Il fiore che sanguina

Il fiore che sanguina

Οἴαν τὰν υάκινθον ἐν οὔρεσι ποίμενες ἄνδρες            Come il giacinto che i pastori sui monti pestano
πόσσι καταστείβοισι, χάμαι δ’ ἐπιπορφύρει ἄνθος.      coi piedi, e a terra il fiore purpureo sanguina.

Σαπφώ Απόσπασμα 94                                                    Saffo, frammento 94

 
C.A. Mengin – Saffo

Torniamo a studiare i classici: hanno già detto tutto in modo impareggiabile!
Good year to everybody and good luck!

Good year to everybody and good luck!

Just few considerations about the near future we’re starting to live. Are we convinced to want to live in a world like that we have just leaved last year? I’m not talking about all the bloody wars that somebody is fighting now somewhere or about poor people who are dying or suffering now: they were there last year too, and the year before and so on… When we wish people we love an “happy new year” we mean that all the bad things that they could have lived will disappear in their life. This is normal, but what I mean is: what kind of future we want build for ourself and for the future generations? A future without values (and I talk about values without rethoric, in the most lay meaning of the word) where money will be the main path on which to build society? Is there equity into our society anymore? In the France of eighteenth century a deprivation of civil rights, of equity, of sense of limit, gave the boost to a epoch-making changing. The same should be now, in our society. We shouldn’t allow to few people to make our lifes worst, to allow them to make us living in a world like them have programmed for us. Economy is a basic part of our society, but its transformation into Finance brought a changing into relationship between people and money. Once, money was a way to reach some goals in the life of people, now is a value and like that is one of the actors of our living, or better is the most important actor now! Now financers decide about politics, about economy, about food, about the way we can live and who can survive into the world. On my personal point of view this is unbelievable. The human being is the object now and not jet the subject into  society. We take care about the last kind of smartphone and we don’t take care of the homeless who is dying on the street, beside our house. Thousand of people lose their job and we take care about what markets are thinking about the “spread” between government securities of different countries. I think that civil society, everywhere in the world, should rebuild the way on whom should go on. The resources are limited on Earth, however they are enough for all. The rich Economies can’t go forward this direction, not into their markets and not into the countries they are plundering too. We should put the human being at first point of our list of essencial things to do for this year. It is a matter of life or death!
Good year to everybody and good luck! We need of it.
Gabriele Arveda – Cristo
La giustificazione all’esistenza

La giustificazione all’esistenza

Ho sempre considerato, per ciascun individuo, un dovere morale avere un ruolo nell’ambito sociale. Con questo intendo dire che ognuno di noi dovrebbe, secondo le proprie capacità, impegnarsi e dare il proprio contributo alla società in cui vive, per un dovere del tutto laico di dare agli altri il risultato delle proprie capacità. Ciò può avvenire tanto nel senso di un’azione tesa al bene, quanto tesa al male. In ogni caso reputo “positivo” quest’esplicarsi nello spazio e nel tempo l’esistenza umana. Per capirci anche un “genio del male”, nel suo modo d’esplicitare le proprie possibilità, ha la sua “ragion d’essere” nel mondo. A suo modo, sicuramente riprovevole dai più, non è purtuttavia un parassita della società. L’ignavia è il peggior male del mondo; non a caso Dante mette gli ignavi nell’Antinferno, li reputava cioé non degni né del Paradiso, né dell’Inferno, costringendoli a correre sempre in tondo dietro ad un’insegna, punti da vespe e mosconi, con le ferite piene di vermi. Il massimo del disprezzo per la condizione umana insomma. Le nostre capacità possono essere di qualsiasi genere, l’importante è esprimerle secondo le nostre potenzialità. Alcuni anni fa lavoravo al reparto d’impaginazione grafica di un giornale: ebbene m’incantavo nel vedere un ragazzo, mio collega, che a suo modo era un vero artista di quel mestiere. Io lo facevo per necessità, mentre lui si vedeva che aveva un’innata passione per ciò che faceva ed esprimeva ad altissimo livello ciò che stava facendo, proprio secondo le sue possibilità che in quel campo erano massime. Non basta che una persona sia “garbata”, “educata”, magari di gradevole aspetto per farne una persona rispettabile, cioé degna di rispetto, nella società in cui vive. Il parassitismo sociale è molto diffuso in realtà, più di quanto non si pensi. Gramsci lanciava i suoi strali contro l’indifferenza nell’ambito sociale-politico, ed aveva ragione da vendere, a prescindere dalla parte politica dalla quale si è, dal ruolo che si ricopre, dall’estrazione dalla quale si proviene.
E’ per questo che, forse, non avendo altre qualità evidenti ho deciso di scrivere questi “appunti sparsi” tramite questo blog: è il mio modo per giustificare il mio esistere, la mia giustificazione al non aver ancora concluso i miei giorni terreni, con libera decisione. O forse è solo una scusa per non trovare il coraggio di farlo. Una volta, invece, avrei detto, ed in fondo è l’altra faccia della medaglia, che bisogna proprio amarla tanto l’umanità per avere il coraggio di non porre fine all’esistenza. Se una ragione c’è di portare al compimento “naturale” la nostra esistenza è proprio quella di donare il proprio “talento” all’umanità, altrimenti non si ha diritto di vivere, non bisognerebbe avere la possibilità di non giustificare il proprio esistere davanti agli altri e non davanti ad un ipotetico “essere superiore” al quale non credo e a cui non ritengo di dover giustificare il mio esistere. Al contrario, per gli altri esseri con cui entro in contatto è il solo modo che ho per non meritarmi il loro giustificato biasimo.
Il “vero successo di Monti”… sono i giornalisti italiani

Il “vero successo di Monti”… sono i giornalisti italiani

Oggi, Roberto Petrini, analista economico di Repubblica, al riguardo della conferenza stampa del nostro Premier, ha addirittura parlato in un suo commento della “miracolistica” capacità di Mario Monti di far uscire il Paese dall’emergenza più acuta… No comment! A parte l’evidente scimmiottamento delle stesse parole del Premier, che ha in prima persona sostenuto di aver evitato la caduta del Paese giù dal ciglio di un burrone dove “qualcuno” (sarà l’uomo nero?) ci voleva buttare, e che lui, anzi noi, abbiamo puntato bene i piedi per terra evitando questo infausto evento. Che bravo il professore! E che bravo il giornalista del nostro quotidiano di “sinistra”, molto professionale come “analista”, capace di fare un bel riassuntino delle parole “autocelebrative” del nostro presidente del Consiglio, tanto quanto l’avrebbe saputo fare in un bel temino un bambino di 3° elementare. Direi che è entrato proprio nel merito dei provvedimenti economici presi dal Governo e che tanto hanno fatto discutere, chi più chi meno giustamente, gli italiani. Certo che se la qualità dei giornalisti è questa non ci dobbiamo poi meravigliare che venga nominato un Minzolini a direttore del Tg1 o un Masi a direttore generale della Rai. Consoliamoci con la notizia che sembrerebbe vedere, finalmente, la chiusura del Grande Fratello e la sua definitiva esclusione dai palinsesti televisivi nazionali: gli inquilini della “casa” ce li ritroveremo poi a fare gli opinionisti, anche d’economia…!
Fatti non foste a viver come bruti…

Fatti non foste a viver come bruti…

…Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando,
pur come quella cui vento affatica;
indi la cima qua e là menando,
come fosse la lingua che parlasse,
gittò voce di fuori e disse: «Quando
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d’un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enëa la nomasse,
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ‘l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta,
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto.
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,
e l’altre che quel mare intorno bagna.
Io e ‘ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’ Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l’altra già m’avea lasciata Setta.
“O frati”, dissi, “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”.
Li miei compagni fec’ io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.
Tutte le stelle già de l’altro polo
vedea la notte, e ‘l nostro tanto basso,
che non surgëa fuor del marin suolo.
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che ‘ntrati eravam ne l’alto passo,
quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avëa alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’ altrui piacque,
infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso».

Dante Alighieri, Divina Commedia, I, XXVI, 85-142

Una nazione piena di storia, letteratura, cultura nel più ampio senso del termine, dovrebbe ricordarsi dell’immenso patrimonio di cui è custode nel tempo per le future generazioni. Episodi d’incuria come quelli avvenuti a Pompei, con i crolli “annunciati” e colpevolmente “ignorati”, e quello del giorno di Natale avvenuto a Roma nel Colosseo, forse il più noto dei monumenti italiani nel mondo, dovrebbero farci pensare a quale grado d’incuria culturale la società italiana sia arrivata, soprattutto per colpa della sua classe dirigente che non riesce minimamente a comprondere il valore della conoscenza per le generazioni future. Oltre a non calcolare il valore economico che una più attenta cura di tale patrimonio porterebbe nelle casse dello Stato! Purtroppo è la triste realtà, ma non ci resta altro che dire come Dante: Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!

H.J. Draper – Ulysses and the Sirens

 
J.W. Waterhouse – Ulysses

Torniamo a studiare i classici: hanno già detto tutto ed in modo impareggiabile!
Illusione

Illusione

Ella veniva fuori dai miei pensieri
Sembrava un sogno uscito dalla mente di un dio
Odorava l’aria di fascino segreto
Accarezzava gli occhi della mente col ricordo di uno sguardo distratto
Non conoscevo il suo nome, si volse, mi sorrise ed andò via.
Mi dissero che aveva il nome di una dea, la più bella: la chiamavano Illusione.

Leonardo da Vinci – La vergine delle rocce (particolare)

The hope for a near new future for Europe… far from being!

The hope for a near new future for Europe… far from being!

The future of Europe is strongly conditioned by the crisis, but not only. We have analised the reason why the crisis is on the european nations; we have talked about the strong economical interests of America and the political schemes set up by american istitutions, however they don’t explain until the bottom the future situation. I’m strongly convinced that could be a future for Europe only if all the nations will decide to leave many of their own caracteristic prerogatives for a new political and economical subject: the united nations of Europe. It’s very hard for the ancient continent to decide to give up to centuries of history, traditions, political decisions, power, conflicts, fights that have been the main characteristic during more than 2000 years. I don’t think that will be another way to come out from this difficult situation. Alas the main obstacle is the present political leadership, expecially in Germany and France. Angela Merkel, the german chancellor, seems not to be at the same level of her “political father”, Helmut Kohl. This one was the main actor of the reunion of Germany, as follower of the Ostplitik of Willy Brandt, and political scandals apart, maybe the most capable political man that Germany has had in the last 30/40 years. We can’t say for sure that a woman or a man like him could have been more adapted to understand the path to lead Europe towards a different future, but Angela Merkel seems not to be able to do it. She comes from a scientific education and she has had a shortsighted vision about the integration of Turkey into the EU, making the adversion against this possibility as one her strong point during the political elections of 2003. She was also in favour of the invasion of Iraq like an “inevitable action” and she strongly accused the chancellor Gerhard Schröder to be an anti-american. So the figure of this political leader is quite disputable, especially if we consider that is the leader of the main economy in Europe and of the leading country aswell. More atypical seems to be the french President Nicolas Sarkozy. Degree in law and political science, he has a mixture of decisionism typical of the Torys and openings typical of neoliberal parties. Nevertheless he hasn’t the political highness to lead Europe towards a very difficult, but necessary union. I don’t mention the United Kingdom, ‘cause it’s a peculiar story that of the relationship between UK and USA against Europe. Nothing to say, unfortunately, about Italy: we don’t have a such leading figure to push up the other nations towards this kind of changing. And isn’t a such figure our prime Minister Mario Monti, capable to reach this goal. So, we must just hope for a new generation of leaders, but not so far in the future, because we don’t have so much time to wait for.
Pieter BruegelTurmbau zu Babel

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Abelardo ed Eloisa

Abelardo ed Eloisa

E c’accorgemmo che l’incanto dell’ardore che sconvolge la tua vita
Doveva trasformarsi nella tragedia che rende gli amori eterni:
Solo così i sentimenti trasferiscono gli amanti nelle storie
E rendono quasi una favola il dolore, che alberga giù nell’anima, in fondo al cuore.
Beato chi lo prova senza rancore!

Edmund Blair Leighton – Abaelard und seine shulerin Heloisa
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Everybody lies