, a questo proposito, ho sempre trovata una delle Epistulae scritte da Cicerone in esilio ai suoi cari ed in particolare il brano qui sotto riportato riferito alla moglie: 
ego minus saepe do ad vos litteras quam possum, propterea quod cum omnia mihi tempora sunt misera, tum vero, cum aut scribo ad vos aut vestras lego, conficior lacrimis sic ut ferre non possim. quod utinam minus vitae cupidi fuissemus! certe nihil aut non multum in vita mali vidissemus. quod si nos ad aliquam alicuius commodi aliquando reciperandi spem fortuna reservavit, minus est erratum a nobis ; si haec mala fixa sunt, ego vero te quam primum, mea vita, cupio videre et in tuo complexu emori, quoniam neque dii, quos tu castissime coluisti, neque homines, quibus ego semper servivi, nobis gratiam rettulerunt.
 
Vi scrivo meno di quanto potrei, perché, se ogni istante è miserabile per me, quando poi scrivo a voi o leggo le vostre lettere, allora mi struggo in lacrime, da non poter resistere. Oh, se avessi meno desiderato la vita! Non avrei certamente veduto alcuno o molti mali nella vita stessa. Se dunque la fortuna mi ha risparmiato per qualche speranza di recuperare prima o poi un poco di felicità, il mio errore non è stato grande; ma se queste sventure sono definitive, desidero vederti al più presto, o vita mia, e fra le tue braccia morire, dal momento che né gli dei, da te purissimamente onorati, né gli uomini, da me sempre serviti, ci contraccambiarono
.
M.T.Cicero, Epistulae ad Familiares, XIV.IV.I
Né gli uomini, né gli dei! L’uomo solo con se stesso, si rifugia nell’amore. La domanda però sorge subito dopo: può bastare? A ciascuno l’ardua risposta.
Frederic Leighton – Flaming June
 
Il punto di stasi

Il punto di stasi

Ultimamente mi capita d’assentarmi dal Bel Paese ed immancabilmente, al mio ritorno, non provo alcun tipo di stupore sentendo i telegiornali o leggendo le “nuove” sulla carta stampata. In pratica potreste andare via per un anno intero ed al vostro ritorno cercando nuove notizie, almeno di carattere politico-economico, non trovereste alcun cambiamento rispetto all’anno precedente, purtroppo!
Dopo le elezioni politiche di qualche mese fa, per la precisione circa 4 mesi fa, il mantra che veniva ripetuto in continuazione era quello delle colpe del Movimento 5 stelle, new entry nel Parlamento italiano, per non permettere la nascita, risolutoria dei mali del nostro Paese, di un Governo. Poi il Governo è stato fatto, così come da molte parti si sarebbe voluto che fosse stato fatto in opposizione alle dichiarazioni proclamate a gran voce da Pd e Pdl di non volere giammai un inciucio, e tutti hanno tirato un gran sospiro di sollievo. Subito dopo è iniziata una campagna mediatica a tutto campo contro il nuovo interlocutore della politica italiana, il Movimento 5 stelle per l’appunto. Bene, sono passati oramai quattro mesi e oltre a “rimandare” il pagamento dell’Imu di qualche mese, cosa questa che comporterà ulteriori aumenti per far fronte al minor gettito fiscale da parte dei comuni, il Governo dei nostri grandi politicanti della domenica non ha partorito un granché altro per far fronte alla disastrosa situazione del Paese. D’altra parte è la stessa situazione disastrosa, anzi se possibile peggiorata, che vide il nascere del salvifico Governo Monti, ovvero la montagna che ha partorito un topolino. Sembra di stare nel film, magistralmente interpretato da Bill Murray e Andie MacDowell, Groundhog Day, in cui il protagonista era costretto ogni giorno ad interpretare la stessa vita del giorno prima: il guaio è che noi non siamo in un film, bensì in una tristissima realtà. Quella tristissima realtà in cui chi ha le redini del potere guarda distante come un abile regista la trista scena interpretata da pedine più o meno consapevoli del ruolo che stanno giocando. Se a tutto ciò aggiungiamo un popolo, il nostro, poco avvezzo a rischiare qualsivoglia tipo di cambiamento, tranne poi ad invocarlo a gran voce attraverso il solito “uomo forte”, il quadro che si prospetta a chi guarda non è certo dei migliori possibili. Già, il nostro non è il migliore dei mondi possibili di leibneziana memoria, bensì un palco in cui si celebra lo stesso copione, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno oramai. Direi che la soluzione del caso è tutta in mano a chi è vittima di questa che oramai si può considerare una vera e propria carneficina: quando le “vittime” capiranno che ora di ribellarsi ai propri carnefici potrebbe essere troppo tardi!
The persistence of the presence

The persistence of the presence

All those our yesterdays are gone
Nobody is still here to preserve our past
Our presence neither
Will be another day for the regrets
Maybe tomorrow, maybe never more
Only memory will be our witness
It’s a long time thinking to the future
For who hasn’t a past to remind
This is the time of people like me!

Salvator Dalì – La persistencia de la memoria

Il dito e la Luna

Il dito e la Luna

La miopia di un popolo la si misura anche dal “fiato corto” dei suoi esponenti politici e noi, eredi di Gaio Giulio Cesare e Camillo Benso conte di Cavour, siamo esponenti di picco nell’orbe terraqueo nel non vedere più in là del nostro naso, peraltro molto corto. A cosa mi riferisco? In questo caso al tentativo dei sommi pontefici del partito di servizio dello chansonnier di Arcore e del PD-L di largo del Nazareno (ex botteghe oscure, per capirci meglio), di togliere di mezzo il Movimento 5 stelle con proposte di legge riesumate ad hoc quali idee geniali. Già, è proprio la mancanza di idee che spinge una casta di inetti ad attaccarsi a piccoli escamotage di second’ordine, quale la proposta di legge riesumata come una salma da quel genio pseudomafioso della Finocchiaro, appoggiata da tutti gli altri inetti che siedono sui banchi di Montecitorio. Un trasteverino direbbe probabilmente che si stanno “attaccando al fumo della pippa!” (si attaccano ad una flebile speranza, per chi non è di Roma). Sono come coloro che guardano il dito e non la Luna che viene indicata, ma quel che è più grave è che tutti seguono l’onda, facendone un caso nazionale e spostando l’attenzione dai veri problemi del Paese e dall’incapacità di chi lancia questi anatemi inutili a risolverli, pur stando al Governo tanto voluto (che non si faceva per colpa del Movimento 5 stelle) e che non mi sembra stia concludendo un bel nulla ora che c’è, anzi! Bene, il Movimento è finanziato dal Blog di Grillo e Casaleggio? E chi se ne importa, no? Qual’è il problema? Il fatto che siano gli unici ad aver rinunciato al finanziamento pubblico dei partiti? O forse i finanziamenti ricevuti da sempre dal vecchio PCI da parte dell’ex blocco Sovietico o quelli tutt’ora ricevuti dal partito del buon samaritano di Arcore da parte dello stesso sono una cosa diversa? Si addita la politica degli “scontrini” come una vergogna, ma rispetto a cosa? Ci sono forse state idee rivoluzionarie da parte di chi attualmente sta al Governo che giustifichino la critica fatta a chi finora (i “grillini”) ha proposto cose concrete che loro (PDL e PD-L) non saranno mai disposti a fare per non perdere potere e privilegi? Di cosa stiamo esattamente parlando ora in Italia? Di niente! Come al solito! Si è chiesto un Governo come fosse ossigeno perché sennò sarebbe stato un disastro e non si sarebbero potute fare “tante cose buone e concrete”, ed il risultato qual è? Lo spostamento dell’Imu a settembre! (preparatevi a pagare più tasse comunali nel frattempo). Il fiato corto degli atleti della domenica appanna la mente di chi guarda lo spettacolo in silenzio, come al solito purtroppo!
Una fanciulla sfigurata

Una fanciulla sfigurata

La crisi, la mancanza di lavoro, la disoccupazione, il disagio sociale, la fame vera e propria: questo è il panorama comune a molte nazioni, in Europa più che altrove. Qui da noi la cosa risulta essere ancora più pesante perché unita ad una classe dirigente politica che si commenta da sé, con la propria impresentabilità, con la propria incompetenza, inadatti tutti, non solo Berlusconi (già l’Economist disse nel 2003 che era “inadatto” a guidare l’Europa in qualità di capo di Governo dell’Italia, all’epoca nazione alla guida del turno del semestre di presidenza della UE) a portare i propri concittadini fuori da una situazione che sembra essere senza sbocchi. Già! Sono mesi che insisto sul concetto di Europa, mettendo in evidenza aspetti “storici”, politici ed economici dell’Unione nata nel vecchio continente ed ho fatto questo per una ragione specifica, legata profondamente alla crisi che stiamo appunto vivendo quotidianamente. Εὐρώπη, questa bellissima fanciulla, una principessa addirittura, rapita dalle lontane coste del Libano dallo stesso Ζεύς non presenta oggi più quel bel volto del mito, anzi; direi che oggi è la causa “involontaria” di ciò che ci sta succedendo nella quotidianeità o meglio, è il modo in cui è stata concepita e viene supinamente accettata che sta alla base della maggior parte dei nostri problemi giornalieri. Il sogno di un’unione politica, di uno Spinelli prima o di un Mitterrand e un Kohl dopo, è naufragata sotto i diktat dei banchieri e finanzieri, molti dei quali di oltre oceano. In pratica s’è fatta un’unione monetaria, gestita da enti privati (le banche e la BCE), senza fare la cosa più importante, l’unione politica. Bene, cosa c’entra tutto questo con la crisi che attanaglia così tanta gente? Molto! Anzi, moltissimo. Non ci potrà mai essere ripresa economica in nessun Paese finché tutti gli sforzi fatti (tassazioni insopportabili, licenziamenti, tagli alle spese sociali, ecc.) sono tutti rivolti non al benessere dei cittadini che li sopportano, bensì al totale beneficio delle banche private, padrone della Banca Centrale Europea (ripeto, organismo privato e non pubblico come i più credono). “Bisogna risanare il debito pubblico!” è il mantra che ci si sente da più parti ripetere ogni giorno, mentre la gente muore letteralmente di fame in Italia e no (i nostri media, poco avvezzi alle cose non prontamente suggerite dalla classe politica dirigente ben poco s’interessano di mostrare il reale stato delle cose anche all’estero), e questo è l’obiettivo che tutti i politicanti da strapazzo, nostrani e no, si danno come prioritario una volta andati al potere. Non si capisce, o si finge di non capire, che non si potrà mai sanare l’economia dei Paesi dell’unione finché questi saranno tenuti sotto scacco dalle pretese finanziarie di un gruppo di oligarchi che si sono impadroniti, questi si con un vero e proprio golpe bianco, dei destini di milioni di cittadini europei. Mai mettere in discussione le sacre parole della troika, piuttosto che dei saggi personaggi di turno che vaticinano scenari d’apocalisse in caso di “non rispetto” della restituzione dei debiti, fatti contrarre ai singoli Stati dagli stessi che invocano tali disastri non si capisce bene a quale titolo coercitivo se non a quello della totale abdicazione del potere dalla Politica senza idee e talenti a loro totale favore, sennò… Già, sennò? Che cosa potrebbe accadere se tutti i Paesi europei, Germania in testa (ha colpe enormi in questo senso), decidessero di rivedere i canoni in base ai quali è condotta questa fanciulla sfiorita? Occorre ripensare l’Europa, a partire dalla sua unione politica, anche a conduzione tedesca (sono la cosidetta locomotiva europea, non lo si può negare in nessun modo), ma ovviamente bilanciata dagli altri Paesi, Italia e Francia per primi. Senza unione politica, con un ripensamento di una economia veramente su base statale e non privata, come l’attuale, ogni sforzo fatto sarà sempre inutile e la gente continuerà a soffrire nel quotidiano. Certamente tutti costoro che attualmente controllano più o meno direttamente la vita di così tante persone, faranno mosse atte a far vedere che una ripresa è possibile, tutt’è a rispettare le “regole” da loro imposte. E’ la tattica del bastone e la carota, finora applicata con totale successo. Sarebbe ora di toglierglielo questo bastone dalle mani ed iniziare ad usarlo contro di loro!



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