La vita ai tempi dell’odio
Ci sono momenti nella vita in cui si avverte chiaramente di essere giunti ad un capolinea. Direi che questo è uno di quelli. E non mi riferisco solamente alla mia personale di storia, che tutto sommato è abbastanza insignificante nell’economia del mondo, ma a quella di un’epoca storica. Quella che stiamo vivendo è un’epoca che somiglia molto alla sceneggiatura di uno di quei film di fantascienza americani in cui l’umanità è dominata da un gruppo ristretto di individui che vivono protetti in luoghi agli altri inaccessibili, e che sfruttano tutti gli altri per mantenere il loro potere. E’ questo che sta accadendo, che hanno reso reale con una lunga preparazione e che ha subito una potentissima accelerata con la caduta del Muro di Berlino.
La storia è complessa e semplice nel contempo. Noi tutti, il popolo, questo termine che oramai nel linguaggio comune ha preso (non a caso) un’accezione dispregiativa, ci siamo come addormentati, imbabolati dal vortice rapido degli avvenimenti. La preparazione era stata lunga e meticolosa, ma noi non ce ne siamo accorti. Hanno agito su più fronti. E lo hanno fatto da anni. Hanno creato le basi per la caduta del Muro, anche grazie ad una serie di eventi ben architettati e fatti passare come un caso del destino, come la morte di Papa Luciani e l’elezione di Wojtyla. Nel frattempo avevano “allevato” una classe dirigente che aveva studiato nelle loro Università, nelle loro istituzioni, nei loro Think Tank, ossia i loro “serbatoi di pensiero”. Poi è stata la volta, da noi dell’eliminazione completa di una classe politica sì corrotta, ma scomoda perché non allineata al neo-pensiero liberista, e a livello internazionale la creazione del progetto europeo, cornice entro la quale la moneta unica ha rappresentato un vero e proprio metodo di governo, senza neanche il bisogno di provocare rivoluzioni o guerre.
La storia è complessa e semplice nel contempo. Noi tutti, il popolo, questo termine che oramai nel linguaggio comune ha preso (non a caso) un’accezione dispregiativa, ci siamo come addormentati, imbabolati dal vortice rapido degli avvenimenti. La preparazione era stata lunga e meticolosa, ma noi non ce ne siamo accorti. Hanno agito su più fronti. E lo hanno fatto da anni. Hanno creato le basi per la caduta del Muro, anche grazie ad una serie di eventi ben architettati e fatti passare come un caso del destino, come la morte di Papa Luciani e l’elezione di Wojtyla. Nel frattempo avevano “allevato” una classe dirigente che aveva studiato nelle loro Università, nelle loro istituzioni, nei loro Think Tank, ossia i loro “serbatoi di pensiero”. Poi è stata la volta, da noi dell’eliminazione completa di una classe politica sì corrotta, ma scomoda perché non allineata al neo-pensiero liberista, e a livello internazionale la creazione del progetto europeo, cornice entro la quale la moneta unica ha rappresentato un vero e proprio metodo di governo, senza neanche il bisogno di provocare rivoluzioni o guerre.
Hanno lavorato bene, non c’è che dire. E mentre loro lavoravano, creando le nuove generazioni, i “millenial” prima (quelli che sono nati negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso), cresciuti con il mito dell’Erasmus, e i nuovi giovani apolidi, asessuati, apolitici (se non per ciò che gli viene propinato ad hoc sui social media e sugli organi di regime) e facilmente manipolabili, noi, quelli della mia generazione o di quelle precedenti, o combattevamo, nell’illusoria convinzione di riuscire a “farcela”, per il nostro incerto futuro, oppure ci adeguavamo all’aria che tirava diventando, più o meno in modo cosciente, complici del sistema stesso.
La corda è stata tirata a lungo. Troppo a lungo. Tanto che una parte dei “signori del mondo” si è accorta che così non poteva andare ancora a lungo, per sfinimento totale degli sfruttati, e ha deciso di iniziare un’azione di condizionamento contraria alla prima. A scanso di equivoci, non perché facciano parte dell’armata del bene, per così dire, ma perché si sono resi conto che la corda si sta spezzando irrimediabilmente.
Quella che stiamo vivendo sulla nostra pelle è una vera e propria guerra, fatta ai piani alti, tra NWO1 e NWO2. Ma attenzione, in ciò non c’è nulla di complottistico (altro termine usato da quella che giustamente Diego Fusaro chiama la neo-lingua), bensì uno svolgimento di fatti che i più semplicemente non riescono neanche a vedere, perché realizzati ad un livello superiore a quello dei bisogni medi della gente, troppo occupata a portare a casa il pranzo con la cena. Lo scontro in atto è su tutti i livelli: politico, commerciale, sociale, comunicativo… Da entrambi gli schieramenti si creano gruppi di influenza, senza esclusione di colpi. Nella narrazione comune (che è quella dei vincitori del primo e finora unico round) il NWO1 sarebbe il difensore dei valori della democrazia. Bene, se non fosse che in realtà è solo un simulacro di quello che si dice che sia. Hanno creato un vero e proprio esercito di utili idioti (da una parte e dall’altra) che sono funzionali a questo scontro e che prendono le briciole che gli lasciano cadere in terra, pensando di essere in realtà loro dei grandi cacciatori. Hanno fatto sì che la società sia permeata di questi “falsi” valori, facendoli passare per “il solo dei mondi possibili”, dove noi tutti dobbiamo girare come formichine impazzite alla ricerca di non si sa bene cosa.
In tutto questo bailamme, dove appunto i valori sono liquidi e i punti di riferimento sono del tutto incerti, il rischio di essere passati per fautori dell’una o dell’altra parte, se in realtà si cerca di essere solo se stessi e di ragionare con la propria testa, è altissimo. Proprio per questa ragione sono stati creati tutta una serie di mantra, quali l’etichetta di “fascista”, “populista”, “nazionalista”, “sovranista” e via discorrendo, sovvertendone il significato originario e che altro non sono che specchietti per le allodole degli allocchi che si lasciano abbindolare da tali stigmatizzazioni. In questo contesto è evidente che, anche se vengono portati avanti ragionamenti giusti, che tendono a non relativizzare tutto e a rendere la società e le menti liquide, vengono fatti passare come cose negative, senza dare la possibilità del ragionamento articolato su quanto sostenuto. Quindi, se il Salvini o il Trump di turno dice una cosa che in altri tempi sarebbe stata considerata normale e di buon senso viene subito bollato con un epiteto a scelta fra quelli prediletti dalla neo-lingua. Dall’altra parte, nel contempo, il rischio di lasciarsi andare a facili arruolamenti (questi sì neo-fascisti o similari) è forte (e voluto, almeno in parte), perché fa leva sugli istitnti più bassi del popolo che è sfiancato da anni di soprusi e martellamento continuo, tenuto sotto il piede di chi lo vuole schiavo. Questo avviene ovunque nel mondo, non solo da noi in Italia. Avviene negli Stati Uniti, avviene in Germania, in Francia, in Cile, in Spagna e così via. E’ sempre il frutto del medesimo scontro di poteri e a farne le spese è sempre il popolo, comunque sia stato formato, comunque la pensi, comunque si comporti.
Io sono fortemente pessimista. Anche a voler aderire (solo per far argine ad una deriva che dura da troppi anni) al secondo schieramento (che è esattamente come il primo, dal mio punto di vista) ritengo che sia tardi per chiunque. E’ da troppo tempo che i neo-liberisti hanno in mano il destino del mondo ed hanno preso un vantaggio, secondo me, incolmabile. Spero di sbagliarmi, ma la reazione che c’è stata da parte dell’altro gruppo di potere è stata troppo tardiva e non hanno modo di vincere la guerra. I soli che potrebbero sconfiggere entrambi gli schieramenti sono gli sfruttati, cioé il popolo. Ma non hanno i mezzi per farlo, né culturali, né materiali. Perché sopravvivere e vedere l’alba del giorno dopo costa, e pure caro. L’hanno creato così questo sistema. Pertanto, o la gente si sveglierà capendo cosa sta realmente succedendo, oppure gli incubi di Orwell e Aldous saranno solo il preambolo di una fine senza fondo.