Italia, popolo di santi, poeti e…

Italia, popolo di santi, poeti e…

L’elezione a Presidente della Camera il 16 marzo scorso di Laura Boldrini ha rappresentato senz’altro un fatto meritorio per l’Italia che stenta a vedere nei vertici delle istituzioni e di potere rappresentanti di sesso femminile (auspicabile sarebbe senz’altro vedere un Presidente della Repubblica donna come, ad esempio, Emma Bonino). Giustezza del principio a parte, bisognerebbe però vedere nel merito la scelta politica operata su “caldo” suggerimento del PD dai nostri deputati. In altre parole la signora Laura Boldrini è stata fin da subito santificata (e come non farlo in un Paese come il nostro in cui un nome sul calendario non lo si nega a nessuno!) come modello femminile da seguire e lodare con sperticati complimenti ed ovazioni: lodi sperticate a non finire, appunto, il cui apice s’è raggiunto nella trasmissione del cappellano Fazio, santificatore per eccellenza. Ora, non mettendo in dubbio la buona fede nell’operato della signora in questione, quello che noto però è che la suddetta si è sì spesa in “lotte” affianco “agli ultimi”, ma in pur sempre “dorate” missioni dell’Onu e della Fao, organismi per così dire non proprio avulsi da privilegi e sperperi di denaro fornito da tutte le nazioni facenti parte di tali organismi internazionali. Quel che voglio dire è che affianco agli “ultimi” ci sono persone, laiche e non, che tutti i giorni vivono la quotidianità della povertà, delle malattie, del disagio sociale in modo un po’ più “vivo” che non l’andare con un carrozzone organizzato da un organismo internazionale che, spesso, usa il denaro a tali popolazioni destinato per foraggiare i suoi funzionari ed addetti a tutti i livelli, anziché fare il vero bene di chi si dice di voler soccorrere. Tralascio ovviamente le “voci di corridoio” che vorrebbero la signora Boldrini “spedita” a suo tempo a tale “prestigioso” incarico, dall’allora governo Prodi, per “togliersi di torno una rompipa…”, usanza tipica in politica per “promuovere a più elevato incarico” chi si vuole togliere di torno per qualche ragione, ma ciò che non mi piace in genere nelle persone è il pontificare e parlare dei problemi degli altri da una posizione di innegabile privilegio, diciamo così, “sporcandosi le mani”, usando i guanti. Questa è la sensazione che ho nel sentire la santificazione della signora Boldrini. Ripeto, questo non vuol dire che non mostri quest’immagine di sé con buona fede, ma ho conosciuto altre persone nella mia vita, anche di recente, che si mostrano come santa Teresa di Calcutta, arrivando però a 500 metri dal luogo del disastro in limousine. “Ti piace vincere facile!”, diceva una pubblicità di un gioco molto popolare in Italia ed è un costume a cui troppo ci siamo abituati perdendo di vista i reali valori messi in campo, scambiando l’apparenza per la sostanza. Tralascio la vergognosa parentesi della signora Pivetti, il cui solo lato positivo per essere stata eletta Presidente della Camera è stato il fatto di essere una donna e non certo il suo comportamento istituzionale, ma persone come Nilde Iotti, da una parte, o Tina Anselmi dall’altra, seppur lontane oramai nel ricordo dell’italietta moderna proiettata nel suo incerto futuro, sono state loro sì un esempio di donne di cui si sente la forte necessità nel desolante quadro dei nostri tristi giorni di crisi sociale, economica e di senso.
Goethe, Kant ed il nuovo Illuminismo prossimo venturo

Goethe, Kant ed il nuovo Illuminismo prossimo venturo

Si racconta che, durante il suo Italienische Reise (Viaggio in Italia) del 1787, Goethe arrivato a Napoli rimase un giorno incantato dalla voce di uno scugnizzo e si fermò ad ascoltarlo finché quello, accortosi di essere osservato, smise. Così il poeta tedesco gli chiese di continuare, ma il ragazzo si rifiutò. Il primo ebbe allora a dire rammaricato: “I figli del sole respingono i figli delle tenebre”, alludendo alla contrapposizione, per lui fortemente sentita, fra la vitalità del sud d’Europa e la supposta tenebrosità del nord della stessa. Johann Wolfgang von Goethe era un grandissimo intellettuale e rappresentava allora, e continua a rappresentare oggi, la parte migliore del grandissimo frutto del pensiero tedesco di cui è stato uno dei massimi esponenti in campo letterario. Ecco, gli intellettuali tedeschi, questi apparentemente scomparsi convitati di pietra della Germania di oggi. Eccezion fatta per Jürgen Habermas, filosofo, storico e sociologo della scuola di Francoforte, e Hans Magnus Enzensberger, poeta e scrittore, anch’egli con una formazione filosofica alle spalle. Entrambi si sono posti il “problema” di dove stia andando l’Europa moderna, quella “comunitaria”, staccandosi dal pensiero unico tedesco che non si pone domande, ma aderisce supinamente ad una forma di sonnolenta accondiscendenza al buon “trend” finanziario della “locomotiva” d’Europa. Che tristezza mi suscita pensare oggi alla nazione che ha visto la nascita dell’Aufklärung (il rischiaramento) a seguito di un fervido dibattito nato sulla rivista Berlinische Monatschrift, cui partecipò fra gli altri I. Kant che definì questo processo come l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità, obbedendo al motto sapere aude, cioé imparare a servirsi del proprio intelletto senza la guida di altri! Magari fosse ascoltato il pensiero di Kant dai suoi discendenti e da tutti noi, magari potessimo noi tutti uscire da questo stato di minorità che c’attanaglia oramai da tempo, avendo lasciato che il nostro intelletto fosse guidato da altri, da chi ha omogeneizzato ed omologato tutto il pensiero ai suoi dettami. Per capirlo, gli intellettuali, dovrebbero tornare a fare il loro “lavoro”, quello di mettere in dubbio la realtà circostante, di mettere in dubbio il pensiero dominante, di mettere in dubbio se stessi in primis. Forse non è il tempo per un nuovo Goethe o un nuovo Kant, ma se ne sente tanto il bisogno, veramente tanto!
 
The beginning of a new life

The beginning of a new life

The necessity of change is the basis for everything in nature: the caterpillar changes its skin to become a wonderful butterfly, the grain must lose the chaff for giving the fruit, the wort will become a very good wine. Even mankind changes skin every second in his life, without notice it. So change is the start point for the new. Changing its own point of view is the real revolutionary act of mankind. In Philosophy, for instance, every new kind of thought is the fruit of those before: Plato  has made “parricide” against Parmenides. In Art and Music is the same: Giotto is the “son” of Cimabue, Bach for some kind of composition is the “son” of Vivaldi. With or without a “father” the change is the subject of our life. Who doesn’t change is a dead man walking, that’s his own destiny. Only stupid men don’t change at all during their life! I have known a lot of those and I have been always amazing about their short sight. All those who say to be the new without changing their image for a long time have their destiny written in their path: stay away from them, be careful!
Il ripensamento della politica

Il ripensamento della politica

A seguito delle recenti elezioni politiche e del successo indiscutibile del movimento 5 stelle, da più parti, ma soprattutto dalla cosiddetta “sinistra”, puntuale come la morte è arrivata la critica alla volontà presunta espressa dal leader del Movimento, Beppe Grillo, di “uscire dall’Europa”. A parte l’inesattezza della cosa (si è fatto riferimento all’euro e non alla UE), personalmente non trovo nulla di così sconvolgente nel mettere in dubbio un’Europa unità soltanto da una moneta, peraltro emessa da organismi privati (ovvero i componenti della BCE, le singole banche private di ogni nazione). Quello che i miopi politici, nostrani e non, sembrano proprio non comprendere è che non vi sarà futuro alcuno per un organismo di tal fatta. La politica dovrebbe avere la capacità di ripensare se stessa, a partire dalle proprie radici che non possono affondare nella melma del mercato finanziario mondiale. Affrancarsi da tale mala pianta è il primo, indubitabile passo da compiere, senza il quale non si potrà mai procedere oltre. Una pianta non si regge sulla chioma, bensì sulle radici, poi sul fusto, infine sui rami e per ultime ci sono le foglie. Bene, l’Europa deve ri-trovare le sue radici, deve ri-pensare se stessa nella comune storia e nel comune pensiero fondativo, altrimenti sarà un gioco al massacro, più o meno lento, con una Germania e forse una Francia da una parte e, pian piano tutti gli altri dall’altra, come tante cenerentole in cucina a pulire le pentole lasciate sporche da altri, senza possibilità di avere un principe all’orizzonte che venga a ribaltare la situazione, fra lo stupore di chicchessia. Mancano i nuovi leaders a livello mondiale; non ci sono più le superpotenze che, fronteggiandosi, formavano un baluardo alla Finanza o tutte le altre forme di prevaricazione oggi tanto comuni. Manca un pensiero profondo, lo stesso pensiero che fece nascere nell’ormai lontano 1957, quando sei Paesi, fra i quali l’Italia, posero le basi dell’odierna Unione Europea, fondando la Comunità del vecchio continente. Lontani quei tempi, lontana Maastricht (1992), lontano il mondo di Altiero Spinelli e d’un sogno d’unità politica. Cosa rimane? Rimane un continente più diviso che mai, con una nazione leader come la Germania che corre decisamente da sola verso un futuro deciso da altri, non accorgendosi di aver imboccata una strada triste, oltre che pericolosa. Una strada che in altri tempi ha portato a sventure e tragedie per il mondo intero e che oggi potrebbe essere percorsa da quei Paesi che, lasciati soli a se stessi, con i loro problemi economici e di tenuta sociale conseguente, potrebbero essere la crepa nella diga d’Europa. Speriamo di no!

Era già tutto previsto

Era già tutto previsto

Così recitava la canzone di Riccardo Cocciante, e così sembrano recitare solo ora i molti ben pensanti di questo Paesucolo, tutta quella massa di inetti che popolano quotidianamente le nostre televisioni piuttosto che i nostri giornali, dai cosiddetti onorevoli ai sé dicenti giornalisti ed opinionisti a vario titolo. Da ogni parte un coro unanime di “era prevedibile”, di “certo, non in questa misura, ma…”, di “bisogna che ora siano responsabili”. Tutta questa massa di pecoroni, che padre Dante avrebbe sbattuto probabilmente nell’ottavo cerchio dell’Inferno, nella bolgia dei ruffiani o in quella degli adulatori, giustamente immersi nello sterco, s’erano fino a poco tempo fa spesi con tutte le loro forze nel bollare come “anti-politica” il movimento 5 stelle, a partire dal nostro reverendo Capo dello Stato che si rifiutava addirittura di prendere in considerazione l’idea che tale movimento potesse far parte della vita “politica” del nostro bistrattato Paese. Ora c’è addirittura l’ipotesi che debba vederseli davanti per giurare fedeltà alla Repubblica come ministri della stessa: che colpo! Speriamo gli reggano le coronarie, vista l’età. Dopo il Papa non vorrei che venisse a mancare a questo Paese un altro punto di riferimento essenziale. Così di giaguaro in giaguaro da smacchiare, di promesse di copiosi posti di lavoro in promesse di cancellazione di tasse, di rialzi dello spread in preoccupazioni dei Mercati (che paura!), l’Italietta andrà avanti fra una Germania mastino da guardia della “stabilità” europea ed una Gran Bretagna, gufo degli Stati Uniti, pronta ad approfittare di ogni passo falso degli altri Paesi comunitari. Sopravviveremo, nonostante Grillo, sopravviveremo.
Gustave Dorè – Gli adulatori

The semen of the hope

The semen of the hope

This country will never change! We can’t do anything about this, unfortunately. The great result of the Berlusconi’s party is the proof of this. The Italians deserve Berlusconi! It’s painful to say, but it is so. This is the destruens part of my thought; the construens one is the great success of the 5 stars movement, whose leader is the ex comedian Beppe Grillo. The great loser is the left party of Pierluigi Bersani, but not, as the “best” political commentators say, because he is the “old face” of his party that has won against the “new face” Matteo Renzi during the last elections for the leadership of this party, but because is a party that doesn’t represent the left thought and values, anymore. Many votes are passed from the left parties to the 5 stars movement because it represents the “new face” of being into politics (or this is the hope, we will see in the future), mine included. Yes, this has been my last gift to my country, in spite of the fact that I’m leaving it, because I’m obliged to do it! It is the hope that something new could happen here, in a dead country, like Italy is. I voted for this new movement not because I think that it will be the solution for all the big problems that this country has, but because I’m firmly convinced that a new wave is the only thing that can help it to escape from the ruin, changing an old and corrupted political class. Worse than all those things that have been done until now is impossible to do, so let’s try. It could be that the country will not be able to have a new stable Government and that it will be necessary to vote again in few months, but the new thing will be new people into the Parliament, without experience, this is true, nevertheless with new ideas and values. New semen is necessary to grow up new plants.
Yes, I’m leaving away (for me it’s too late), with a little hope in my heart for the future of this great country: I’m just praying my fellow citizens to not kill it. Anybody is hearing me, out there?
La persistenza della memoria

La persistenza della memoria

Ricordo che quando ero piccolo amavo andare con mio nonno a visitare una delle più belle ville di Roma, villa Doria Pamphilj, luogo dove lui aveva vissuto da bambino con la sua famiglia, in quanto che il padre era il giardiniere del principe. Imparai allora il valore e l’importanza del ricordo e dell’insegnamento, non perché mio nonno fosse una persona speciale, anzi, a dirla tutta probabilmente non lo era affatto, bensì perché l’importanza di ciò che mi raccontava della sua gioventù prima, delle vicende vissute in guerra poi, mi fece visualizzare con la semplice forza dell’immaginazione vicende e storie che, altrimenti, non avrebbero mai fatto parte del mio bagaglio culturale e d’esperienze. Probabilmente non avrei mai assaporato il dolce tepore del Sole che entrando da una finestra di una casa ai margini della villa illuminava un fienile, dove, sopra un tavolaccio, il maiale che sarebbe servito a sfamare tutta la famiglia per un anno intero, apparentemente morto, d’improvviso s’alzò e scappò giù per le scale fra lo stupore di tutti; né forse avrei mai compreso cosa volesse dire tornare a casa propria, a guerra finita, viaggiando con mezzi di fortuna fin dalla fredda Polonia. Altrettanto mi sarebbe mancato il sapere che terrificante effetto dovesse fare, all’età di 12 anni, perdere entrambi i genitori a distanza di 6 mesi l’uno dall’altro, portati via da una devastante epidemia d’influenza (denominata in quell’occasione come “spagnola”) se non me lo avesse mai raccontato mia nonna, né forse mai mi sarei appassionato alla bellezza ed eleganza stilistica degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso se non me le avesse trasmesse con le sue parole e con i pochi oggetti residui che conservava con cura essa stessa, d’allora.
Il ricordo è importante, per il nostro presente, per la nostra formazione, per ciò che diverremo, per ciò che ci formerà in futuro. Le esperienze degli altri non andrebbero mai lasciate svanire nel nulla dell’eternità, perché potrebbero rappresentare un pezzetto di noi stessi mancante; potrebbero essere ciò che avremmo potuto essere e che non saremo mai, proprio perché non ne abbiamo fatto tesoro, introitandole nel nostro essere, nella nostra personalità, nei nostri sentimenti e pensieri.
Ricordare deriva dal latino re-cordor, cioé riportare al cuore, “luogo” da sempre privilegiato come sede dei nostri sentimenti. I greci, invece, erano ancora più specifici (come ho avuto altrove modo di dire): loro distinguevano fra ciò che si sa per aver avuto esperienza diretta e ciò che si sa perché ci è stato riferito. Il ricordo fa parte del primo modo d’esperire per chi racconta e del secondo per chi ascolta. Entrambi però hanno il fascino del sentimento: poco importa se deriva da esperienze un po’ falsate dal tempo, come ben aveva compreso “Omero”. Ci faranno compagnia per tutta la vita!
Salvator Dalì – Clock
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