The long dark night of Italy

The long dark night of Italy

I have read a post, of an old friend” of mine, that said: “Let’s go: let’s change this old, old, old country” referring to Italy. She was talking about the situation of women into the italian society and into the italian market of job. I think that this appeal should be the same for every kind of social fields in Italy. Our country is an old one, but not referring to the history that, on the contrary, is the only thing that should be preserved for the future, but referring to the institutions, to the chiefs of our parties, to the public administration, to the professors at universities, to the way of thinking about the future of this country! This old way of thinking to the future for a modern nation is the worst visiting card into the global world. There isn’t future if you don’t care education, research, growth, social welfare, social equity. This old country hasn’t put attention to all those instruments needed to go out from the long night of the crisis. One day, before or later, the crisis will be over and only who has prepared himself for this moment will be able to lead people to another kind of perspectives, thinking in a different way, considering the future for humanity completely different. We need of a new renaissance, like that we had during the XIV  and XV centuries: during that period Italy have had other kind of men, men who thought forward, to the future, that had another vision of the world, a new one. This is the biggest difference between those men and these of our days: the look over the new generations, over the new in general and not over the own privilege, over the own short sight. We’d need of a light, someone with a “shining” into his/her mind. A new kind of italian! It depends only on ourself: “Let’s go, let’s change this old, old, old country”!
Thank you my “friend”…
Rembrandt – The night Watch
Stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus

Stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus

Questo verso del De contemptu mundi di Bernardo di Cluny(*), ripreso nel Nome della rosa, traslandolo, da Umberto Eco, m’ha sempre fatto pensare alla caducità del tempo, al trascorrere inesorabile degli eventi e all’effimero essere delle cose. In un mondo come il nostro, che tutto consuma in fretta, senza troppi scrupoli, senza troppe domande, bisognerebbe riconsiderare il mondo che i nostri padri hanno costruito per noi, che noi stiamo costruendo per i nostri figli. M’hanno sempre commosso, forse in una stupida consapevolezza dell’essere più fortunato in alcuni casi, di potermi trovare nelle medesime condizioni in altre, le persone in difficoltà fisica od economica che incontravo. Oggi più che mai, forse perché vivo in prima persona una condizione di difficoltà oggettiva e, quindi, sono ancor più recettivo nei confronti di tali fenomeni umani in primis e sociali secondariamente, mi rendo conto di quanto poco senso abbia il fatto che gran parte dell’umanità, dal barbone all’angolo della strada al bambino che sta morendo in Africa o nel lontano oriente, debba soffrire a causa di una piccolissima porzione di quella stessa umanità che non si cura minimamente degli esseri con cui condivide questo brevissimo cammino.

(*) “La Roma, che era, [ora] esiste solo nel nome, noi possediamo soltanto nudi nomi”

Il Ri-pensamento della Politica

Il Ri-pensamento della Politica

Mετανοεῖν in greco antico esprime la capacità dell’essere umano di cambiare in senso profondo il proprio pensiero. Questa capacità che in realtà nobiliterebbe l’uomo in quanto essere capace di tornare sui propri convincimenti è stata ormai svilita nel nostro Paese: la politica ha sempre dato il meglio di sé in questo campo, ma ultimamente ha toccato il fondo con episodi ben tristemente noti, quali quelli dei cosiddetti “responsabili”, vessilliferi del nuovo metodo di cambiare il proprio pensiero. Peccato che la loro figura “tragica”, sempre nell’antichità sarebbe stata accostata a quella delle cosiddette prezzolatrici.
Tutto questo accade nella politica “ufficiale”, quella eletta “regolarmente” dai cittadin… ops, dai partiti, ma quella eletta dall’ex propugnatore del “socialismo come società di liberi e di eguali…” (*), il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, non accade certo di meglio. Il nuovo Governo, formato da “tecnici” ha fatto continuamente passare al Paese il messaggio della necessità dei sacrifici propinati, quali l’allungamento dell’età pensionabile per chi ha già lavorato una vita, ovvero pagare tasse maggiori “necessarie” a non far cadere nel baratro l’economia della nazione. Ai primi cenni di giuste rimostranze del popolo, anestetizzato da anni di supina acquiescenza all’ipse dixit della politica, quasi quest’ultima fosse la parte migliore del Paese a cui dar sempre ragione, ecco saltare fuori dal cilindro la sceneggiata dei blitz della Guardia di Finanza a Cortina prima ed a Portofino poi. Ovviamente il tutto condito dalle voci “scandalizzate” di tutti quelli che hanno sempre detto di essere i propugnatori della lotta all’evasione fiscale, perché se non altro “non si fa a quel modo”, facendo passare il messaggio che i “ricchi rubano”. Non c’è che dire, un bel quadretto. Tutto questo avviene mentre uno dei principali ministri del Governo, Corrado Passera, con nonchalance richiede maggiori poteri per la BCE, come messo bene in evidenza da questo bell’articolo di Alessandro Raffa. In questo commento, come da me stesso ultimamente più volte messo in evidenza, si parla anche dell’assoluta “sudditanza” di certa stampa di “sinistra” nei confronti del potere, o meglio di certi poteri. Sono dunque cambiati i personaggi che supportano il sistema bancario privato che è stato la causa della crisi economica fatta pagare a tutti noi, ma non i metodi adottati dalla politica per uscirne. E’ cambiato il suonatore, ma non di certo la musica, anzi… Non ci resta che sperare che prima o poi qualcuno di costoro venga colto da “conversione”, da μετάνοιαν come Paolo di Tarso sulla strada per Damasco. Ma che dico? Io sono ateo, non ci credo!


(*) Napolitano, interevista sul PCI, STL, pag. 122


Caravaggio – La conversione di S. Paolo


Μῆνιν ἄειδε, θεά, Πηληιάδεω Ἀχιλῆος… Cantami o diva del pelide Achille…

Μῆνιν ἄειδε, θεά, Πηληιάδεω Ἀχιλῆος… Cantami o diva del pelide Achille…

Μῆνιν ἄειδε, θεά, Πηληιάδεω Ἀχιλῆος                                              Canta, o dea, l’ira di Achille figlio di Peleo,
οὐλομένην, ἣ μυρί’ Ἀχαιοῖς ἄλγε’ ἔθηκε,                                           rovinosa, che mali infiniti provocò agli Achei
πολλὰς δ’ ἰφθίμους ψυχὰς Ἄϊδι προΐαψεν                                        e molte anime forti di eroi sprofondò nell’Ade,
ἡρώων, αὐτοὺς δὲ ἑλώρια τεῦχε κύνεσσιν                                         e i loro corpi fece preda dei cani
οἰωνοῖσί τε πᾶσι· Διὸς δ’ ἐτελείετο βουλή·                                        e di tutti gli uccelli; si compiva il volere di Zeus,
ἐξ οὗ δὴ τὰ πρῶτα διαστήτην ἐρίσαντε                                             dal primo istante in cui una lite divise
Ἀτρεΐδης τε ἄναξ ἀνδρῶν καὶ δῖος Ἀχιλλεύς.                                     l’Atride, signore di popoli, ed Achille divino.
 Τίς γάρ σφωε θεῶν ἔριδι ξυνέηκε μάχεσθαι;                                    Ma chi fu, tra gli dèi, colui che li spinse a contesa?
Λητοῦς καὶ Διὸς υἱός· ὃ γὰρ βασιλῆι χολωθεὶς                                  Fu il figlio di Leto e di Zeus: adiratosi contro il re,
νοῦσον ἀνὰ στρατὸν ὦρσε κακήν, ὀλέκοντο δὲ λαοί,                          scatenò sull’esercito un morbo maligno, e la gente moriva,
οὕνεκα τὸν Χρύσην ἠτίμασεν ἀρητῆρα Ἀτρεΐδης·                                perché il figlio di Atreo non aveva fatto onore a Crise

Ἰλιάς Ὅμηρος                                                                                 Iliade, Omero

Questo l’inizio del poema epico forse più famoso dell’antichità che si svolgeva in quella parte di mondo che è stata all’origine della civiltà europea, in quella penisola anatolica che ha visto l’origine delle più grandi civiltà che la storia occidentale abbia visto svilupparsi nel corso dei secoli, religioni frutto di tali civiltà comprese. Qui le basi della Grecia classica, qui le basi del popolo etrusco, quindi di gran parte della civiltà latina, qui le basi delle più grandi civiltà mediorientali. Quale errore è stato fatto nel recente passato allorquando alcuni Paesi europei si sono opposti all’entrata della moderna Turchia all’interno della compagine degli stati europei, in primis da parte della Germania! Oggi, giustamente la Turchia non si cura più di voler entrarne a far parte, essendo oramai leader fra i paesi del medio oriente. Altro errore è stato, sempre per un’incomprensibile miopia politica tedesca, non salvare la Grecia condonandole il suo debito pubblico (3% di quello europeo, ben altra cosa rispetto a quello italiano o quello britannico, ma per lo più in mano alle banche tedesche). Quale altro errore dovrà compiere la grande Germania in balia di leaders politici miopi, prima di capire che il futuro dell’Europa è legato a ben altra concezione di sviluppo politico comune? Certo è ormai lontana l’Europa dei 12, ma è ancora possibile sviluppare quel progetto originario secondo i più recenti sviluppi politici ed economici. Le prossime elezioni tedesche non fanno ben sperare in un cambiamento della sua leadership, ma sarebbe un vero disastro se si continuasse su questa strada che non porta se non allo sfaldamento della comunità del vecchio continente. Non si fa l’Unione Europea, neanche economica, se non si guarda alle sue vere radici culturali nel profondo!

Spread, bund e… Europa unita

Spread, bund e… Europa unita

In un articolo di stamani su Repubblica si riferisce della preoccupazione del presidente del Consiglio italiano circa l’immutata situazione di “attacco”, da parte degli investitori, alle maggiori borse europee, Milano in primis. Sempre nel medesimo articolo, a firma di Carmelo Lopapa, si mette in evidenza che l’esimio economista della Bocconi si è recato a Bruxelles preoccupato di fare fronte comune con i francesi contro l’ostinazione tedesca a non “fare la sua parte”, non pretendendo da parte di tutti i Paesi dell’Unione la riduzione del debito al 60% rispetto al proprio Pil. Ora quello che viene da chiedersi è: costoro, intendo Mario Monti insigne economista, ex Goldman Sachs, il giornalista che scrive l’articolo facendo quasi da “portavoce” del presidente Monti stesso, si sono mai soffermati a pensare a chi ci sia dietro “i mercati”, termine generico usato ed abusato per non fare nomi e cognomi? Ovviamente, almeno il nostro presidente del Consiglio lo sa bene! Non ci vuole un laureato in complesse teorie economiche per capire il “male oscuro” che attanaglia l’Europa. E’ di ogni giorno oramai il balletto di cifre economiche che ci attende ad ogni notiziario e termini quali “spread”, “bund” e “bts” sono diventati di vocabolario comune, anche fra i non “addetti ai lavori”. Quello che nessuno, tranne rarissime eccezioni, dice è che è ormai tempo di porre una barriera all’attacco continuo nei confronti dei Paesi comunitari nel solo modo possibile: iniziare a pensare nel più breve tempo possibile all’unione politica, agli stati uniti d’Europa. Torno a ripetere che difficilmente questo sarà possibile con le attuali leadership politiche nazionali, Merkel in testa, ma tuttavia è il solo modo che si ha per evitare lo smembramento del bel sogno europeo. Certamente non hanno vantaggio a che ciò accada i principali artefici dei “misteriosi” attacchi economici, cioé le banche d’investimento finanziarie che buon gioco hanno, con l’appoggio a remare contro di nazioni da sempre anti-europeiste quali la Gran Bretagna, a smantellare la possibilità di tale unione, ora più che mai, drammaticamente necessaria. Dopo tutto ciò vi saluto: corro a sentire a quanto danno oggi gli scommetittori lo spread tra i nostri titoli ed i bund!
Dove sei stata amica mia?

Dove sei stata amica mia?

Dove sei stata amica mia?
La notte è buia e fa paura quest’assenza di suono
Mi manca il senso che i miei giorni avevano nell’attesa del tuo ritorno
Dove sei stata amica mia?
Il significato delle cose non dette è cambiato in questo tempo passato
Le luci che rischiaravano la mia mente hanno fatto posto alle ombre
Dove sei stata amica mia?
E’ bello sapere che sei tornata
E’ disperazione sapere che nulla sarà più come prima.
Svaniscono i sogni al primo mattino!

Tamara de Lempicka – La dormiente

Il medioevo culturale della società italiana

Il medioevo culturale della società italiana

Ciò che più mi lascia interdetto, in questo periodo triste della nostra vita, è la quasi completa assenza della voce della classe “intellettuale” di questo Paese. Tranne pochi “coraggiosi” che prendono posizione su qualche giornale o in qualche video intervista non si è sentito levarsi da parte della nostra “intellighenzia” un moto quantomeno d’indignazione per quanto sta accadendo nella nostra nazione, così come sta avvenendo nelle altre parti del cosiddetto mondo industrializzato. La vita di una delle nazioni che più ha dato all’umanità in quanto a cultura, civiltà e sviluppo è completamente lasciata in balia di un frutto malato dello sviluppo economico della società moderna, ovvero la finanza speculatrice, con l’avallo se non la complicità della classe politica, che nel migliore dei casi è inetta quando non in mala fede. Quello che già è accaduto e sta accadendo alla Grecia, altra culla, anzi madre, dell’intero mondo “occidentale” in quanto a cultura e civiltà, senza accorgercene sta avvenendo qui da noi, cugini stretti dell’Ellade (italiani e greci: stessa razza, stessa faccia!); ciò dovrebbe far meditare coloro i quali hanno ereditato il retaggio culturale importantissimo di questo Paese: filosofi, letterati, artisti di tutti i generi, storici, giornalisti perché no, umanisti nel senso più ampio del termine che dovrebbero sentire, ciascuno a proprio modo, secondo le proprie competenze, il dovere morale di non lasciare le sorti del Bel Paese in mano ad un manipolo di disonesti ed inetti, anziché essere acquiescenti, con un colpevole silenzio. La nostra è una civiltà da rifondare, da ricostruire su tutt’altre basi, ben più solide di quelle che possono venire dalla gestione economica tout court. In Grecia, dove più di una persona pensa di volersi staccare dall’Europa unita dalla semplice economia, artisti, filosofi, giornalisti, registi hanno levato un grido in favore del cambiamento sociale, anche per evitare che la giustissima rabbia della gente s’incanali verso una violenza fine a se stessa. La rabbia va guidata e nella giusta direzione, verso una rifondazione dei valori sui quali si basa una civiltà intera. Quale disgrazia sarebbe per l’intera Europa non avere al suo interno un Paese come la Grecia, e non è con il pensiero di gente come la Cancelliera tedesca Merkel che si potrà mai giungere ad una unione politica, anziché solo economica. La Germania è sì la locomotiva economica del nostro continente, ma ha anche gli stessi semi culturali che provengono dal sud, proprio dalla Grecia e dall’Italia. Così in Francia, piuttosto che in Spagna od altrove. Intendo dire che il semen comune su cui sarebbe possibile unire e non dividere, come vorrebbe il tornaconto economico della più bieca speculazione della Finanza, è proprio quello culturale. Neanche una fortissima economia tedesca potrebbe mai sopravvivere senza il contributo delle certamente più deboli, in questo campo, Italia e Grecia perché il fondamento culturale di una civiltà è essenziale e queste due nazioni hanno moltissimo da poter dare al mondo intero. E’ per questo che sarebbe importantissimo vedere più “azione” da parte di chi proprio quel semen dovrebbe spargere ovunque, per una possibile rinascita, per una possibile uscita dal buio del nostro nuovo medioevo, per un futuro altrimenti negato.

Graecia capta, ferum victorem cepit… et artes intulit agresti Latio
La Grecia conquistata, conquistò il feroce vincitore… e le arti portò nel Lazio agreste
Quintus Horatius Flaccus, Epist. II, I, 156

 
Bronzi di Riace

Torniamo a studiare i classici: hanno già detto tutto ed in modo impareggiabile!

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