Ho sofferto un mare di cambiamenti e niente potrà mai più essere lo stesso

Ho sofferto un mare di cambiamenti e niente potrà mai più essere lo stesso

Non ho più scritto a lungo perché, come diceva Ludwig Wittgenstein nel suo “Trattato Logico-Philosophicus” «Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen», ossia «Ciò di cui non si è in grado di parlare, occorre tacerne». E infatti di cosa mai avrei potuto scrivere oltre a quanto ho già fatto nei miei precedenti articoli circa l’epoca che stiamo vivendo? Ben poco, in effetti.

Questo anche perché tutto sta procedendo come pianificato, almeno per coloro che hanno deciso che si dovesse mettere in atto questo cambiamento epocale nelle esistenze di tutti noi: prima è stata la volta della finta pandemia, poi è arrivata la guerra (che sta scemando nell’interesse di molti), ora è la volta della graduale scomparsa delle banche commerciali (vedi il caso svizzero e quello della Silicon Valley) in favore di un cambiamento centralizzato di valuta digitale. Non abbiate paura, avverrà a breve giro di vite, non così lontano nel tempo come alcuni credono e continuano a sostenere.

Circa 200 banche statunitensi sono a rischio fallimento e potrebbero crollare in modo simile a quello della banca californiana. Un rapporto afferma che “Anche se solo la metà dei depositanti non assicurati sceglie di prelevare fondi, quasi 190 banche sono esposte al potenziale rischio di deterioramento dei depositanti assicurati, con depositi potenzialmente assicurati per 300 miliardi di dollari”.

Uno studio di quattro economisti di importanti Università, pubblicato il 13 marzo sul Social Science Research Network, sostiene che l’aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve ha portato al deprezzamento di attività come i buoni del Tesoro statunitensi detenuti da queste banche. Il segretario al Tesoro Janet Yellen ha avvertito che non tutti i depositi non assicurati saranno salvati dalla FDIC. In altre parole, saranno salvate solo le grandi banche.

In Europa il meccanismo è stato annunciato da Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della BCE, durante la sua dichiarazione introduttiva dinanzi alla Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo: «La fase istruttoria del progetto relativo all’euro digitale è iniziata oltre un anno fa. Sin dal suo avvio, lo stretto coinvolgimento del Parlamento europeo è stato prioritario per la BCE. Nel corso del 2022, in questa Commissione abbiamo discusso regolarmente le principali opzioni tecniche esaminate. I vostri contributi hanno fornito indicazioni preziose per il nostro lavoro; insieme con i riscontri ricevuti da altre controparti sia pubbliche sia private, essi hanno contribuito ai progressi compiuti nei mesi scorsi. Queste interazioni sono essenziali per assicurare che la moneta pubblica (la moneta emessa dalla banca centrale) risponda alle preferenze e alle esigenze dei cittadini e delle imprese, in un contesto digitale in continua evoluzione.

Le abitudini di pagamento dei cittadini europei stanno mutando a una velocità senza precedenti: negli ultimi tre anni i pagamenti in contanti effettuati nell’area dell’euro sono diminuiti dal 72 al 59 per cento di quelli totali, mentre i pagamenti digitali si sono ulteriormente diffusi. Nei Paesi Bassi e in Finlandia, ad esempio, il contante è utilizzato soltanto in un quinto delle transazioni. Al tempo stesso, i cittadini vogliono avere la possibilità di pagare con moneta pubblica. La maggior parte di essi considera importante o molto importante avere sempre a disposizione una tale opzione. Un euro digitale risponderebbe a questa crescente domanda di pagamenti elettronici, rendendo disponibile la moneta pubblica in forma digitale. Insieme con il contante, un euro digitale offrirebbe ai cittadini europei l’accesso a un mezzo di pagamento che consentirebbe di pagare ovunque nell’area dell’euro, senza costi. La facilità di accesso e la convenienza del suo utilizzo favorirebbero l’adozione della nuova moneta, migliorando l’inclusione finanziaria. Nel mio intervento odierno esaminerò come l’euro digitale potrebbe aiutarci a rendere disponibile la nostra moneta ovunque e per ogni necessità nell’area dell’euro. Concluderò le mie osservazioni soffermandomi sul programma di lavoro per il 2023, durante il quale la BCE porterà a termine la fase istruttoria del progetto relativo all’euro digitale e la Commissione europea presenterà la sua proposta legislativa.». Insomma il controllo sociale, attraverso una moneta digitale a tempo ed emessa dalle sole banche centrali, è ben tracciato. Prima nei Paesi occidentali, poi seguiranno gli altri (con le buone o con le cattive).

Il sistema è stato messo in moto e, aggiustamenti a parte, ha una sua precisa tabella di marcia. Il principio della rana bollita è sempre valido, così come quello della finestra di Overton.

Questo mio breve scritto è quindi più che altro un promemoria fatto a me stesso, in primis, circa un paio di punti che vengono tessuti da tutte le parti in causa. A chi si è preso la briga di leggere i miei precedenti articoli chi siano “le parti in causa” dovrebbe essere oramai ben chiaro. Per i più distratti si potrebbe riassumere semplicemente che non esiste “il buono” contrapposto al “cattivo”, per capirci meglio il “Trump” contrapposto al “Biden” di turno (o viceversa, a seconda di come si vuole credere alla narrativa corrente), oppure il “buono Occidente” contrapposto al “cattivo Oriente” (per semplificare i “buoni della Nato”, contro i “cattivi russi e cinesi”), bensì esistono due principali gruppi massonici che si alternano al vertice della piramide del potere mondiale, prevalendo l’uno ora e l’altro dopo, facendosi “sgambetti” reciproci strada facendo (leggi finti scandali su cose in realtà ben note a tutti, o finti attentati di varia natura tendenti a “destabilizzare” l’altra parte, almeno agli occhi dell’opinione pubblica).

Insomma è tutto un gioco delle parti su di un’enorme scacchiera, dove i pedoni che vengono massacrati (più o meno consapevolmente) siamo tutti noi “comuni mortali”. Chi stia al di sopra perfino dei re e delle regine comporterebbe un discorso a parte che non intendo affrontare qui, anche perché sono conscio che mi dareste tutti del matto (ancor più di quanto alcuni già non facciano).

 

I soldatini di piombo

In questa scesa agli inferi non si può fare affidamento per un rallentamento (non penso nemmeno ad un’inversione di marcia, secondo me impossibile) sulle cosiddette “nuove generazioni”. Come ho già scritto altrove, sono masse di soldatini che sono state preparate appositamente nelle scuole ed Università di tutto il mondo attraverso programmi fatti ad hoc per tale scopo. In loro (e non mi riferisco solo ai ventenni o agli adolescenti) è stato ucciso ogni senso di coscienza critica, creandogli appositamente una realtà indiscutibile, calata dall’alto, che non tollera dubbi, se non quelli finti creati appositamente per dar a vedere che il dissenso è tollerato. D’altro canto ci aveva già spiegato bene come funziona la cosa Ernst Jünger nel suo “Trattato del ribelle”.

I docili soldatini, armati di cellulare, cercano risposte ai quesiti del mondo attraverso gli algoritmi di “ChatGPT” (già il nome è tutto un programma: Chat Generative Pre-trained Transformer, ossia “Trasformatore pre-istruito generatore di conversazioni”), sapientemente messi su dall’azienda “senza scopo di lucro” OpenAI, tra i cui fondatori e partecipanti figurano i soliti noti: Elon Musk, Reid Hoffman (LinkedIN), Peter Thiel (PayPal), Sam Altman e Jessica Livingston di “Y Combinator” (incubatrice di startup come Airbnb, Stirpe, Coinbase, Dropbox, Twich, Reddit), Ilya Sutskever, ex esperto Google sull’apprendimento automatico, l’Amazon Web Services (sussidiaria che si occupa dei servizi su cloud).

Se ne vanno quindi in giro per il mondo, scandendo slogan (preparati appositamente da altri per loro), lanciando anatemi contro chi osi mettere in dubbio la vulgata del mainstream e dispensando di tanto in tanto perle di saggezza politica o morale. Soprattutto i trenta-quarantenni sono la quintessenza della saccenza incolta ed autoreferenziale. E questo è un fenomeno che non risente dei confini geografici. Un po’ ovunque nel mondo sono quella fascia d’età in cui meglio si assommano queste nuove “qualità” dell’homo technologicus (sic.), e si espandono democraticamente in tutte le branche dell’agire umano. In pratica sono, oramai, il perno centrale della moderna società (ovviamente esistono debite eccezioni, ma appunto sono tali).

 

Italialand, meine Liebe

Breve accenno ad Italialand, dove tra un “orbe terracqueo” del Presidente del consiglio Meloni e una “rambata” del sindaco di Firenze Nardella, sfilano le orde LGBTQXYZ+++— (si nota l’ironia?) capitanate dalla neo segretaria del PD Elly Schlein, la Greta Thunberg de noantri, allevata direttamente in seno alla compagine “neo liberal” americana. Ovviamente tutto ciò nulla ha a che vedere con il sacrosanto diritto degli omosessuali di avere diritti civili e sociali, bensì con la destabilizzazione dell’individuo attraverso la finta richiesta di normalizzazione di pratiche fortemente discutibili da diversi punti di vista, quale, ad esempio, quella della maternità surrogata. Di questi argomenti se ne potrebbe discutere per giorni, e non intendo certo qui farlo.

 

Senescenza

Personalmente mi sento come un essere immerso in una visione “spengleriana” del mondo, ossia facente parte di un mondo (in Der Untergang des Abendlandes, ossia “Il tramonto dell’Occidente”) già morto e privo di speranza che tenta in tutti i modi di resistere al suo declino. Colpa mia, della mia generazione (e di tutti quelli delle generazioni immediatamente precedenti alla mia) che non abbiamo saputo vedere la polpetta avvelenata che era stata lanciata nel nostro recinto. Eppure i mezzi per capirlo c’erano già, solo che non li abbiamo usati. Le analisi a posteriori servono solo per consolarsi e, se ci si riesce, per capire.

Nostalgicamente penso alla frase pronunciata da Donald Sutherland alla fine del bellissimo film di John Sturges “The eagle has landed” e un po’ mi ci identifico: «Bonnie my love, as a great man once said: I have suffered a sea change and nothing can ever be the same again… as they say in Ireland: we have known other days».

La finestra di Overton

La finestra di Overton

In “Hammerstein oder Der Eigensinn” (Hammerstein o Dell’ostinazione) Hans Magnus Enzensberger, scrittore e poeta tedesco, parlando del generale Kurt von Hammerstein-Equord (e della sua famiglia), capo di stato maggiore dell’esercito tedesco quando Hitler prese il potere, fece un’ottima descrizione del clima che si era creato in Germania alla fine della Repubblica di Weimar al fallimento dell’opposizione al regime, passando dal richiamo dell’utopia comunista alla guerra fredda. «A differenza dei politici di Weimar, Hitler fu abile nel convogliare le paure e l’energia distruttiva delle masse», scrisse Enzensberger. «La sensazione di impotenza portò la maggioranza dei tedeschi a rifugiarsi proprio nell’estremismo di Hitler: in molti si convinsero infatti di poter trovare in lui protezione e sicurezza». Eravamo all’indomani della Crisi economica del ’29 e l’incertezza regnava sovrana. Fu così che, come scrive l’autore tedesco, un intero popolo si lasciò andare alla nuova ideologia, credendo di trovare in essa una via d’uscita per i propri guai e non rendendosi invece conto di incanalarsi in un vero e proprio tunnel di accondiscendenza acritica e conformismo cieco. In pratica la gente si lasciò avvolgere dalla falsa sicurezza offerta dalla propaganda di regime, che sapientemente creò all’interno degli strati sociali un profondo solco tra quanti aderirono bovinamente al regime e i pochi che cercarono di opporvisi.

Questo tipo di cose sono di quelle che da noi in Europa solitamente la mia generazione è stata abituata a leggerle sui libri di Storia. Mai avrei pensato in vita mia di dover un giorno vivere esperienze di questo genere direttamente. E questo anche solo fino ad un paio di anni fa. Ed invece l’incredibile sta avvenendo con la scusa della “pandemia”, quest’enorme pantomima montata ad arte dalle élite mondiali per trasformare il mondo così come nelle loro menti malate hanno stabilito che si debba evolvere.

In realtà hanno preparato il campo da lungo tempo e quanto accaduto negli ultimi due anni della vita di tutti noi non è altro che il risultato di qualcosa che parte da lontano, per la precisione da alcune decine d’anni. Almeno a partire dagli Anni Settanta, ma con un’accelerazione decisa fin dalla caduta del Muro di Berlino. Da allora sistematicamente sono stati apportati cambiamenti sostanziali nella società, a partire dal filone dell’istruzione (come ho ampiamente spiegato altrove).

 

I guardiani del potere

Oggi passeggiando per una città come Berlino, così come Roma, Parigi o Londra, per rimanere solo in Europa, si possono vedere migliaia e migliaia di giovani sicuri di sé, belli, sani, alla conquista del mondo. Quel mondo che è stato creato per loro dalle élite. Li hanno infatti fatti studiare sui libri preparati appositamente per formarli, gli hanno creato istituzioni ed enti che li abituassero ad essere “mobili”, o per meglio dire apolidi, attraverso programmi di scambio universitari quali il tanto decantato “Erasmus”. Li hanno abituati a trovare “normale” fare lavori sottopagati e ad essere perpetuamente precari, senza poter fare progetti a lungo termine, mettendo radici, come si diceva una volta, da qualche parte. Gli hanno spacciato la società multiculturale per cosmopolitismo (che sono due cose estremamente differenti), facendogli credere che il non avere tradizioni proprie fosse motivo di orgoglio, in quanto pronti ad “accettare l’altro”, il “diverso”, integrandolo. Già, integrandolo, ma in cosa? In un mondo globale e globalista, dove tutti sarebbero uguali, intercambiabili, sostituibili.

Queste nuove generazioni sono cresciute pensando che il “gender” sia un concetto negativo a prescindere, che i diritti delle minoranze si difendano a scapito di quelli delle maggioranze, a prescindere dalla loro valenza e da cosa si è dovuto fare da parte di altre generazioni per ottenerli, magari a costo della vita di molti. Queste nuove generazioni, sulle quali ancora molto altro si potrebbe dire (ad iniziare dalla grandissima supponenza che le contraddistingue non supportata da una preparazione effettiva), sono quelle che, invece di rappresentare la parte più avanzata della società, quella più “rivoluzionaria” e contestataria dell’ordine costituito, sono la più reazionaria, più pronta a rispondere ai comandi delle élite che le hanno fatte formare. Sono quelle che non mettono in discussione la narrazione corrente degli eventi, che obbediscono come tanti burattini agli ordini che vengono dall’alto, siano essi rivolti direttamente alla loro categoria, sia facendosi prodi controllori affinché vengano rispettate le norme imposte all’ambito sociale da chi comanda. Sono in pratica tanti piccoli soldatini, pronti come la “Hitler-Jugend”, la gioventù hitleriana che il nazismo, attraverso l’eliminazione di ogni forma di individualismo, la Gleichschaltung, ossia la “sincronizzazione” o “allineamento” del popolo tedesco al “nuovo ordine”, forgiava per ottenere fedeltà ed obbedienza alla propria ideologia.

Ebbene, costoro sono oggi i “custodi” del verbo, che redarguiscono e stigmatizzano i dissenzienti perfino più degli altri “allineati” di età più avanzata. Questi ultimi sono conformi o per semplice ignoranza o per convenienza, fingendo di non capire quando in realtà avrebbero i mezzi per comprendere benissimo quanto sta accadendo attorno a loro.

 

Politici, giornalisti e uomini di Stato

Una categoria a parte sono i politici ed i “giornalisti”. Esseri prezzolati per lo più, o rientranti comunque nella genìa degli “utili idioti” di leniniana memoria. Ho scritto qui di come si siano messi subito a disposizione del “potere” per avallare la narrativa corrente sul virus e le sue “varianti”.

Recentemente sono però rimasto letteralmente scioccato da una puntata di una delle trasmissioni di punta della narrazione del regime: “In Onda”, condotta da David Parenzo e Concita De Gregorio. Oltre a questi due fedeli propagandisti della “verità”, vi hanno partecipato il costituzionalista Sabino Cassese, Matteo Bassetti (infettivologo ed autentica star televisiva), Candida Morvillo editorialista del “Corriere della Sera” (sempre di Cairo editore, come “La7”) e Gerardo Greco giornalista televisivo, nonché mio ex (per fortuna) compagno di studi universitari. Ebbene in tale trasmissione, dove è stata fatta l’ennesima apologia del vaccino salvifico, la cosa scioccante è stata la continua demonizzazione dei non vaccinati, additati come veri e propri untori e causa dei molto probabili futuri provvedimenti di nuove restrizioni dovute alla risalita dei “contagiati”. Ovviamente questa volta a causa delle varianti, in particolare della famosa (per non dire famigerata) variante Delta.

A prescindere dall’assioma falso (giacché le varianti sono causate semmai dai vaccinati, tant’è che si contagiano pur essendo tali, ossia come pensano loro protetti), ciò che come dicevo mi ha veramente scioccato e preoccupato e stato il clima di autentica “caccia alle streghe” e demonizzazione rivolta nei confronti dei non vaccinati. Categoria della quale mi fregio di appartenere con orgoglio, pur avendo avuto il Covid-19 ed essendo andato a finire in terapia intensiva.

In particolare mi hanno impressionato le parole di quello che dovrebbe essere un “uomo di Stato”, il professor Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale. Ebbene l’esimio professore, che dovrebbe essere il custode dei diritti sanciti dalla Costituzione, ha dato una bella lezione di realismo a tutti noi, invocando il principio di machiavelliana memoria (Machiavelli in realtà non lo espose in nessuna delle sue opere, ma fu Guicciardini a riportarlo) secondo il quale il “fine giustifica i mezzi”. Pertanto citando dei precedenti “illustri” di leggi risalenti al 1939, 1963, 1966, 1991 e del 2017, che prevedevano, per altri vaccini, l’obbligatorietà, si è detto assolutamente certo della giustezza dell’obbligatorietà del siero miracoloso contro la Sars Cov 2. «Vuoi andare al cinema? Vuoi andare in discoteca? Devi essere vaccinato», ha esordito il buon professore. In pratica ha sancito il ricatto sanitario per legge. Quindi non si tratterebbe di «una vaccinazione obbligatoria totale per 60milioni di abitanti, ma tutti coloro che vogliono svolgere un’attività possono farlo se hanno una copertura vaccinale».

In pratica, ci sta dicendo il buon professore, se non ti fai inoculare il siero sperimentale che impongono le multinazionali del farmaco sei fuorilegge, e quindi ti assumi volontariamente la responsabilità delle restrizioni a cui sarai sottoposto, e verrai additato al pubblico ludibrio. Proprio come si faceva una volta con gli ebrei a cui si faceva cucire sugli abiti una stella gialla. Ha poi chiosato che la cosa deve avvenire per gradi e che la politica deve, prima d’imporre l’obbligo indistintamente per tutti, imporre l’inoculazione vaccinale per potersi muovere liberamente nell’ambito sociale, ossia per andare al ristorante, o in discoteca o ad un cinema. Bisogna agire con prudenza e progressività. In pratica bisogna abituare la gente a questo concetto, come il per il principio della “rana bollita” ben espresso da Noam Chomsky. Tuttavia un piccolo particolare che deve essere sfuggito al noto costituzionalista è dato dal fatto che i “vaccini” sono stati autorizzati dall’EMA per la malattia Covid-19 e non per l’infezione Sars Cov 2, come spiega qui l’avvocato Renate Holzeisen. Quindi la vaccinazione obbligatoria oltre che essere inutile, è per giunta illegale, visto che viene spacciata per protettiva nei confronti dell’infezione (la malattia non c’è scritto da nessuna parte che me la debba prendere).

 

La realtà plasmata

Si sta creando lentamente un clima di assuefazione (proprio come quella di cui ho parlato all’inizio dell’articolo durante la Germania nazista) fra la gente ad una narrativa falsa, ma avallata da tutti costoro dalla mattina alla sera. E come fanno per arrivarci? Con un meccanismo tanto semplice quanto diabolico: la cosiddetta “finestra di Overton”. Quest’ultima è una vera e propria tecnica di ingegneria sociale, esposta da Joseph P. Overton, sociologo ed attivista statunitense morto all’età di 43 anni nel 2003 a seguito di un non ancora chiarito incidente di volo. In pratica si tratta di una tecnica di persuasione e di manipolazione delle masse, in particolare di come si possa trasformare un’idea da completamente inaccettabile per la società, a pacificamente accettata ed infine legalizzata (ne troverete un’ottima spiegazione nel video che carico in fondo all’articolo).

Il problema più grande è che si sta creando in questo modo una lenta e quasi inavvertita spaccatura nella società. C’è un settanta per cento di persone che aderisce o ha già aderito a questa narrativa dell’obbligo vaccinale e del cosiddetto “green pass”, il lasciapassare verde, mentre una minoranza del trenta per cento sarà sempre più emarginata e stigmatizzata.

Se non avverrà un risveglio delle coscienze a breve, temo e prevedo tempi molto bui per l’umanità intera.

 

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